Difesa e Mc Lean: l’Olympiacos pareggia una serie fantastica.

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Successo dei “reds” e serie che si trasferisce alla Zalgirio Arena per gli episodi #3 e #4: farà caldo in Lituania, così come caldissima è stata la serata di ieri al Pireo.

Giocare spalle al muro, in quello che non poteva scientificamente definirsi “elimination game” ma ne aveva le perfette sembianze, non è mai stato un problema per gente della durezza mentale di Spanoulis, Printezis e Mantzaris, soprattutto quando il sistema che si applica in campo parte, ormai da anni, dalla difesa, parte fondamentale ed irrinunciabile quando si sale a livello Playoff.

Kaunas è probabilmente dove voleva essere, ovvero con una chance di giocarsi in casa sia l’accesso alle F4 che la possibilità di tornare ad Atene per #5. Impensabile ad ottobre, solo vagamente immaginabile a fine dicembre, idea che prendeva corpo a fine febbraio, realtà ora.

  • Nel panorama degli arcinoti campioni greci, l’MVP assoluto è Jamel Mc Lean. L’atletico ed esplosivo lungo di New York, formatosi con i Musketeers di Xavier, a due giorni dal trentesimo compleanno festeggiato con un’inattesa sconfitta, si carica sulle spalle la squadra con una partita sontuosa in cui emergono tutte le sue migliori caratteristiche. Curioso che tanti a Milano stiano ancora discutendo se si tratti di un 4 senza perimetralità o di un 5 sotto-dimensionato. Sfairopoulos lo cavalca al ferro, come faceva Repesa in Olimpia, e lui risponde presente, in una serata in cui manca Milutinov. Piccolo limite? Giocando questo tipo di gara non può prendere solo 4 rimbalzi.
  • Tatticamente, come ogni coach che si rispetti, lo stesso Sfairopoulos  non cambia idea su come si possa battere lo Zalgiris, ma si limita a quegli aggiustamenti che sono il sale dei Playoff. Si prosegue nella direzione di asfissiare i lituani sul perimetro, non concedendo né penetrazioni né linee di passaggio, rallentando di quel mezzo secondo le ricezioni dall’arco, cosa che estromette sostanzialmente le triple dalla gara. Milaknis, Pangos e Micic sono gli unici che tirano: 5/11 è ottima percentuale, ma su un numero insufficiente per fare male alla difesa Oly. Cos’ha cambiato Sfairopoulos, quindi? Nulla. Ha solo sfruttato la capacità di Mc Lean di stare coi piccoli sui blocchi e di aiutare e recuperare con dinamismo. Milutinov, in #1, aveva sofferto tremendamente tutto ciò, lasciando campo aperto per tante, troppe conclusioni di Brandon Davies.
  • Il fattore rimbalzi. 8 gare di Playoff sinora, 6 successi di chi ha prevalso sotto le plance. Una volta il conto è stato pareggiato (Oly vs Zal #1) e solo nel caso del successo in #2 dello CSKA sul Khimki, gli sconfitti hanno raccolto 35 carambole contro le 33 dei vincenti. Questa gara del Piero non fa eccezione ed i 13 rimbalzi offensivi Oly fanno tutta la differenza del mondo, come per il Real il giorno precedente contro il Pana. Non ha dimenticato di sottolinearlo coach Jasikevicius.
  • Lo Zalgiris non esce per nulla ridimensionato da questa gara, anzi. Ha saputo rientrare macinando il proprio gioco dal meno 13 ancora una volta e, di fatto ha perso la partita ad inizio ultimo quarto, quando per ben 5’04” non ha messo punti a referto. 1 libero di Davies, seguito da due di Micic a 3’06” dal termine, prima di segnare il primo canestro dal campo con lo stesso Davies a 2’33” sono troppo poco per vincere al Pireo. Conseguenza della difesa dell’Olympiacos che ha fatto vittime ben più illustri nella storia, anche in episodi molto più importanti. E’ chiaro che anche a Kaunas, il tema dei punti segnati avrà un ruolo chiave: sotto gli 80 favori ai “reds”, sopra è tema più lituano. Semplice? Numericamente sì, ma è come si arriva  tutto ciò che fa la differenza. Ovvero i modi ed i tempi visti in gara 1 e gara 2.
  • Arbitri. Male, malissimo. Abbiamo iniziato proprio male e questa sfida non ha fatto eccezione. Siamo ai Playoff, sappiamo bene come si giochi sul filo di un solo possesso e come una decisione palesemente errata possa cambiare le cose nel modo che non vorremmo vedere. Tralasciando sviolinate del tipo “anche gli arbitri sono uomini e possono sbagliare…”, vi sono cose che, se sei a questo livello, non puoi e non devi sbagliare. Il fallo su Axel Toupane non chiamato, con l’aggravante del  conseguente tecnico affibiato al francese è una nefandezza che si accoppia con almeno altre tre decisioni molto più che dubbie. E che vanno insieme ad una serie di fischi visti in queste prime due gare di Playoff che, francamente, danno una pessima immagine del livello tecnico dei fischietti. Cosa che non accadde lo scorso anno e che invece si è vista troppo spesso, anche da mostri sacri alla Hierrezuelo, Javor e Pukl. Serve metro più chiaro e deciso, serve molta più coerenza col gioco, altrimenti si rischia di cadere nel tunnel delle proteste ed allora entrerebbero in gioco, pesantemente, le esternazioni Instagram di Giannakopoulos. L’ultima cosa che vorremmo vedere.

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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