Il CSKA è un’orchestra perfetta: dirige Itoudis, suona De Colo. Ma un grande Olympiacos non è da meno.

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Gioia, ammirazione, stupore, anche se di questo, con  questa gente, non se ne dovrebbe provare più. La gara di Mosca è tutto questo, è semplicemente qualcosa che chi ama questo giochino vorrebbe guardare, riguardare e poi rifarlo ancora. Dopo CSKA-Fenerbahce della scorsa settimana, un’altra perla nella collezione della creatura di Jordi Bertomeu.

E’ il duello del decennio, quasi sempre, quando conta di più, faccenda riservata a  quelli del Pireo. Che Spanoulis ed Itoudis siano stati sinora una sorta di nemesi per i russi è verità assoluta, anche se, interrogati, vi diranno che si tratta di un grande avversario come un altro. Andrey Vatutin, plenipotenziario CSKA, inquadrato a metà terzo quarto, ha la faccia di uno che sa che la faccia del diavolo è quella biancorossa.

Vince il CSKA, perché alla fine è più forte, non di poco, e perché sta cavalcando un momento  inarrivabile, come la recente impresa tecnica di Istanbul , perfetta sui due lati del campo, ha dimostrato. Ed allora la nemesi può attendere: ci si rivede a Belgrado?

  • 23-26 è il punteggio del primo quarto e l’idea è che, sebbene quelli del Pireo sembrino in missione, si stia giocando in pieno territorio CSKA. Sfairopoulos nel pre-gara è molto chiaro: « Importante l’inizio». Ecco, quando hai un allenatore vero accade che poi i giocatori escano dagli spogliatoi eseguendo alla perfezione ciò che si è preparato. «Ritmo alto». “What, coach?” Vuoi giocare a ritmo alto contro il miglior attacco d’Europa ( e non solo…)? Ecco perché lui è seduto su quella panca e noi qua a scribacchiare del gioco. Chiaro però che sia un rischio alto, percorribile di certo, ma molto, molto pericoloso. L’11-0 in 2’56” ad inizio secondo quarto lo dimostra ampiamente. Ah no, è 13-0, prima che Hollis Thompson interrompa l’emorragia. Ma al 20′ è un 44-40 celestiale. L’Oly è sotto solo per qualche errore di troppo dalla lunetta.
  • Quello che impressiona maggiormente, da una parte come dall’altra, è la capacità di lettura di ognuno dei giocatori in campo. Pronti, concentrati, perfettamente guidati nelle pieghe delle debolezze avversarie. Tutti fanno quello che devono fare al meglio. Se c’è da rischiare lo fanno, se c’è da amministrare sono in linea con la richiesta della sfida. Nei soli primi 20 minuti, Milutinov sta con Rodriguez sul perimetro, Papapetrou è un clinic difensivo, De Colo è semplicemente disumano, Higgins, il fenomeno più sottovalutato d’Europa, ruba una palla a Spanoulis (sì, lui…) di tecnica e concentrazione feroce, non sbagliando mai nulla, Hines ed Hunter si muovono come computer,  e Printezis è solo ed unicamente… Printezis. Ci si può ancora eccitare per qualcosa di Spanoulis, dopo mille capolavori? Sì, basta dare un occhio a come porta i lunghi a cambiare sul pick and roll e, di conseguenza, sceglie i tempi e gli spazi per attaccare. Eterno.
  • Gli skip pass, una poesia. La squadra di Itoudis si muove in un modo tale, sul lato debole, da presentare linee di passaggio perfette. Certo che uno skip deve essere eseguito da chi lo sa fare, ci vogliono mani forti e veloci, ci vogliono quattro occhi. Se poi dall’altra parte dell’arcobaleno si trovano protagonisti in grado di metterla con costanza da tre e di battere i “close-out” in modo dinamico ed intelligente, scegliendo sempre il lato giusto, quello che può aprire ancor di più il campo, allora sembra tutto perfino facile. La qualità è quella che fa la differenza per De Colo, Rodriguez e soci. Ma attenzione, quella differenza sta proprio nel fatto che sia un risultato di squadra che esprime valori ben più alti della semplice somma individuale dei talenti singoli, già di per sé straordinari.
  • Nando De Colo è oggi l’MVP di questa Eurolega. In fondo nulla di strano, già lo fu nel 2016, si potrebbe dire. Ma ciò che rende la situazione di ancor maggiore importanza è che questa edizione, sebbene orfana di Llull, sinora, nonché degli NBA  Teodosic, Bogdanovic e Udoh,  ha registrato una serie di performances a nome Calathes, Printezis, “Chacho”, Shengelia, Sloukas, Veselj e lo stesso Pangos, tra quelli inattesi, di livello altissimo. Ecco, eccellere in assoluto tra questi fenomeni dà una misura ancor maggiore di quanto il nativo di Sainte-Catherine stia facendo. Il primo tempo del francese non è ripetibile da nessun altro protagonista. La pulizia di gioco, nella sua semplicità che si esprime attraverso arresti e tiro, piazzati dal perimetro, post bassi letti alla perfezione ed assist al bacio, è qualcosa che raramente ha avuto pari da questa parte dell’oceano. Dopo 23’13” totali, di cui solo 13’13” in campo, il tabellino dice 4/4 da due e 4/4 da tre. Un tiro lo sbaglierà, anche tra i più semplici, chiudendo con un irreale 9/10 da l campo. Serve altro?
  • Se la prima metà di gara concorre certamente come una delle migliori del decennio, il terzo quarto, se possibile, è ancora meglio. L’Oly controbatte alla perfezione e non molla un centimetro. La tripla di Strelnieks, derubricata a soli due punti dopo “official review”, dice 61-60 con meno di 120 secondi da giocare nel periodo. Il mini-break finale russo porta al +7 a 10′ dal termine. Il 6-0 di inizio ultimo periodo fa sì che quel break non sia più “mini” e chiude la gara. A questi ritmi ed a queste latitudini tecniche il CSKA non si batte, perché oggi è squadra che gioca alla perfezione su entrambi i lati del campo. L’Olympiacos non ha nulla da rimproverarsi, agli ordini di uno Spanoulis ottimo e di un Printezis paradisiaco. I rimbalzo d’attacco, nonché quelli totali, fanno la differenza.  Piccola  annotazione, non secondaria in ottica Playoff e Final 4: Sfairopoulos ieri sera ha perso la prima partita contro il trittico di avversari CSKA, Fenerbahce e Real. Siamo già sulla strada di Belgrado.

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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