Il Fenerbahce passeggia sul nulla assoluto dell’Olimpia

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Tutto ampiamente previsto, perché un encefalogramma tecnicamente piatto da mesi non poteva certo impensierire una rivale come i detentori del trofeo, tuttavia ci si poteva attendere un minimo di reazione legato ai propri valori personali, sia dei singoli, intesi come staff e giocatori, sia del gruppo. Niente di tutto ciò, la totale impalpabilità di Milano continua e si raccoglie quel che si è seminato per mesi. Poca pallacanestro e danni inestimabili sul versante dell’autostima dei giocatori, nonché un’immagine dell’ambiente totalmente a pezzi.

E’ ormai complicatissimo scrivere di basket quando l’argomento è l’Olimpia, soprattutto per chi gradirebbe approfondire gli aspetti tecnici del gioco. Un foglio bianco sarebbe l’espressione più corretta, tuttavia qualche spunto ci continua ad arrivare sotto forma di progressivo peggioramento tecnico di alcune situazioni  che, se già palesi ad ottobre, oggi sono addirittura esagerate.

  • I numeri, mai dittatori ma spesso illuminati condottieri delle analisi di questo gioco. Jason Thompson, come tutti i nuovi arrivi vittima di un necessario periodo di adattamento al sistema Obradovic, dove nulla è lasciato al caso e non si molla mai di un solo centimetro, è oggi una pedina importantissima per i turchi. Ma ecco che tutto ad un tratto arriva il massimo stagionale per punti e percentuali: 15 con 7/8 da due. Strano, accade con Milano: 5,4 a serata prima di ieri, tirando 51/93. Arrivano i biancorossi e le vallate si illuminano, il che ci introduce ad una riflessione generale sul reparto arretrato.
  • La difesa milanese è semplicemente penosa. Ancora 48 punti subiti in un tempo, ancora una gara in cui concedi oltre il 60% da due ed il 56,3% da tre. Non si difende sui piccoli, ed è la scintilla che accende ogni problema successivo, ma non si aiuta, si ruota come nel minibasket guardando solo la palla o solo l’uomo e si eseguono chiusure con le gambe ad inclinazioni inaccettabili. Se vedi Kuzmiskas che non tien un 1vs1 dal palleggio di Veselj, se vedi Cinciarini che, confuso, “passa sotto” su un pick and roll, lasciando tutto il ritmo del mondo ad uno come Sloukas, capisci che qui di pallacanestro non si può nemmeno iniziare a parlare. Non credo che Simone Pianigiani abbia dato queste istruzioni, ovviamente, ma non credo nemmeno che segnatamente questi due ragazzi abbiano scelto questo atteggiamento. E’ confusione totale, è disorganizzazione, è mentalità inesistente. Tutte cose che, se il tuo assistente è Luca Banchi, è più facile allenare.
  • Il Fenerbahce (7 W nelle ultime 8) è un’orchestra che ha lavorato per un po’ di mesi per capire l’importanza del proprio spartito. I solisti hanno rinunciato a qualcosa del proprio talento e l’hanno messo al servizio del prodotto finale. Il pubblico è giustamente in estasi per questa musica. Nunnally, a 18 mesi dall’approdo alla corte di Obradovic, ha trovato una dimensione di livello altissimo. Il talentuoso attaccante di Avellino è un ricordo: ora si parla di un giocatore completo che fa le cose che servono per vincere al piano di sopra. Guduric e Jason Thompson sono in arrivo, già abbastanza pronti. Wanamaker era già certezza. Se mai interessasse ricordarlo, questa squadra ha sei/sette nuovi innesti e soprattutto ha dovuto cambiare un’asse clamorosa come quella Bogdanovic-Udoh: che fischino pure le orecchie…
  • Il valore della preparazione fisica dei giocatori milanesi va tenuto in debito conto. Se un Micov, che dipinge pallacanestro, ma lo fa su tele un poco datate, è normale che offra un apporto limitato da questo punto di vista, diventa difficile capire perché gli altri biancorossi vadano ad una velocità sempre inferiore agli avversari, che siano Cremona e Cantù piuttosto che Stella Rossa e Fenerbahce. Perfino i lunghi, unica nota positiva della stagione, paiono a pezzi. Ovvio, si dirà, hanno tirato la carretta da soli per mesi. Parzialmente vero. Veselj non fa lo stesso ed a un livello ben più alto? Ok, è un fenomeno, allora prendiamo un Bjelica piuttosto che un Kavaliauskas: non fanno lo stesso mestiere? Ed allora per Gudaitis e Tarczewski va aggiunta la motivazione: dopo essersi fatti in quattro per lunghi tratti della stagione, conquistandosi da soli tutto quello che di buono hanno fatto, è normale che la stessa motivazione diminuisca, colpiti ed affondati da una solitudine tecnica totale, ignorati come sempre da ogni tipo (che poi è sinteticamente uno…) di attacco milanese.
  • Soluzioni per l’Olimpia? Elencare le nefandezze richiede un’enciclopedia, per cancellarne immediatamente alcune basterebbe un minimo di buon senso. Il fallimento tecnico di questi sei mesi è sotto gli occhi di tutti. La stragrande maggioranza degli addetti ai lavori, cui mi associo senza farne parte assolutamente, lo sostiene ridacchiando fin da settembre. Questa squadra è totalmente disorganizzata e le giustificazioni che ne accompagnano le continue prove incolori non fanno che affossarla ulteriormente. Dove risieda la responsabilità principale di fronte ad uno scempio tecnico tale è logica conseguenza. Poi si può discutere di tutto ciò che c’è attorno, la società e via dicendo. Ma il campo è la prima cosa, va assecondato e capito. Continuare questo percorso ed accettare di sentire commentatori televisivi che definiscono una gara di Eurolega “un’amichevole di lusso per il Fenerbahce” è inaccettabile. E lo è perché le parole di Hugo Sconochini di ieri sera, al pari dell’ormai famoso fuori onda di Franco Casalini, sono solo ed esclusivamente la verità. Difficile da digerire, mai quanto un prospettato triennio di nulla cestistico.

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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