Pillole di Eurolega in una notte di zapping forzato. Nel nome di Bartzokas, Milaknis, Spahija e Rakim Sanders.

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Notte di ultime speranze, notte di conferme, notte di redenzioni ma, soprattutto, ancora una volta notte di grandi allenatori, quelli che fanno la differenza.

Troppa carne al fuoco per stare in una sola arena. Ed allora via ad un breve riassunto di quanto ha detto la prima parte del 19mo turno di Eurolega.

Khimki 82  Olympiacos 54

Settimana cruciale per gli uomini di Bartzokas con due vittorie dal peso specifico assoluto. Dopo Belgrado, posto dove vincere è sempre faccenda complessa, arriva l’asfaltata ai danni dell’Olympiacos, al secondo crollo in tre gare dopo quello di Vitoria. Quello che impressione della squadra di casa è il modo in cui arriva il successo: difesa di livello, marchio di fabbrica del propio coach, e sistema ancor più valido. Non sono necessari eroismi di Shved, la supremazia è tecnica e globale, con una pallacanestro concreta da parte di una squadra che crede in quello che fa, senza soluzione di continuità. Oggi 11-8 è record notevole, ma per quei Playoff bisogna fare attenzione perché il calendario non è amico. Sfairopoulos sottolinea le proprie responsabilità per un’altra trasferta pessima: fortunatamente per i “reds” si è fatto cassa con largo anticipo ed ora anche queste sconfitte possono essere gestite tranquillamente. Certo che un Oly così passivo sul perimetro (primo passo e triple) non è roba comune.

Zalgiris 86  Valencia 82

“Game of the week” per il valore della posta in palio alla Zalgirio Arena, definita «ambiente ottimale coi suoi fans» da coach Vidorreta. Lituani che partono forte, Valencia che non molla e finale punto a punto in cui, ancora una volta, emerge Aaron White con un paio di giocate che tolgono pressione dai suoi e riducono l’impatto della rimonta valenciana. Pangos, in una notte realizzativa quasi silente, smazza 15 assist. Se non siamo tra i top nel ruolo, pochissimo ci manca. Certo che se a ricevere c’è Arturas Milaknis, tutto si semplifica. 35 su 64 da tre nelle ultime 10 gare, o se preferite 10 su 15 nelle ultime due, o ancora tre prove al 66% durante il periodo citato: “are you serious”? Eppure un punto debole ce l’ha ed un campione come San Emeterio lo mostra al mondo intero con un paio di giocate di pallacanestro pura sulla linea di fondo, spalle e fronte a canestro. Tibor Pleiss dimostra quel che è e quel avrebbe potuto essere: partita dominante, con soli 3 rimbalzi. Tutto lì. Will Thomas non perderebbe nemmeno a briscola, ma l’ultima tripla non va e Jasikevicius vola a 12-7, quattro W dal sogno. Se una squadra, dopo una gara “soft” e deludente come quella di martedì a Bamberg, torna in campo in 48 ore e gioca con la durezza mentale vista ieri, il motivo è uno solo: il coach è un fenomeno.

Maccabi 89  Stella Rossa 75

Non c’è storia alla Menora Mivtachim, che comunque si chiama Yad Eliyahu, poche balle… Anche Spahija, come il suo collega lituano di cui sopra, presenta una squadra ripulita dalle scorie del Pireo e la vince con difesa e transizione, spesso reale contropiede. Il Maccabi è più forte della Stella Rossa, su questo non c’è dubbio, ma quel che resta di più della prova israeliana è il modo in cui arriva: se il volume difensivo sale a questo livello, il futuro può essere realmente roseo. 10-9 è record invidiabile per chi viene da una stagione disastrosa, ha cambiato tutto, dal coach ai giocatori e, tuttavia, sta dimostrando che senza piagnucolare si possono ottenere buoni risultati costruendo giorno dopo giorno. Ed il merito è tutto di coach Spahija che ben sa come le prossime quattro, con tre trasferte (Milano, Kaunas e Malaga) alternate al Barcellona da ricevere, necessitino assolutamente di almeno due W per tenere a bada il Baskonia e rimanere a contatto con Khimki ed eventualmente lo stesso Zalgiris. Brutta prova della Stella Rossa e terza sconfitta consecutiva che ha il peso della pietra tombale per le residue, già minime, speranze Playoff. Ma quello non era l’obiettivo di Alimpijevic, il cui lavoro è egregio con uno dei roster meno profondi e tecnici di tutta la competizione.

Barcellona 81  Brose 66

La grande notte, finalmente, di Rakim Sanders, come sottolinea coach Alonso, i cui rapporti col lunatico ex milanese non sono alle stelle. Dopo il 10-2 tedesco con cui il punteggio si assesta su un inatteso 67-66 a 3’16” dal termine, l’americano tanto discusso infila un tripla cruciale, seguita da un 2+1 e da una schiacciata che mette i chiodi sulla bara del Bamberg. E’ forse tardi per i blaugrana, perché 7-12 richiede un vero miracolo, ovvero almeno 9 W nelle restanti 11 gare, od almeno il crollo di una tra Maccabi e Khimki, e sicuramente si tratta della situazione meno prevista in Eurolega, perché la squadra vista a sprazzi, a partire dall’esordio eclatante con Pana, non può non pensare ai Playoff. Certo è che i catalani giocano male a pallacanestro troppo a lungo: i risultati ne sono conseguenza. Il pallone gira  per troppi secondi senza reale minaccia per le difese. Nella propria metà campo, le amnesie si sprecano, anche in una notte in cui si concedono solo 66 punti. Bamberg è dove deve essere, con un buon record per il proprio livello, tenendo per ora meritevolmente dietro squadre ben più attrezzate come Milano e Valencia (ma per quest’ultima vale la situazione infortuni assolutamente terribile per troppo tempo).

 

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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