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Pazza Eurolega: Sfairopoulos espugna Istanbul

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Dopo la sconfitta nel derby con il Panathinaikos la settimana scorsa, l’Olympiakos- ma soprattutto Sfairopoulos- sembrava essere alle corde e la partita contro il Fener sarebbe stata il colpo di grazia. Invece, come questa Eurolega ci ha mostrato più volte, accade l’inaspettato, oltretutto nel fortino della squadra di Obradovic.

Parte meglio il Fener, spinto dai canestri di Nunnally e da una difesa solida, mentre faticano i greci a prendere le misure, sbagliando molto in fase offensiva e non tenendo il ritmo di gioco al quale vanno i gialloblù. Dopo 20′ il punteggio è 40-30, con l’inerzia tutta dei turchi. Al rientro in campo cambia completamente la musica: l’Oly detta i ritmi del match, guidata da un superlativo Roberts e la squadra di Obradovic non trova più la via del canestro. La partita procede nello stesso modo anche nell’ultimo periodo, con gli ospiti che toccano anche il +11, ma il cuore di Istanbul non smette mai di battere e il Fener impatta la partita sul 75-75 a pochi secondi dal termine. Overtime. Nel tempo supplementare sale in cattedra Printezis che guida i greci alla vittoria, mettendo la firma su una prestazione stoica della squadra di Sfairopoulos.

Analizziamo con i nostri 5 punti il match:

  1. I Blocchi. La squadra di Obradovic gioca veramente bene una pallacanestro di velocità, letture e timing. Il vantaggio acquisito dai turchi nel primo tempo sarebbe potuto essere maggiore, se non ci fossero state delle banali palle perse. Ciò che ha permesso delle buone percentuali nei primi 20′ è stata la qualità dei blocchi portati dai lunghi in maglia gialla: il blocco ha sempre portato a un vantaggio (anche ampio) a chi lo ha sfruttato, permettendogli un tiro comodo o permettendo alla squadra un vantaggio notevole nei confronti della difesa avversaria.
  2. Le spaziature. Altra nota di merito nei confronti della squadra del coach serbo. Il Fenerbahçe ha giocato una partita tecnicamente positiva e lo dimostra la maggior parte dei tiri che ha costruito, sia da tre che da due punti; questo è merito di una buona circolazione di palla, favorita dalla giusta posizione e dal giusto timing del movimento che fa la squadra.
  3. Roster lungo. Lo abbiamo già visto nella passata stagione, non c’è niente di nuovo nell’affermare che ci vuole un roster lungo per fare bene in questa Euroleague. Ciò che lo conferma in questa partita sono le prestazioni di Roberts e Nunnally: due giocatori che escono dalla panchina e hanno una media di 4 e 7 punti a partita, nel match di ieri ne hanno messi a segno 21 e 22 rispondendo presente alle richieste dei coach. Squadre con questa profondità tolgono molti punti di riferimento agli avversari, divenendo molto più pericolose e mettendo molte più frecce nel proprio arco.
  4. Resilienza. Manca Spanoulis, la squadra è in difficoltà, Sfairopoulos rischia la panchina e dopo 21′ l’Oly è in svantaggio di 12 lunghezze, a Istanbul. Il tutto avrebbe condotto a una sola strada, quella della sconfitta. Così non è stato e la squadra del Pireo ha dimostrato ancora una volta di essere sostenuta dall’Olimpo del basket, attuando in toto il concetto della resilienza. Personalità, grinta e solidità mentale: l’Oly c’è!
  5. Inno al basket. Questa è stata la partita di ieri. Il basket è uno sport meraviglioso e questa ne è stata l’ennesima dimostrazione. Il remake della finale dello scorso anno ha insegnato che nel basket non si vince finché la sirena non suona, che in una partita ci sono alti e bassi: vince chi sfrutta meglio gli alti. La pallacanestro si sta evolvendo oltre i 6.75, ma la costruzione di un tiro, se ben fatta, resta poesia per gli occhi degli appassionati e la qualità del gioco dei lunghi è fondamentale. Vince Fener, poi vince l’Oly, poi di nuovo Fener e, infine, l’Olympiakos. I feel devotion!
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