Milano non coglie l’attimo, la solidità dell’Olympiacos emerge nel finale

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L’Eurolega è una competizione di altissimo livello, che spessissimo vede le gare decidersi per una serie di dettagli che portano a punteggi dalle differenze minime, ma significative in termini di spessore. E’ la storia di Milano contro l’Olympiacos, gara equilibrata, per certi versi intensa (per altri, vedi difesa, no), che gli uomini di coach Sfairopoulos portano a casa grazie ad un impatto migliore sui possessi chiave. Vi sono treni che passano all’improvviso in questo tipo di sfide: se non li prendi al volo, la destinazione la raggiungono gli altri.

Cinque punti, abituali, nel tentativo di capire la serata del Forum.

  • Dopo nove turni le caratteristiche delle due squadre sono abbastanza chiare, seppur la strada sia ancora lunga e la crescita, di entrambe, imprescindibile per i rispettivi obiettivi. Da un lato i greci devono convivere con un mutamento “epocale” sotto canestro, soprattutto se Milutinov non è in grado di giocare, come ieri sera. Birch e Young non ci sono più e si deve sperimentare settori del gioco differenti. Sulla sponda milanese è nato e sta crescendo un gruppo che ha parecchie cose dentro, esattamente come diversi difetti di esecuzione che stanno costando alcune partite fondamentali. Processi di crescita e mutamento che prevedono alcuni stop, anche sanguinosi: intanto il 30% della stagione regolare è alle spalle.
  • L’Olimpia segna 85 punti contro una difesa che ne concedeva poco meno di 70 a gara, prima di ieri: questo è un merito notevole ed una dimostrazione di capacità di realizzazione importante dei singoli. Di contro, concede 86 punti ad un attacco che viaggiava a 73,62 a serata. Qui emerge il concetto di occasione persa, pesantemente importante. «Per una volta posso dire che la vittoria viene principalmente dal nostro attacco». Le parole di Sfairopoulos sono chiarissime a riguardo.
  • Arturas Gudaitis e Kaleb Tarczewski: Milano ha due centri. Cosa? Sono mesi  che andiamo tutti dicendo che se Godot, ops,  Young… non torna quello vero, sotto canestro l’Olimpia non ha chances ed eccoci a rilevare come lo spot di 5 sia quasi un’eccellenza nello scacchiere di Pianigiani. Tra l’altro perfetto, poiché in grado di rispondere al 100% alle richieste di un coach che la palla in post non l’ha mai considerata una priorità nel suo gioco, diversamente dal fornire “rollate” e posizionanti corretti sugli scarichi (vale per il 5 così come per il 3 ed il 4, le solitarie “bollicine dell’Acqua Lete dell’attacco milanese”). Il lituano, così come l’americano, soffrono la dinamicità ed atipicità di Jamel McLean, ma controbattono con grande presenza, principalmente il “77”. Duello di buona qualità, si vincono e si perdono battaglie, ma è guerra di spessore. Certo che non portare a casa una partita in cui si fa il vuoto a rimbalzo (37/26), raccogliendo ben 15 palloni sotto le plance avversarie, è un vero e proprio delitto cestistico.
  • Jamel McLean è un fattore determinante. Il fatto che dopo anni di approfondita conoscenza il popolo milanese stia ancora dibattendo se debba giocare da 4 o da 5 è il suo valore ed il suo limite. Quando porta la gara sul binario dell’esplosività e della capacità di stare bene anche a 4-5 metri dal ferro (perfino a 6-7 in difesa), non ha rivali. Non è il centro titolare di una squadra vincente in Eurolega, ma è addizione grandiosa se inquadrato nel contesto corretto.
  • Sfairopoulos e Pianigiani la allenano bene, seppur si possa pensare che non siano soddisfatti al 100% di quanto visto dai propri uomini. Il coach greco deve aver realizzato dalla prima penetrazione incontrastata di Micov che il miglior sistema difensivo del pianeta da ormai 6-7 anni, non stava per garantire una serata di qualità, mentre è parsa evidente la delusione del coach di Siena, sia in alcuni momenti del confronto, che in conferenza stampa. Troppi i dettagli importanti tralasciati da alcuni dei suoi, soprattutto dietro. Nè Pianigiani né le divinità hanno la bacchetta magica per far diventare difensore chi non lo è e non si applica a sufficienza. E’ già ottimo il lavoro che sta svolgendo lo staff milanese nel dare consapevolezza ad un gruppo i cui valori sono in continua evoluzione. Non è certo banale, è solo l’evidenza dei fatti: le ultime tre della classifica di Eurolega, ad oggi, sono le tre peggiori difese.

L’ultimo possesso? Certo che bisognerebbe scriverci un libro. Ha sbagliato Jerrells? Ovvio. Micov è apertissimo in punta, Theodore quasi (skip rischioso…), gli avversari sono in bonus, una penetrazione potrebbe chiamare l’aiuto di Strelnieks e la tripla di Kalnietis in angolo sul lato forte. Ma sono segni dei tempi e di tanti coach di oggi: l’ultimo pallone si gioca in isolamento. Certo che se hai Kyrie Irving ha forse più senso… In questo caso, quindi le critiche non sono tanto per CJ55, quanto per un gioco che è così quasi ovunque, non solo a Milano.

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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