Il capolavoro è di Pablo Laso: il Real Madrid vince meritatamente l’Eurolega. Onore ad un grandissimo Nick Melli.

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Era martedì ed il telefono vibrava costantemente da qualche minuto. Julio Navarro, responsabile della comunicazione madrilena, mi stava inviando tutti gli audio della conferenza stampa prima della partenza per Belgrado. Rudy, Felipe, Sergi, Ayon e coach Laso. Più di un’ora di parole con un filo conduttore ben preciso: abbiamo sofferto, ci è accaduto di tutto, ma ora siamo più forti. Sappiamo cosa fare, come farlo e quando farlo. Mai avuto più alcun dubbio da allora. Questa era la squadra più pronta. Che non vuol dire vincere di certo, ma semplicemente avere tutte le armi perfettamente affilate.

Perché il Real è campione d’Europa? I 5 punti abituali di #eurodevotion non possono  darne completa misura, ma tutti gli indizi maggiori potrebbero esserci…

  • La difesa Fenerbahce ha iniziato come contro lo Zalgiris: impressionante. Lunghi che stavano coi piccoli, piccoli che non andavano sotto nei mismatch, linee di passaggio oscurate. Ogni possesso Real era un incubo, ogni canestro un miracolo. Poi qualcosa è saltato nel perfetto meccanismo turco. L’ho chiesto ad Obradovic e la risposta è stata un laconico «This is a nice question». Più nel dettaglio, i primi passi madrileni sono stati più incisivi, e gli esterni di coach Zele sono andati in sofferenza. Si sono aperte molto soluzioni per i lunghi di Laso.
  • Rudy Fernandez e Felipe Reyes. Quando si dice Campioni, veri. Il primo è perfetto nel togliere dalla partita Gigi Datome ed anche Nikola Kalinic. Il secondo riesce a catturare un paio di rimbalzi offensivi di importanza capitale. Qualche trucchetto nel loro gioco c’è sempre: a scanso di equivoci, trucchetti da stimare. Per chi è cresciuto con D’Antoni e Meneghin, sono cose viste e riviste. Amate ed osannate. Quelle che fanno i vincenti. Che non fa, e non deve fare necessariamente, rima con simpatici.
  • Fabien Causeur è il vero MVP di questa gara, in coabitazione con Trey Thompkins. Che il premio vada a Doncic è una simpatica trovata commerciale, cui hanno aderito con entusiasmo in tanti. La guardia e l’ala grande dominano la gara senza sbagliare nulla, tranne una cosetta… Quando Fabien manca due liberi, Trey raccoglie un rimbalzo e corregge il tutto.
  • Pablo Laso merita questo successo più di qualunque altro protagonista madrileno. Quel modo di sorridere con la giusta ironia in sala stampa, quel modo di gestire le cose con la massima tranquillità che deriva da una totale consapevolezza, quella forza da trasmettere ai suoi senza troppa enfasi ma con parecchia convinzione. Disponibile con tutti, forte del suo lavoro: straordinario. Pablo Laso non era questo coach quando giunse a Madrid: oggi è nell’Olimpo dei più grandi e non finisce certo qui. Una pallacanestro completa, giocata sui 28 metri senza sosta, migliorata negli anni proprio nella sua totalità. Meno protagonista di altri coi “media”, sicuramente in grado di impartire lezioni a tutti sul pino. E’ bello che sul tetto d’Europa ci sia un personaggio simile. Uno di noi, molto più grande di noi.
  • Sconfitta ed Obradovic nelle stessa frase sono un concetto difficile da esprimere. La gara di oggi ha semplicemente detto che Laso ed i suoi sono stati migliori. Che non vuol dire fallimento, non significa alcuna tragedia, non autorizza nessuno ad etichettare il Fenerbahce in modo negativo. stagione sinora di altissimo livello, ma due appuntamenti mancati: Coppa di Turchia e F4. E’ tanto per chi ha obiettivi altissimi, è accettabilissimo per chi deve combattere contro avversari di altrettanto alto livello. Il Fener resta una squadra straordinaria di cui parleremo a lungo in queste occasioni, ma oggi, dopo la caduta di intensità della propria difesa sul perimetro, non ha saputo trovare contromisure adatte a fermare una squadra in missione. Colpevoli? Veselj? Il coach? Non diciamo stupidaggini, è grande basket, ci sono grandi avversari ed anche i grandi campioni possono perdere. Zele, in sala stampa, ha minacciato: «Ho ancora due anni di contratto…». Ricordate cosa disse dopo Berlino? La palla a due della prossima Eurolega l’ha già alzata stasera.

Extra possession : Nick Melli. Semplicemente favoloso. Partita mitica, solo funestata dalla sconfitta. Ma ufficialmente, da oggi, Nick è tra i più grandi, dopo un percorso serio, tortuoso e meritatissimo. «Ho dovuto provarlo da 5, ma non è facile». E’ sempre Zele a chiarirci tutto. Nick non è un 5 e chi lo ha fatto giocare in quel ruolo troppo a lungo in passato, club o nazionale che fosse, non ha capito nulla di un giocatore che oggi è totale e cui servivano solo spazio fiducia. Per essere il miglior 4 d’Europa.

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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