Alessandro Mamoli: «Bella l’Eurolega, ma la NBA resta di un altro pianeta. Doncic è il più pronto al Draft».

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Appassionato e conoscitore del gioco come ce ne sono pochi, professionista esemplare, Alessandro Mamoli di Sky Sport per chi scrive è soprattutto un amico, col quale ho anche avuto il piacere di seguire tante gare di Eurolega quest’anno , nonché il primo numero di telefono da comporre per un parere su qualcosa che riguardi il basket americano.

Che sia un partita di Prima Divisione, dove ancora si cimenta, o la Finale NBA, una gara di LNP o gli Europei, in fondo ad Ale basta sentire il rumore del pallone che rimbalza sul legno duro. Passione pura.

Ed allora una chiacchierata su temi di Eurolega, NBA, NCAA e pallacanestro in genere è conseguenza naturale di tutto ciò.

Ale, partiamo col col botto. Tanti, troppi, definiscono l’NBA un circo fino ai Playoff, mentre in Eurolega si giocano 30 gare di satino regolare col coltello tra i denti. Io non  credo che 82 gare possano essere una passeggiata di salute. Come la pensi?

«Paragonerei certe gare NBA di Regular Season ad alcune delle leghe nazionali che diverse squadre affrontano. Le 30 sfide di Eurolega sono, a livello di intensità, come quelle partite NBA che le squadre segnano col circoletto rosso. Poi ovviamente ci sono i back-to-back, i viaggi etc che possono giustificare sforzi inferiori, ma parlare di circo mi pare fuori luogo».

Tema infortuni. Si dice che si gioca troppo. Una finalista di conference può arrivare a 94-103 gare, una che fa le F4 di Eurolega, magari semifinalista in patria, con la Coppa nazionale può arrivare a sua volta a 70-80 gare. Ce ne sono stati tanti, sia di qua che di là, ma è solo il numero di partite elevato oppure c’è altro, tipo l’atletismo esagerato ed il poco tempo per allenarsi?

«Chiariamo il tema del poco tempo per allenarsi in NBA. Se arrivi al training camp con dieci kg di troppo o fuori forma per svariate ragioni, sei tu il responsabile. Sei un professionista profumatamente pagato, devi lavorare in estate per farti trovare pronto. Il tuo software ed il tuo hardware devono essere perfettamente settati. Gli infortuni vanno pesati e non solo contati. Vedi Curry, cui sono andati addosso, piuttosto che Cousins, differente. Certo che 82 gare sono tante, ma sono così da sempre. Ovvio che giocando alla velocità di Westbrook, si faccia uno sforzo ben diverso dai pari ruolo di anni fa. Questo può incidere».

Tecnicamente, in tanti indicano nei troppi isolamenti in NBA e nell’abuso di p&r in Europa la ragione di un certo scadimento tecnico del gioco: ti ci ritrovi? Pensa che per me si gioca meglio di pochi anni fa…

«Chi dice che si gioca male deve portare dati e filmati a sostegno della propria tesi. Abusi? Mah… HOU-GS-CLE abusano di triple? Ne tirano tante, vero, ma ad esempio esiste una statistica che dice che le triple dei Rockets sono quest’anno migliori perché prese con più spazio. E poi guardiamo i record di queste squadre. Sul “p&r” forse si può pensare che talvolta se ne abusi a causa di una certa mancanza di creatività, ma nella migliore concezione è qualcosa che si fa per giocare: si parte da lì, non si fa solo quello, quando è fatto bene. In Europa se ne fa di più perché ci sono interpreti atleticamente meno dotati».

Hai seguito tanta Eurolega quest’anno e mi è rimasta impressa la tua reazione alla prestazione di Shved a Milano. Quel tuo «ma ti rendi conto di che fortuna hai a poter vedere dal vivo fenomeni del genere?» mi ha detto di tanta passione, e non ce n’era dubbio, ma anche di tanta ammirazione verso questo livello di gioco. E’ così bella l’Eurolega?

« 10-15 giocatori sono favolosi. Ma bisogna sempre contare che se sono qui è perché non volevano fare il settimo o l’ottavo in NBA, oppure semplicemente perché stanno per fare il salto. Certo, poi vedi quello Shved…»

C’è una squadra che per organizzazione tecnica ti ha impressionato in particolare?

«Lo Zalgiris sicuramente, perché  rispecchia in pieno l’identità data dal proprio coach. Come rapporto talento-efficacia sono i migliori. Ovvio che il Fenerbahce impressioni sempre ai massimi livelli».

A livello individuale, oltre lo Shved di cui si è detto, si sono viste cose eccezionali dai vari Rodriguez, De Colo, Shengelia, Printezis e… Doncic. Prima di parare dello sloveno, cosa pensi soprattutto di uno come il  “Chacho”, ancora migliorato dopo le esperienze NBA?

«Il “Chacho” la spiega ovunque, chiaramente con impatto diverso, ma è straordinario. La differenza tra qua e là è il tempo di esecuzione e quelli più forti sono quelli che si avvicinano di più a quel tempo richiesto in NBA. Ricordo chi diceva, in tema di discussione sul livello di gioco, che Teodosic avrebbe dominato in NBA: ecco, Milos passa e gioca da Dio, ma dominare no. Quello resta un altro pianeta».

Quindi Doncic: tra la #1 e la #5 lo danno un po’ ovunque. Tu dove lo vedi e perché?

«Per me è il più pronto e credono debba essere preso per farne una seconda o terza soluzione. Vale la pena provare a farne un giocatore franchigia. Cosa he magari non riesce, ma bisogna provare renderlo giocatore dominante».

Faccio l’avvocato del diavolo. Non vi è tanto lavoro fisico da fare per stare dietro alle guardie NBA e non c’è il rischio che i miglioramenti, su un giocatore già di questo livello, possano essere limitati?

«Da sempre è anni luce avanti ai coetanei. Da sempre migliora giocando, impara dagli errori. Non vedo limiti, se non quel lavoro fisico di cui parli, che gli lascerei il giusto tempo di fare. Ha 19 anni ed un bianco caucasico così non si vedeva da mai: sembra ne abbia 25, facciamolo lavorare».

Non gli farebbe bene almeno un’altra stagione in Eurolega, magari vincente  da vero numero 1?

«No, deve andare. Ora».

Obradovic ha sempre detto che non gli interessa un’esperienza americana. Per continuità ed adattamento a diverse epoche del gioco lo paragonerei ad un Popovic. Vedi punti di contatto tra i due sulla base di  una pallacanestro che già di suo ne ha tanti, tecnicamente parlando?

«Assolutamente sì. Grandi anche per la loro testardaggine, che quando li fa perdere, poche volte, li fa perdere davvero. Ricordo un Popovic con Memphis e Phoenix, piuttosto che un Obradovic burrascoso con la Serbia».

Chi ti ha impressionato, Giannis a parte, degli europei in NBA e perché?

«La seconda parte di stagione di Rubio. Jokic? Bello, è la pallacanestro. ma avrà dentro il fuoco sacro?»

Credi che il nuovo format di Eurolega possa preparare meglio i talenti europei al grande salto?

«Sì, ma a patto che quelli che devono fare il salto vengano fatti giocare, correndo anche dei rischi, se si tratta di prospetti».

Non posso non chiederti di Milano, ne abbiamo parlato spesso. Cosa è mancato alla squadra di Pianigiani per essere almeno vagamente competitiva in EL?

«Non solo in Europa, Milano non ha identità tecnica, non è la squadra del suo allenatore. E’ l’esatto contrario dello Zalgiris di cui dicevo prima. E mi stupisce perché Pianigiani di identità ne aveva data in esperienze precedenti».

A proposito di Milano, io credo che Gudaitis, più prima che poi, ai Cavs o a chi verranno girati i diritti ci andrà. Sei d’accordo, anche se manca decisamente tiro?

«Quel tiro manca tanto, forse troppo. Deve prendere uno specialista e lavorarci d’estate. Vediamo che margini ha e poi ne riparliamo».

Vuoi che non ti faccia fare una figuraccia, dai almeno una… Allora dimmi chi vince l’Eurolega e perché…

«Non si esce da Fenerbahce e CSKA, ma quest’anno credo prevalgano i russi».

Ti chiedo lo stesso per la NBA. Sai che tanti della mia età sognano un PO Boston-Phila ed una chance in finale per i 76ers creerebbe un movimento “nostalgico” straordinario. Quindi, Lebron lascia strada o come al solito nei PO ad Est comanda lui?

«Se stanno bene, ma devono star bene bene, vincono i Warriors. ma ciclicamente in NBA salta il banco e potrebbe essere questo l’anno. Houston e Raptors potrebbero farlo. Forse ad Est anche Phila, poi magari  Lebron decide che ci va lui e sappiamo come può finire».

A proposito, dove va l’anno prossimo?

«Per me una tra Lakers, Sixers e Rockets. Certo è che i Cavs potrebbero farne l’atleta più pagato di sempre… Non cedo comunque che firmi per più di due anni, ovunque vada».

Giochino finale. Mi sono innamorato di Villanova, di Jay Wright e  di Mailk Newman di KU. Risposte secche. Jay Wright-Phila: fattibile per tipo di gioco già NBA? Malik vale una carriera da big? Brunson può dominare in EL? Spellman e Paschall fortissimi di qua o forti di là?

«Jay Wright-Phila si potrebbe fare, Malik dominante no. Brunson lo vedo proprio da Eurolega più che da NBA. Uno tra Spellman e Paschall può stare di là a buoni livelli, ma non so dirti oggi quale dei due».

Moritz Wagner, è solo tedesco o ha altri punti di contatto con Nowitzki? Certo che per essere Nowitzki bisogna esserlo prima nella testa e nell’etica…

«Temo non abbia la testa di Nowitzki. Da NBA? Ni. Se avesse quella testa ok, altrimenti potrebbe diventare uno dei tanti lunghi bianchi che escono dalla panca e giocano 10 minuti».

 

“Well done”, Ale. E’ come nelle tante ore passate in palestra, tra Leone XIII ed Olimpia: un amore sconfinato per il gioco.

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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