Una normale, splendida notte di Eurolega

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Probabilmente una delle serate più emozionanti della stagione sinora, certi che ne arriveranno tante altre, come solo lo spettacolo della massima pallacanestro continentale sa regalare.

Ed allora proviamo a leggere qualcosa di tre sfide (del “miracolo alla Fonteta”, vittima il Pana, vi ha già raccontato tutto Laura Cristaldi) intense, dure, tecniche e spettacolari al tempo stesso.

ZALGIRIS vs OLYMPIACOS 74-68

Ennesimo capolavoro di Sarunas Jasikevicius e dei suoi, nella magica atmosfera della Zalgirio Arena, un posto che vale le migliori arene NBA. Se ami il gioco, vorresti vivere lì dentro. Sfairopoulos si presenta senza Mantzaris, Printezis, Milutinov ed Agravanis, oltre la lungo degente Tillie. Niente scuse, tanti aggiustamenti e partita feroce, in certi frangenti: se i greci sono sempre tra le prime da anni è perché vivono di un sistema in grado di affrontare ogni tipo di avversità, anche in difetto di talento. Si difende duro, anche da parte lituana, e questo non è scontato poiché, come nelle parole di coach Jasi, è proprio lì che deve arrivare il salto di qualità definitivo. Lo Zalgiris la vince con applicazione, intensità e ferma credenza nei propri principi tecnici. Che danno spettacolo soprattutto nella varietà di set offensivi da un possesso all’altro. E’ il basket che riunisce la tecnica degli anni ’80-’90-2000 alla fisicità e balistica di oggi: è il basket vero, allenato. L’immagine di questa edizione dei lituani è tutta in Kevin Pangos: sbaglia un layup da minibasket e pochi attimi dopo infila una tripla spettacolare. E’ fiducia, è forza, è pallacanestro straordinaria, soprattutto in rapporto ad un talento non certo tra le prime dieci-dodici della competizione. Milaknis è una macchina perfetta, ma tutti, senza eccezioni, portano un mattoncino fondamentale alla costruzione di un 10-5 inimmaginabile. Giù il cappello davanti all’Oly, battuto nel punteggio ma mai sconfitto. L’idea che molte delle fortune greche passino anche attraverso un ritrovassimo ruolo da protagonista di Kostas Papanikolaou si fa strada con insistenza. Jamel McLean è il miglior beneficiario del cambiamento della regola sulla virata: può fare cose che altri nemmeno immaginano. Grande presa dei competentissimi dirigenti del Pireo, al pari di un Thompson in netta crescita.

MACCABI vs MALAGA 78-89

Lo aspettavamo da mesi, è arrivato. Le giocate di Ray Mc Callum sono semplicemente straordinarie, e non solo nel finale da capogiro. Ora Malaga può sognare, cosa impensabile fino a poche gare fa. Nemanja Nedovic, ultimamente un po’ impreciso, riprende il ruolo di leader che gli calza a pennello e col suo ritrovato collega di reparto, dimostra di non temere nessuno, anche perché il backcourt israeliano aveva già fatto male a tanti. Malaga difende duro, come sempre, e tutto parte da lì. Se i due centri sapranno tener botta, il futuro sarà roseo. Solita partita perfetta di Jeff Brooks,  che domina in lungo ed in largo in un modo talvolta silente, talvolta esplosivo. La conferma che si tratti di atleta perfetto per questo livello, dopo le prove già notevoli contro Barcellona e Milano. Il 12 su 25 da tre fa tanta, tanta differenza, quasi quanta ne ha fatta la splendida organizzazione difensiva malagueña. Sconfitta pesante per il Maccabi, che aveva l’occasione di allungare a 9-6, mettendo almeno un paio di gare sulla nona in classifica e staccando le altre. Stasera il Baskonia, chiamato all’impresa contro la corazzata CSKA, può raggiungerlo, mentre Malaga (ad una gara) e Stella Rossa (a due se vincesse a Milano) restano in scia. Neven Spahija chiaro e diretto come sempre: «Il problema è la consistenza mentale, i nostri titolari devono dare di più con continuità». Messaggio pulito, senza scorciatoie. Diverse orecchie fischiano a Tel Aviv.

FENERBAHCE vs REAL MADRID 77-79

«Un’altra brutta gara, dopo la peggiore a Tel Aviv. la responsabilità è del coach». Serve altro o bastano queste poche parole di Obradovic a chiarire l’accaduto della Ulker Sports and Event Hall? «Riguarda me ed il mio lavoro se le cose vanno così e facciamo tanti errori. Mi spiace per i tifosi che vengono a palazzo, ci supportano e ci vedono giocare così». Messaggi da numero uno. Il miglior coach della storia europea sa il fatto suo e dentro le mura dello spogliatoio sa cosa far valere e cosa far pesare: fuori passa altro, come deve essere. L’impressione di questo Fenerbahce è che vi siano momenti in cui l’eccellenza e la perfezione siano raggiunte con facilità, sia in attacco che in difesa, mentre in troppi altri, ci si sieda a guardare quanto si è belli. Terreno fertile per costruire qualcosa di notevole, poiché il pilota è il migliore e l’auto non scherza. La flessione di Sloukas è forse una delle ragioni principali di questo momento no turco. Real favoloso, nulla di meno. La lunga lista di assenti non conta nulla, qua si gioca e lo si fa sul serio. nemmeno l’idiozia di Tavares toglie spessore alla prova madrilena: ci si adegua e si tira fuori il meglio, come le grandi squadre. Grande Pablo Laso nell’aver saputo gestire una situazione di totale emergenza guardando avanti e non indietro. Gente come Felipe Reyes ti permette di partire con Santi Yusta in quintetto, mentre il solo avere Luka Doncic oggi è garanzia di imporre scelte agli avversari. Veramente surreale l’impatto dello sloveno, come numeri e come obbligo totale delle difese avversarie di adeguarsi a qualcosa che nel recente passato, in Europa, non si è mai visto. Può fare tutto, e questo condiziona ogni singolo possesso: dal gioco sporco al talento più puro, è totale onnipotenza. Con un ma, se è concesso. Troppe scenate al limite della simulazione. Occhio, perché nel basket non funziona il voler accentuare ogni contatto per condizionare gli arbitri: è una tenenza che il ragazzo ha e che non piace agli avversari, ovviamente, e tra poco sarà ben nota a tutte le terne arbitrali. Il fallo terminale di Veselj è chiara dimostrazione di tutto ciò, sebbene stupido perché perde la gara. Alla lunga, questa cosa, non pagherà più, ancor meno oltre l’Atlantico. Dettagli, tanto correggibili quanto importanti. 

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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