L’assenza a Belgrado è un peccato capitale. Perché l’Italia è totalmente esclusa dal basket che conta.

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Un’autorevole voce internazionale, il giorno della finale tra Fenerbahce e Real Madrid, ci ha testualmente domandato: «Ma non c’è nessuno italiano a queste Final 4? Nessun dirigente, nessun allenatore, nessun protagonista di oggi o di ieri? Questo lascia il vostro movimento totalmente ai margini, così il basket italiano è morto». La certezza è assoluta, la pallacanestro italiana è ai margini.

Le Final 4 di Belgrado sono state l’evento dell’anno a livello di basket europeo, secondo solo a Playoffs e Finals NBA se si estende il ragionamento al globo intero: il fatto di essersi disputate nella culla del gioco, come sottolineato da diversi protagonisti, ha dato ulteriore legittimazione al massimo torneo continentale.

Il nuovo format piace soprattutto ai tifosi ed i numeri lo confermano, mentre l’organizzazione non lesina sforzi per migliorare una qualità organizzativa che è in continua evoluzione, nell’ottica di un miglioramento che prevede novità a livello di iniziative e di regole nei prossimo anni. Tra queste, le maggiori innovazioni si vedranno probabilmente dalla stagione 2019/20, come ci ha detto il commissioner Bertomeu, di cui riproponiamo l’intervista durante la finale del Next Generation Adidas, altra splendida appendice all’evento principale.

Ma torniamo a noi: l’Italia, in tutto questo, dove sta? Nemmeno alla finestra, è semplicemente assente. Ingiustificata ed ingiustificabile.

Dopo 4 gironi speciali, intensi ed indimenticabili, abbiamo provato a separare, in ordine sparso, le 10 ragioni per cui, così facendo, non vi sia alcun futuro di alto livello per il nostro movimento.

1 – Dirigenti assenti. Sia a livello di club partecipanti che di FIP o LBA, a Belgrado non si è visto nessuno. Dato per presente il solo Simone Pianigiani, che peraltro avremmo con piacere ascoltato a riguardo, se soltanto lo avessimo incrociato tra bordo campo, zona mista, sala stampa o varie lounge, è chiaramente incredibile che non vi sia stata alcuna presenza istituzionale da parte di Milano, come partecipante, FIP, come federazione di una squadra che fa parte di Eurolega, ed LBA, per la stessa ragione. Quali fondamentali impedimenti hanno causato tutto ciò? Non lo sappiamo, mentre abbiamo colto  assai chiaramente, a Belgrado,  l’ironia che ha circondato questa assenza totale.

2 – Livello organizzativo. Digitalizzazione dei contenuti e qualità del prodotto offerto sono le cose oggi fondamentali per un evento. Eurolega è anni luce avanti a qualunque cosa si gestisca, invece, nel nostro paese. La presenza ed il confronto avrebbe dato spunti interessanti di studio ed apprendimento. Ma è chiaro che chi pensa di essere superiore non ha i mezzi per comprendere la sua inferiorità. Sapranno lorsignori come lavora IMG con Eurolega?

3 – Scouting. Il Next Generation ha messo in luce talenti e prospetti notevoli. Almeno 5-6 nomi sono già sul taccuino di diversi scout NBA, presenti in grandissimo numero. Ma non c’è solo la NBA. Si può fare scouting anche per le coppe europee di profilo più basso, nonché per i campionati nazionali, di qualunque livello essi siano. Si possono incontrare di persona gli agenti più importanti, porre basi per discorsi futuri etc. Soprattutto per un torneo con scarsissime risorse economiche, come la LBA, dovrebbe essere imprescindibile scoprire e lavorare “prima degli altri”. Spendere soldi, anche importanti, per aver qualcuno che gira il mondo tutto l’anno siamo certi che non darebbe possibilità migliori anche alle nostre società con mezzi più limitati? Ed invece no, tutti a casa davanti al televisore, a fare scouting, forse, con soli video: che è un po’ come il sesso virtuale. Tanto poi quando ti serve un giocatore telefoni all’agente di turno, che sia chiaro, non sono il male assolutamente, perché fanno il loro lavoro (molti in modo egregio), ma lo diventano se gestiti dalle società in modo del tutto errato.

4 – Rapporti Federazioni-Eurolega. Che si tratti di situazioni complicate, in diversi casi, lo sappiamo. Per l’Italia, dove pare sia chiara la scelta di stare dalla parte della FIBA, essere presenti e poter verificare e discutere direttamente problemi e futuro, darebbe l’immagine di chi ha una posizione, ci crede e vuole farla valere. Dal divano di casa è dura farlo, e l’immagine che ne esce è sconcertante.

5 – Allargamento tornei nazionali. La qualità odierna della nostra serie A si attesta intorno al 5-6 posto continentale, la più bassa di sempre da almeno 50 anni. Cosa facciamo? Allarghiamo a 18. Domandina: dove troviamo altri 12 giocatori (visto il 6+6) italiani in grado di giocare (giocare, non fare numero!) a livello decente (decente, non diciamo buono!)? Bertomeu dice, tra il realista e l’ironico, che i tornei si allargano quando l’economia cresce, di pari passo con la qualità. Quindi in Italia le risorse finanziarie e la qualità tecnica sono in crescita? Dire che viene da ridere è poco. Anche perché allargando a dismisura senza una base solida è operazione che sulla carta pare favorire maggiori piazze, ma in realtà, sul lungo periodo, le punisce non dando loro possibilità di crescita e sviluppo reali.

6 – Giornalisti presenti. Se la discriminante è quella della tessera dell’ordine, peraltro assai vetusta per alcune ragioni che vedremo dopo al tema web e media, siamo al minimo storico: un paio, forse tre presenze. Un solo quotidiano nazionale presente? Senza tornare a Losanna o Gand, piuttosto che Bologna o Monaco, è cosa che mette una tristezza infinita. Ma d’altra parte, se il prodotto è organizzato e venduto in questo modo, perché degli editori dovrebbero investirvi? Eurosport sta dando un servizio immenso alla nostra pallacanestro, ma un appunto si può fare: perché non c’erano presenti i telecronisti?

7 – Media, web e blog. Eurolega si è, ancora una volta, dimostrata impeccabile nell’accogliere e nel mettere a disposizione di tutti postazioni, contenuti e protagonisti, senza alcuna distinzione. Lo stesso commissioner ci ha personalmente ringraziati per aver creato un blog, ora sito (unico caso del genere in Europa) interamente dedicato al torneo. In Italia si assiste ancora al patetico balletto in cui alcune società non accreditano siti e blog, come se fossero il male assoluto. Il male? E’ il male chi parla di basket proponendo a proprie spese e senza alcun ritorno economico un prodotto in certi casi assai qualitativo? Siti e blog sono oggi fondamentali. ve ne sono di serissimi e capacissimi, come ve ne sono del tutto inappropriati, come in ogni settore della vita e del lavoro: se una società non sa distinguere quali privilegiare in base alla qualità del lavoro, è bene che non si trinceri dietro ad un divieto anacronistico e senza senso. Domanda molto semplice: se oggi voglio avere notizie ed opinioni riguardo il basket italiano o continentale che sia, leggo i quotidiani nazionali oppure vado sul web, tra siti e blog stessi? La risposta ce l’ha ognuno di noi. D’altra parte in un sistema in cui è il Presidente federale a sostenere che “i siti non fanno opinione”, si capisce tutto molto facilmente. Quindi “pollice su” a tutti quei ragazzi che sono stati a Belgrado sostenendo viaggi impervi, spese notevoli e ritmi di lavoro massacranti: la vostra passione è il motore del basket italiano. Cui, per interessi di quartiere, il sistema rifiuta di dare un telaio. E “pollice su” per Eurolega, che questo lo ha capito.

8 – Eurolega ad inviti e merito sportivo. E’ una realtà, lo dicono i fatti. E’ il meglio? Forse no. Piace a tutti? Forse nemmeno. Si può discuterne? Certo, e magari la presenza in loco di chi poi a parole la contesta, avrebbe dato un senso ed un futuro differente. Alla domanda precisa su un’eventuale seconda squadra italiana in Eurolega, dagli ambienti dell’organizzazione, è arrivata una risposta significativa, senza parole. Ma con braccia assai larghe… Sono situazioni che si possono discutere, senza alcun problema e portando avanti le proprie idee: standosene chiusi a rimirare il proprio orticello continueranno solo a crescere piante che soddisferanno solo l’occhio dei miopi proprietari.

9 – Impianti. La Beogradska Arena, prima nota come Kombank ed oggi Stark Arena, è luogo storico del gioco, in cui si respira la storia, così come, forse ancor di più lo si fa nella cornice della Hala Aleskandar Nikolic, teatro della Next Gen (ndr passare in quel tunnel degli spogliatoi ci ha dato un brivido di passione infinito). Nessuno chiede impianti da 18000 posti (qui si arrivò anche oltre i 24000 in occasione di una gara della Stella Rossa ed in una del Partizan), perché il nostro movimento non giustifica quei numeri, ma la dignità degli impianti non può mancare. In Italia abbiamo posti che trasudano altrettanto storia, su tutti il “Madison” di piazza Azzarita, piuttosto che Varese o il Palaverde. Ce ne vogliono di nuovi, certamente, ma si può anche lavorare per rendere più decenti alcune situazioni imbarazzanti. E’ abbastanza risibile chiedere una capienza minima per i Playoff, per poi regolarmente derogare, quando non si sono dati tempi corretti per adeguarsi alle regole. O si parte con progetti che coinvolgano le squadre e le amministrazioni comunali, su base quinquennale, oppure tra pochi anni saremo qui a chiederci perché anche la Francia ed altri paesi giovani campionati migliori.

10 – Leggende. Perché alle Final 4 dobbiamo vedere i vari Ivkovic, Danilovic, Papaloukas e tanti altri, senza che vi siano al loro fianco Dino Meneghin, Valerio Bianchini o Sandro Gamba? Abbiamo personaggi che hanno scritto la storia del gioco europeo e di questa competizione ben prima dei vari Spanoulis e Doncic di oggi: perché questo vuoto che relega il nostro movimento ai confini? 

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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