Olympiacos e Zalgiris: l’antipasto è servito

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L’ultima giornata di stagione regolare ci ha regalato la sfida del Pireo, gara tra due dei migliori sistemi di tutto il torneo nonché. classifica alla mano, l’anticipo di una serie Playoff che si annuncia tecnicamente ed agonisticamente tutta da godere.

Vi erano poche possibilità, in virtù dei risultati del giovedì e del prevedibile successo di Madrid con Bamberg, che questo non fosse un quarto di finale già scritto, tuttavia vi era grande curiosità per capire come le squadre avrebbero affrontato una gara che tra dieci giorni varrà tutto.

  • L’inizio gara e tutto lo svolgersi del primo tempo ha ricordato per lunghi tratti un’amichevole estiva in cui nessuno voleva scoprirsi più di tanto. In fondo per i lituani cambiava poco, se non la remota possibilità, da sesti di trovare il Pana invece che l’Oly, mentre i “reds” potevano solo mettere al sicuro quel terzo posto che, di fatto, lo era già. Ritmi blandi, difesa Kaunas inesistente, qualche bel canestro figlio della libertà assoluta concessa ai padroni di casa. Il 43-31 sembrava preludio ad un tranquillo allenamento quasi disinteressato. Poi…
  • Poi arrivano le parole di Jasikevicius nell’intervallo: «Non abbiamo giocato, abbiamo un tempo per dimostrare di avere un po’ di orgoglio. E’ colpa mia, essendo il coach, se non siamo stati pronti». Sta bluffando? Parole scontate di chi in realtà deve solo evitare problemi ed infortuni? Il dubbio ti assale. ma svanisce in un amen quando capisci che certa gente non è leggenda per caso, ma perché non vorrebbe perder nemmeno a briscola con la nonna. Arriva la difesa, arriva lo Zalgiris, le facce in panchina sono quelle di chi vuole giocarsela, il linguaggio del corpo del coach è quello di sempre. Il messaggio al Pireo è chiaro, sebbene in una serata in cui tra gli avversari mancano McLean, Agravanis, Tille e Printezis.
  • Beno Udrih, e chi se lo aspettava? Suvvia, in tanti lo avevamo già bollato come finito e non in grado di incidere a questo livello: lo sloveno inserisce le marce alte e guida i suoi nelle situazioni in cui Pangos ha problemi di falli. Se è vero che manca un paio di jumper e due liberi che avrebbero potuto dare ai suoi il successo senza bisogno di un OT, è certo che incide in modo deciso coi suoi 8 assist ed una leadership che a 36 anni è naturale conseguenza di una carriera importante. Jasikeviicus ci aveva avvisato, non stava bene prima, sta tornando. Ecco la variante impazzita che può coprire forse l’unica falla dei biancoverdi, ovvero i momenti di assenza di Pangos dal campo. Senza escluderne un utilizzo anche in coppia col mezzo connazionale: in Eurolega il doppio play è tendenza conclamata, nonché spesso vincente. La crescita esponenziale di Brandon Davies è altra situazione da tenere bene in conto nelle prossime settimane.
  • La nota tecnica che emerge fortissimamente nel secondo tempo riguarda le rotazioni difensive dello Zalgiris, cosa che durante la stagione non è quasi mai stata eccelsa. Anzi, forse era uno dei pochi punti deboli della sorprendente squadra lituana. Sia con Spanoulis palla in mano, che con il “Dio greco” in posizione di “2”, tutto i movimenti di Jankunas e soci sono stati perfetti nel concedere spazio dall’arco a chi ha tentennato, pronti invece a togliere spazio e scelte a chi aveva più frecce al suo arco. Chiaramente la presenza di un Printezis può cambiare di tanto le carte in tavola, ma è evidente che tale miglioramento dei lituani li accredita della possibilità di competere nella erie in arrivo senza alcun dubbio.
  • 2-0. Vuol dire tutto e non vuol dire niente. Franco Casalini, sul muro dello spogliatoio di Gand, prima della finale del 1988, scrisse “Dimentichiamo di averli battuti, ma non COME li abbiamo battuti”, riferendosi alle partite di stagione regolare con il Maccabi, poi sconfitto in finale. Ecco, questo è il lavoro di coach Jasikevicius dopo le due vittorie di stagione regolare con Sfairopoulos. Il quale ha un roster di un’esperienza, di una profondità e di una credibilità tale che non può che essere favorito. Ma proprio per queste ragioni sa bene che gli avversari  giocano a pallacanestro molto bene e che sopra gli 80 punti si potrebbe entrare in un territorio ben più lituano che greco. E che 18 successi, per un team che nessuno accreditava di alcuna possibilità di superare le 10 W, nonché molti ritenevano il più debole della competizione, non possono essere un caso. Sono un capolavoro.

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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