Perché non dovevate perdere Maccabi-Khimki

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A Tel Aviv è andata in scena una delle gare più importanti del ventiseiesimo round della stagione regolare di Euroleague, quella tra Maccabi Tel Aviv e Khimki Mosca, rispettivamente all’ottavo e al settimo posto, con il Baskonia (nona posizione) che affrontava tra le mura amiche lo Zalgiris. L’aspettativa era di una vera e propria battaglia sanguinosa tra russi e israeliani per aggiungere una vittoria in classifica. Eppure la percezione dei 40′ disputati dalle due squadre è stata diversa dall’aspettativa e già il 91-94 finale lo evidenzia.

Nei consueti punti di analisi, raccontiamo il match tra le gialloblù:

  • Meritocrazia. Ha vinto giustamente il Khimki. Durante tutto il match i russi hanno gestito il ritmo della gara, costringendo gli avversari ad aumentare o “diminuire” l’intensità, a seconda di come i giocatori di Bartzokas chiedevano. Il 91-94 finale è giusto e rende merito a un Maccabi che non ha davvero mai mollato e le triple negli ultimi 15″ lo dimostrano abbondantemente.
  • Intensità. Impressionante il ritmo al quale è stata giocata questa partita: le squadre hanno corso dalla palla a due fino all’ultima sirena, sfidandosi sfacciatamente a chi avesse più resistenza. Il ritmo della gara è stato dettato dalla folle creatività di Shved (male al tiro da 3 punti con 1/9) e della velocità supersonica di Jackson, il migliore degli israeliani (25 punti, 7 assist). Per i puristi della pallacanestro, vedere la gestione dell’alto ritmo di gioco dalle due squadre non è stato sicuramente un match da indicare come modello (21 palle perse), però gli occhi dello spettatore non hanno mai provato noia, curiosi di capire quale follia si potesse vedere da un passaggio all’altro.
  • Freddezza. In gergo si dice “avere il sangue freddo”: difficile che sia così in un’arena come quella di Tel Aviv, soprattutto nei finali in volata, ma non impossibile; a maggior ragione se vieni da Mosca. Nel finale in volata, dopo 40′ di alto ritmo con tanto consumo di energia, ha vinto chi ha avuto la lucidità-o freddezza- di spostare il focus sulla difesa, alzando la pressione sulla palla e comunicando sui cambi. Non a caso, il canestro della vittoria è arrivato a 30″ dalla fine con una tripla di Gill, trovatosi solo in punta per un raddoppio sbagliato dalla squadra di Spahija. In questo caso la freddezza per la vittoria che è mancata al Maccabi proviene dalla difesa. Vista dall’altra prospettiva, i russi hanno avuto più cinismo nel momento caldo della gara. E questo ha fatto la differenza.
  • Distrazione. O forse è meglio esprimersi con “errori di frenesia”. La partita ci ha regalato molte belle giocate, figlie di una pallacanestro solida che i coach sulle due panchine dettano dall’inizio della stagione alle proprie squadre. D’altra parte durante la gara ci sono stati numerosi errori di lettura della situazione o, peggio, di pigrizia; il tutto giustificabile dal ritmo a cui è stata giocato il match. Comprendendo la fatica di entrambe le squadre nel momento della stagione, se entrambe dovessero qualificarsi ai playoff, capiranno sin dalla prima partita quanto sarà fondamentale non sbagliare.
  • Shved-Markovic. In una serata in cui il russo non ha brillato, anzi, ha forzato molto e tolto di fluidità al gioco di Bartzokas, è comunque risultato determinante per la vittoria, mettendo a segno 22punti. Ciò che sorprende davvero è stata la capacità dei giocatori in campo di “correggere” gli errori del leader con una cattiveria agonistica unica. Markovic ha una classe unica, vederlo giocare è terapeutico; se fosse anche leggermente più concreto, parleremmo di uno dei più forti della lega intera.

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Antonio Mariani

Laureando in Lettere presso La Sapienza di Roma e appassionato di Sport Business, viaggio ossessivamente per studiare le culture sportive nel mondo. Amante della narrazione, la studio, la ammiro e la pratico in ogni sua forma.
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