Il Khimki si butta via e si condanna all’Everest chiamato CSKA

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Una sfida di fine stagione tra due squadre che sembravano non avere più nulla da chiedere a questa EuroLega: basterebbe questo per spiegare l’andamento di Barcellona-Khimki. Eppure, i russi disputeranno i playoff che scattano il 17 aprile e la prestazione offerta in terra catalana fa scattare un grosso campanello d’allarme a una squadra che sembra essersi improvvisamente spenta, quasi impaurita dal doversi confrontare al massimo livello contro squadre che hanno scritto la storia della competizione. Non a caso, mai il Khimki era entrato tra le migliori otto squadre d’Europa: il derby russo contro il CSKA sembra essere una montagna troppo impervia da scalare, per una squadra che sembra avere smarrito la retta via nelle ultime settimane. Ecco la nostra consueta analisi della gara in cinque punti (più uno speciale):

  • “For us, it’s not an exhibition game”: queste le parole di un Bartzokas deluso all’intervallo. L’approccio alla gara della squadra russa è quello di una squadra in gita, senza nessuna intensità nelle due metà campo e con una pigrizia nelle rotazioni difensive accentuata dalla grande precisione degli esterni del Barcellona nel tiro da tre punti. Il 31-18 con cui i catalani chiudono i primi dieci minuti indirizzano la gara in maniera decisiva, perché il Khimki non riesce quasi mai ad alzare l’intensità del proprio gioco e non arriva mai sotto i due possessi di scarto, venendo puntualmente ricacciato indietro dai canestri da tre punti degli avversari. Una gara mal giocata, che fa scattare un profondo segnale di negatività in vista del momento più importante della stagione;
  • Questa partita è lo specchio della stagione del Barcellona, capace di mettere sotto avversari blasonati – Olympiacos due volte e con scarti pesanti, CSKA – ma anche di perdere contro qualsiasi avversario, dopo avere condotto le gare per larghi tratti. Anche contro il Khimki, dopo avere toccato il +20 (45-25) nel secondo quarto, gli uomini di Pesic si spengono, consentendo agli avversari di tornare a -6 a ridosso dell’intervallo. Nel secondo tempo, Heurtel e compagni comandano e controllano la gara per larghi tratti, ottenendo un successo che, se possibile, aumenta i rimpianti per una stagione, l’ennesima, che poteva essere buona e invece è molto insufficiente;
  • Shved e Markovic, non pervenuti: o meglio, il fuoriclasse russo aggiusta le proprie statistiche solo nel finale, con sette punti quasi consecutivi che gli permettono di chiudere a quota 15 (minimo stagionale) conditi da 8 assist. Il serbo, suo alter ego, gioca forse la peggiore partita della stagione, non entrando mai in ritmo e perdendo una serie di palloni molto banali che mandano Bartzokas su tutte le furie. In una squadra a trazione posteriore, con le assenze pesanti di Anderson e Honeycutt a pesare sul groppone, una prova così negativa dei due leader condiziona il resto dei giocatori, che solo a sprazzi riescono a esprimersi su livelli buoni, all’interno di una prestazione di squadra vicina al mediocre;
  • Il quintetto d’assalto di Bartzokas: il coach greco, vedendo la sua squadra sprofondare nel secondo quarto, decide di rinunciare a Shved per provare a inserire giocatori affamati e in grado di segnare con continuità in poco tempo. Vialtsev-Zaytsev-Jenkins-Gill-Thomas sono gli uomini scelti da Bartzokas nel finale di secondo quarto e proprio l’ex giocatore dell’Olimpia Milano, con una sequenza fantastica di tiri da tre punti, dà il via al parziale di 13-0 che riporta i russi dal -20 al -7, prima di andare all’intervallo a -9. In una gara dove i contenuti tecnici non sono fioccati, questo esperimento del coach del Khimki è stato degno di nota;
  • Il tiro da tre punti: entrambe le squadre tirano più da tre punti che da due (31 vs 29 il Khimki, addirittura 38 vs 27 il Barcellona) con esiti diversi. E’ vero che le percentuali totali finali delle due squadre in questo fondamentale non sono distantissime (17/38 i catalani, 12/31 i russi) ma quello che conta è il momento della partita in cui questi canestri arrivano: il Barcellona infatti sfrutta le grandi percentuali al tiro da fuori per scavare il solco nel primo quarto, il Khimki trova tanti canestri a partita quasi finita o in una situazione di punteggio deficitaria;
  • Standing ovation per Juan Carlos Navarro: non solo, e non tanto, per la gara giocata contro i russi, quanto per la sua carriera in EuroLega. Non è ancora sicuro, ma quella contro il Khimki potrebbe essere stata l’ultima gara della carriera del fuoriclasse spagnolo in EuroLega. E nel caso lo sia, Navarro ha voluto lasciare il segno a suo modo, griffando 17 punti con 5 triple: il miglior realizzatore all-time della competizione, il giocatore che ha fatto grande il Barcellona recente ha voluto, per l’ennesima volta dimostrare la sua grandezza. E, se questa fosse stata la sua ultima recita in EuroLega, lo ringraziamo per quanto ha dato alla pallacanestro, segnando gli anni Duemila a modo suo. Da campionissimo.
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