Dentro il caso Giannakopolulos e il derby Panathinaikos-Olympiacos, con il contributo di Alessio Teresi

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Dimitris Giannakopoulos è un personaggio particolare. Mesfistofelico nell’aspetto, velenoso negli atteggiamenti, martellante sul suo canale di sfogo principale, Instagram. Potrebbe essere definito un «figlio di», visto che il padre, Pavlos, nella sua presidenza alla guida dei «verdi» (1987-2012), ha conquistato 13 titoli greci (su 15) e 6 EuroLeague.

Eppure, Dimitris Giannakopoulos è diverso. Probabilmente, la sua peculiarità caratteriale, è tutta in un evento. Playoff di EuroLeague 2017. Il Pana affronta il Fenerbahce con il fattore campo a favore, ma verrà schiantato 3-0. Due volte all’Oaka, una a Istanbul. Ci può stare, visto che i gialloblù si prenderanno il titolo europeo. E poi, cavoli, è pur sempre il Fenerbahce

Ma per lui, Dimitris Giannakopoulos, è un’onta. Da lavare con il “sangue”. Sportivo. L’ordine è uno: rientrare in pullman. Mike James, Chris Singleton, Kenny Gabriel e Antonis Fotsis dicono di no, pagandosi il biglietto aereo. La situazione è critica: c’è un coach, Xavi Pascual, che viaggia in pullman come fosse in punizione, conscio che i “ribelli” verrano tagliati. Nella testa del coach spagnolo il pensiero è uno: così fosse, mi dimetto anche io.

Eppure, poche settimane dopo, il Panathinaikos ribalta il fattore campo con l’Olympiacos, e dopo aver annullato il primo match point si prende il titolo nazionale distruggendo al Pireo la squadra di Sfairopoulos. Mike James, uno dei “ribelli”, è l’uomo della rimonta. E l’8 febbraio 2018 che succede? Xavi Pascual si presenta in sala stampa dopo il successo con il Baskonia e dice: «Noi siamo una cosa sola». Sì, in riferimento a Dimitris Giannakopoulos. Sì, dopo l’anno di squalifica voluto da EuroLeague. Poco da dire, il presidente del Panathinaikos è uomo complesso, ma capace di essere riferimento. E non è cosa da poco.

Ne stiamo parlando e ne parleremo, per un quadro il più particolareggiato possibile. E allora eccoci venire in soccorso un giornalista di grande esperienza, un volto conosciuto e una voce seguitissima. Alessio Teresi, che ogni settimana racconta le gesta della Virtus Roma per LNP TV, è uno dei massimi esperti in tema Panathinaikos. «Dimitris va compreso oltre questa prima immagine a dir poco vulcanica. E’ un uomo di 44 anni che dal 2012 tiene le redini della Vianex, la più grande azienda farmaceutica del paese, fondata nel 1974 dal padre Pavlos, e dallo zio Thanasis. Stiamo parlando di un colosso che, nel pieno della crisi nazionale, non ha effettuato alcun taglio del personale, spendendosi anzi in grandi azioni sociali in supporto di un sistema sanitario che, oggi, non riesce più a sostenere la popolazione».

Dunque, un uomo particolare: «Ha un’ossessione. Rivincere l’EuroLeague. Diciamo che il rapporto con Jordi Bertomeu è di amore e odio, perchè nessuno può fare a meno dell’altro. Se vogliamo, questa tensione, prende spunto dai fatti di due anni e mezzo fa…». Per la pura cronaca, secondo quanto riportato da gazzetta.it, nel corso di gara-3 di Playoff EuroLeague con il Cska, Dimitris Giannakopoulos entrò nel dopogara nello spogliatoio arbitrale, urlando allo stesso: «Ti ammazzo. Questa sera non esci vivo dalla Grecia. Te lo prometto sui miei occhi. Ammazzo te e la tua famiglia: è una promessa».

Ma scendiamo nei fatti, e ripercorriamo quindi le tappe del nuovo «caso Giannakopoulos».

17 gennaio. Il Panathinaikos cade 67-62 in casa del Fenerbahce del grande ex Zeljko Obradovic. Su Instagram, Giannakopoulos attacca l’arbitro italiano Lamonica (per lui Lamonika), su due chiamate arbitrali di cui vi riportiamo i fotogrammi.

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In entrambi i casi, il presidente dei verdi ironizza su EuroLeague: «Nuove regole per gli arbitri di EuroLeague. Lamonica è un non vedente», «Nuova regola, questa è una stoppata. Non è fallo per gli arbitri di EuroLeague».

«Il problema – osserva Alessio Teresi – è che tra le altre cose ha praticamente minacciato i tifosi turchi tutt. Frasi che, evidentemente, un personaggio di questo calibro non può assolutamente permettersi».

Poche ore dopo, Dimitris Giannakopoulos, prova ad “aggiustare” la mira: «(…) E’ perfettamente normale che gli arbitri manchino alcune chiamate, il problema è che questo spesso accade con il Panathinaikos. Sono sicuro che gli alti lidi siano preoccupati per questo, e che ci saranno punizioni esemplari».

Il 22 gennaio EuroLeague annuncia l’apertura di un procedimento disciplinare, ritenendo che i post su instagram di Giannakopoulos siano lesivi per i tifosi in generale, e per il Panathinaikos stesso in particolare. Demonizzato, il demone greco attacca: «Colpiscono la vittima, visto che il carnefice è lo sponsor», con netto riferimento alla matrice di Turkish Airlines, title sponsor della competizione.

La situazione diventa intricata. Gira voce di strane minacce di Aziz Yildirim, proprietario del Fenerbahce, allo stesso Giannakoupolos. Il numero uno dei “verdi”, in pratica, sarebbe stato invitato in tempi non sospetti a non farsi vedere a Istanbul. Voci evidentemente potenti, visto che il 25 gennaio il club turco pubblica una smentita ufficiale: «Falsità. I due club hanno un ottimo rapporto».

Giannakopoulos conferma la stima reciproca, ma il 5 febbraio arriva la mazzata. EuroLeague, in perfetto stile NBA (non per forza un bene), “banna” Dimitris Giannakopoulos per 12 mesi dall’ingresso in un qualsivoglia palazzetto in cui si disputino gare della competizione.

Una decisione clamorosa, pesante, intima quasi. Perchè una Lega, di fatto, non riconosciuta peraltro dalla FIBA, impone ad un presidente di non seguire più la propria squadra. E il tutto per dichiarazioni, più per comportamenti. Può stupire, ma nel mondo “social”, le parole valgono più delle azioni, e una competizione definita schiava degli sponsor, può anche reagire.

Insomma, Giannakopoulos ha dichiarato guerra, ed EuroLeague è passata direttamente ai bombardamenti notturni. E il dittatore, a quel punto, chiama a raccolta il suo popolo il 5 febbraio.

Si parla di raccolta voti, mentre Xavi Pascual mostra la piena vicinanza al suo presidente, anche a nome dei giocatori.

Dimitris Giannakopoulos promette battaglia, presenta appello, e si arriva alla nuova sentenza, con il taglio della squalifica sino a cinque mesi, oltre a 60.000 euro di ammenda. Può bastare? No, perchè il patron green annuncia di fatto la sua presenza all’Oaka, per la gara di questa sera con l’Olympiacos.

«In queste settimane ne sono successe tante – torna ad analizzare Alessio Teresi – è circolata prima voce di un contatto tra Dimitris e Patrick Baumann, numero uno della FIBA. Poi del referendum. Evidentemente lo hanno fermato perchè il tifoso del Panathinaikos vuole il derby con l’Olympiacos anche in EuroLeague, vuole giocare contro i turchi, non altro».

Eppure, come detto, la squadra si è schierata dalla parte di un presidente che evidentemente genera sentimenti di appartenenza: «Ma non dimentichiamo il ruolo di un uomo, una bandiera, come Fragiskos Alvertis. Il vero segreto è lui».

E allora scendiamo nell’appuntamento di questa sera. Ore 20.15 italiane, PanathinaikosOlympiacos. Padroni di casa che recuperano pienamente KC Rivers, Kenny Gabriel e l’ex Matt Lojeski, Olympiacos che lancerà il nuovo acquisto Bobby Brown oltre al redivivo Kim Tillie. I “verdi” hanno vinto le ultime cinque sfide, ma Alessio Teresi si spinge oltre: «Il Panathinaikos ha più da perdere. Viene da quattro sconfitte in fila in trasferta, che ne hanno complicato non poco l’ambizione alle posizioni che davvero contano. Oltretutto ha davanti un calendario tutt’altro che semplice, una sconfitta sarebbe drammatica». Dall’altra parte, un Olympiacos che non ha pochi problemi: «In EuroLeague la classifica è eccellente, in campionato ha già rinunciato al primo posto, e certamente la sconfitta nella finale di Coppa di Grecia non può che bruciare».

Parlando di singoli: «Printezis sta vivendo una stagione straordinaria, nonostante gli acciacchi. Spanoulis gioca sul dolore, ma ultimamente ha alzato le sue prestazioni». E in casa Panathinaikos: «Calathes sta vivendo la miglior stagione della sua carriera, ma con quel contratto, mi pare il minimo. Il mercato è stato poco incisivo. Si è cercato di confermare Mike James, poi si è tentato di convincere Sloukas e Mantzaris, alla fine è arrivato Denmon, e anche Lekavicius si è dimostrato poco pronto per questi livelli. Ora si spera nel ritorno dello stesso James».

Il resto, lo dirà l’Oaka, Questa sera, e tra qualche mese.

Alessandro Luigi Maggi

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