Barça: l’anno della rinascita

I 5 punti su quello che sarà l’anno del Barcellona. Tante le novità, diverso il gioco e tanto bella quanto calda l’atmosfera.

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Una delle difficoltà maggiori per un tifoso, ma spesso anche per la dirigenza, è accettare che i cicli finiscano, soprattutto quando questi hanno portato tanta gloria al club. Il 2014 ha rappresentato la fine di uno dei ciclipiù belli di Eurolega, quello del Barcellona di Xavi Pascual e di un ormai stanco Navarro. La società se ne accorge due stagioni dopo e termina il rapporto con il coach, iniziato nel 2004. Nel frattempo anche la stella Navarro ha smesso di brillare e ha cambiato drasticamente il suo ruolo all’interno della squadra, da leader a sostegno esperto per pochi minuti a partita. Da quel terzo posto nelle F4 di Milano il Barça non ha più raggiunto le Final Four. La rinascita 1.0 è iniziata nella passata stagione con la chiamata in panchina del coach greco Bartzokas, reduce da una stagione da favola sulla panchina del Lokomotiv Kuban. Andando contro Propp possiamo affermare che le favole sono uniche e diverse tra loro e il Barça di Bartzokas ne è la dimostrazione: infatti i blaugrana chiudono la stagione con un deludente 12-18, non centrando i playoff dopo 12 anni consecutivi di playoff e Final Four. Il Club prende le distanze dal coach greco e porta sulla panchina catalana Sito Alonso, un coach giovane in affermazione che nella scorsa stagione ha seduto sulla panchina del Baskonia. La squadra è stata rinnovata, mantenendo poco del passato, ma il giusto per imprimere ai nuovi arrivati la consapevolezza del valore che ha la maglia indossata.

Già dopo il match contro il Panathinaikos l’impressione lasciata dalla squadra di Alonso è quella di una rinascita 2.0 e che le ambizioni di quest’anno non si limitano ai playoff. Scopriamo il perché nei consueti 5 punti:

  1. Una delle chiavi per l’armonia della squadra è un ottimo feeling tra allenatore e giocatori. Il miglior modo che ha un allenatore per arrivare ai giocatori è avere un giocatore in campo che incarni la sua filosofia di gioco, a maggior ragione se questo giocatore è il leader della squadra. Nella prima partita di EL abbiamo visto come il francese Heurtel sembri capirsi a meraviglia con Alonso; il risultato? Un’organizzazione e una pulizia nel gioco da far brillare gli occhi agli appassionati.
  2. Il ritorno a una pallacanestro con un centro di qualità. L’acquisto di Seraphin è uno dei migliori che si potesse fare: un centro esperto, con una grande stazza e una tecnica spalle a canestro sopraffina. Avere un giocatore come Kevin è fondamentale per aprire notevolmente gli spazi del campo, ferendo gli avversari dentro il pitturato e trovando scarichi ottimi fuori dal perimetro.
  3. Ordine fantasioso e doti atletiche. Le caratteristiche dei playmaker in maglia blaugrana: Heurtel e Pressey. Sono il dottor Jekyll e mister Hyde di un ruolo che ha bisogno di questi due volti nella pallacanestro moderna. Il primo non ha bisogno di molte presentazioni per il tipo di giocatore che è, anche se Barcellona rappresenta un suo riscatto personale. Il secondo ha un’ottima occasione qui in Spagna e la vicinanza con il compagno francese può essere per lui una razionalizzazione di un gioco tendenzialmente istintivo, anche se i suoi schizzi di follia saranno acqua santa per i blaugrana.
  4. Moerman, Ribas, Oriola, Hanga e Sanders. Sono i nomi che rendono il Barça una vera e propria corazzata. Hanga ha colpito molto Alonso nei paesi Baschi e rappresenta una sicurezza in campo per la sua versatilità. Ribas ha mostrato nella partita con il Pana che può essere un gran giocatore di sistema, Oriola è un ottimo cambio di Seraphin, garantisce un sistema più perimetrale e crea molti problemi anche sotto le plance. Moerman è una delle ali più talentuose della competizione, nonché una sicurezza da dietro la linea dei 6.75. Sanders è il giocatore che abbiamo visto a Sassari e Milano e le sue capacità atletiche sono notevoli. Questa squadra non è un insieme di figurine, ma un insieme di pezzi che si uniscono per formare un solido puzzle.
  5. Sito Alonso. Siamo solo all’inizio e non è facile costruire l’identità di una squadra in poco tempo, ma sembra che il coach spagnolo abbia già gettato delle solide basi e sia molto più avanti rispetto al 90% delle compagini. Partendo dalla difesa, abbiamo visto una capacità di aiuto e recupero e cambi sui pick and roll da squadra che gioca insieme da moltissimo tempo. Vedere una difesa così compatta e armonica è la pace dei sensi. Ci sono ancora da correggere alcuni errori di comunicazione tra i giocatori, soprattutto nelle fasi più concitate della gara, ma la strada è quella giusta. La fase offensiva del Barça è piacevole, concreta ed efficace. Il sistema dei backdoor è emblematico per un coach che ha dei trascorsi nella nazionale under, ma riproporlo a questi livelli e con questa armonia non è affatto semplice. L’asse play-pivot ripropone un gioco che nelle ultime stagioni era stato abbandonato da molte squadre, ma che caratterizzerà la squadra di Alonso. La fluidità nella circolazione di palla sarà il motivo di percentuali alte da tre punti, poiché la maggior parte dei tiri arriva in ritmo. Alternativa a questa circolazione di palla c’è una run and gun ben organizzata, con almeno due giocatori sempre pronti ad andare a rimbalzo.

 

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Antonio Mariani

Laureando in Lettere presso La Sapienza di Roma e appassionato di Sport Business, viaggio ossessivamente per studiare le culture sportive nel mondo. Amante della narrazione, la studio, la ammiro e la pratico in ogni sua forma.
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