Torino sorprende una Reyer Venezia troppo brutta per essere vera

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Torino (Deron Washington nella foto di Alessia Doniselli)  piazza l’upset e supera la favorita Venezia nel secondo quarto di finale delle Final Eight 2018. Risultato sorprendente ottenuto con una partita quasi surreale in cui la Reyer di fatto scende in campo con 20 minuti di ritardo. Proviamo ad analizzare nei nostri 5 punti questa eccentrica partita.

  • Un primo quarto così forse non si era mai visto. Dice bene De Raffaele “Non abbiamo giocato”, i numeri sono spietati: sotto 21-4 con 1/17 dal campo. Iniziando, ma soprattutto approcciando così comprometti irrimediabilmente la partita, a prescindere dalla reazione. Una partenza inspiegabile ma che necessiterà di un’analisi approfondita.
  • Torino non solo è brava a resistere alla rimonta di Venezia (essere presto così in vantaggio può essere molto destabilizzante se non si è abituati a gestire il risultato) ma dimostra di essere un gruppo unito lottando su ogni pallone. Coach Galbiati ha il merito di aver compattato un gruppo che rischiava di sciogliersi come neve al sole dopo i recenti terremoti, e questo è il primo requisito per rilanciarsi in questa stagione.
  • La seconda grossa pecca di Venezia è la percentuale ai tiri liberi. 8/19 per un 42%, spicca l’1/6 di Tonut che nel finale poteva anche riaprirla. Non solo non si può pensare di rimontare una partita così ma non si può pensare in generale di vincere un quarto di finale in queste condizioni. E anche qui deve essere presente un fattore psicologico (perchè non si diventa scarsi dal giorno alla notte) che deve essere profondamente analizzato da De Raffaele e il suo staff.
  • Due parole vanno spese su Austin Daye, aggiunta in corsa per sostituire l’infortunato Orelik. Le qualità di scorer sono note a tutti ma è altrettanto evidente che il giocatore è parecchio indietro e lo ammette anche De Raffaele nel post partita. Orelik rivestiva un ruolo di importanza capitale e Daye può ricalcare quel ruolo, almeno offensivamente, ma serve ben altra applicazione sui due lati del campo e per farlo serve trovare il prima possibile un’adeguata forma fisica.
  • Chiudiamo parlando della cornice di pubblico, purtroppo molto scarsa. Siamo consapevoli che la partita del Giovedì è sempre a rischio e non tutte le tifoserie sono Avellino, tuttavia era lecito aspettarsi qualcosina di più. Le curve delle tifoserie era tristemente semi vuote e nel lato lungo del campo gli spazi vuoti erano tantissimi. A volte il contesto può accendere delle partite, ma anche addormentarle, e spiace constatare che rispetto a Rimini 2017 un passo indietro sembra esserci stato. Aspettando l’invasione Bresciana e Bolognese di oggi.

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Antonio Mariani

Laureando in Lettere presso La Sapienza di Roma e appassionato di Sport Business, viaggio ossessivamente per studiare le culture sportive nel mondo. Amante della narrazione, la studio, la ammiro e la pratico in ogni sua forma.
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