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E’ servito un supplementare ad una splendida Vanoli per eliminare Avellino nella prima gara delle #Final8 di Firenze. Sorpresissima magari no, ma chi dava qualche chance agli uomini di Sacchetti? Solo i saggi cultori della “partita secca”, che nei primi turni è ancor più viscida per i favoriti.
Avellino era ed è più forte, Cremona è stata la squadra milgiore. Questo gioco, al suo meglio, permette sempre al protagonista più meritevole di uscire vincitore e così è stato.
Flash sui nostri abituali 5 punti.
- Drake Diener è eterno. «Vinciamo noi» disse in fase di presentazione della Coppa. Diabolico, tutti a pensare che scherzasse… Fa un paio di giocate d’annata, ma ciò che impressiona è la crescita fisica da inizio stagione. Quando le gambe accompagnano, quel rilascio dall’arco resta poesia, insieme al modo di occupare il campo, semplicemente magistrale.
- Giampaolo Ricci sta riscrivendo le regole di “hedge” e “blitz” contro il pick and roll. Eccellente prova difensiva, col solo limite di quei problemi di falli un po’ troppo costanti. Se Filloy, Fitipaldo (chiamare “chi l’ha visto?”) e D’Ercole finiscono spesso quasi a metà campo retrocedendo sulla pressione del giocatore nativo di Roma, vuol dire che l’atleta c’è e che la leggenda delle squadre di Meo che non difendono va un filo rivista. Ci mette pure grande attività ed ottime letture offensive.
- Ecco il punto, Meo vs Pino. Non c’è stata gara, mai. Il primo gestisce con saggezza e tranquillità gli iniziali parziali irpini, quando il suo avversario potrebbe scavare una voragine ma non lo fa. Sparito Fesenko, entra Cremona, sorniona e consapevole. I due falli tecnici sono specchio dell’anima di questa gara: Pino si suicida regalando 4 punti con gli avversari già in lunetta per un 2+1, mentre Meo gira la partita, a palla ovviamente in mano agli avversari, con piena coscienza di ciò che sta facendo. «Oggi allenare è gestire. Ci sono allenatori migliori di Meo, ma come gestione di uomini e situazioni non è solo il numero uno, è molto di più». Una nobile voce, raccolta da #eurodevotion, la vede così. Sottoscrivere è un attimo.
- Avellino ancora una volta cade in prossimità del traguardo. Diverse situazioni, diverse competizioni, una sensazione che si fa largo in modo inquietante. Insieme al problema Fitipaldo, che c’è ed è evidente. Sottoutilizzato, in crisi emotiva chiarissima, la situazione va gestita e subito, perché gli strascichi potrebbero essere assai dannosi.
- Fesenko ed i 10 minuti di onnipotenza. Prima della sparizione. Dominante, immarcabile… chiamatelo come volete. Apre la partita senza dare scampo ai corpi avversari, inopponibili alla sua massa: con buona tecnica sembra fare a pezzi Cremona. Ma come spesso accade, la sua autonomia è questa, ad alto livello. Ed allora arrivano i danni, le manate, i gomiti figli di una lucidità mancante, addirittura un tecnico assai stupido, per tempi e modi. Ma la Scandone non può essere solo questo: perché sempre due piccoli in campo e non provare a dominare fisicamente gli esterni con Wells e Rich? Ad andare dietro al basket di Meo si rischiano brutte figure, chiedere alla Milano 2015 in caso di dubbio. Troppo spesso basket limitato ad un “p&r” molto minimalista che non può essere l’unica via. Il pregio di Pino è sempre stata la pragmaticità nel rendere semplici le situazioni: semplici è una cosa, insufficienti è quel che si è visto.