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Italia-Germania: l’insostenibile essenzialità della pallacanestro

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Dopo la sconfitta contro la Lituania a Tel Aviv arriva la seconda partita persa consecutiva per gli azzurri di Ettore Messina, che si arrendono 55-61 alla Germania, lasciando molti punti interrogativi sul futuro prossimo di questa squadra, nonostante la qualificazione agli ottavi arrivata grazie alla vittoria della Georgia sull’Israele.

A definire l’incontro sono state le basse percentuali al tiro delle squadre, 30% per gli azzurri e 39% per i tedeschi, arrotondate nel secondo tempo e figlie di un primo tempo da 58 punti complessivi (29-29). Ciò che risulta difficile è comprendere appieno quale sia la causa di percentuali così basse, considerando la buona costruzione della maggior parte dei tiri. Nella conferenza stampa post-partita Melli commenta così:

“Abbiamo giocato male, ci siamo messi addosso da soli una pressione di cui non avevamo bisogno e che non so da dove arrivasse. Troppi errori banali, dobbiamo resettare e pensare subito a domani.”

La tensione sentita dai giocatori in campo è quel fluire smisurato di adrenalina che le squadre italiane- nazionali soprattutto- provano quando affrontano la Germania (non a caso la redazione di Sky Sport ha realizzato un servizio sulle vittorie degli italiani contro i tedeschi). La pressione in sé non è stata causata dal valore della gara ma dall’avversario, o meglio, chi è storicamente l’avversario per l’Italia. Purtroppo ciò che rimane è la tanta fatica della gara che si aggiunge a quella delle tre precedenti e tanta sfiducia, quella che la frustrazione del risultato e delle statistiche genera; la partita contro la Georgia sarà fondamentale per recuperare fiducia in vista della fase a eliminazione diretta.

Di seguito, come di consueto, proponiamo e analizziamo 5 spunti di riflessione che la gara ha suscitato:

  1. La bellezza, la perfezione e l’intensità della difesa azzurra nei primi 25’/30′ non sono descrivibili con nessuna cifra statistica: si vede la grandezza del coach e la capacità di preparare la gara. Tuttavia la riflessione nasce spontanea quando una difesa di tal calibro è la madre di una pulitissima fase offensiva (resa incantevole da un’ottima circolazione di palla), ma non produce punti. Dov’è il vero problema?
  2. Gli azzurri eseguono alla perfezione il piano partita disegnato da Ettore Messina: non far entrare in ritmo Schröder in fase offensiva e attaccarlo in fase difensiva. Di fatto la tattica azzurra funziona ma non è efficace, anzi. Gli 1vs1 in post basso contro Schröder sono pessimi e in fase offensiva, seppur non stellare come nelle altre gare, la prestazione del giocatore degli Hawks è al servizio della squadra, rispondendo presente quando chiamato in causa. Colpa degli azzurri il non capitalizzare e sfruttare al meglio i momenti della gara.

    Schroder (Credits: FIBA)

  3. Ariel Filloy è il miglior giocatore della partita dell’Italbasket: non esita a prendersi responsabilità, non ha paura né dell’avversario né di sbagliare. Ciò che aiuta l’italo-argentino, senza toglierli alcun merito, è la mancanza di pressione sul nome che porta dietro la maglietta, ma resta comunque l’unico di 12 giocatori a combattere contro il principio d’inerzia di una giornata storta in fase offensiva. La riflessione, anche in questo caso, sorge spontanea ed è evidente agli occhi degli spettatori, delusi dalla visione di un atteggiamento del corpo remissivo nei momenti cruciali da parte dei “veterani”, quali Belinelli, Hackett e Datome. Manca davvero la leadership di Danilo Gallinari.
  4. La costruzione dell’identità di una squadra nazionale, tecnicamente parlando, è difficile da consolidare per il tempo a disposizione in cui si può lavorare. Con un parziale cambio di ciclo che ha avuto il roster azzurro la forma che ha preso la squadra è quella di Ettore Messina: eccellente difesa e attacco che si adatta nel miglior modo possibile ai giocatori. Manca ancora la fiducia di osare per scoprire l’ignoto, uscendo sfacciatamente dal sistema senza paura di sbagliare.  Dopo la partita contro la Germania c’è il rischio che la nazionale perda l’ago della bussola e che si fermi prima di affrontare realmente i propri limiti. La reazione degli azzurri nelle due prossime partite definirà l’identità della squadra, perché non è facile ritrovare fiducia dopo una sconfitta maturata in questo modo. In caso di accesso ai quarti sarebbe impresa.
  5. L’insostenibile essenzialità della pallacanestro. Per quanto si possa elucubrare sulla sconfitta, discernendo in dicotomia il bene dal male ed elogiando una splendida difesa, lo scopo di questo sport è tautologico, se si scompone il nome: palla a canestro. Se la palla non entra, subentra la sfiducia che invade e saccheggia la squadra come un nemico che toglie ogni tipo di sicurezza durante una razzia; conseguenza logica è il crollo difensivo, seguito dal risultato finale.

    Marco Belinelli (Credits: FIBA)

Questa squadra non ha ancora fatto innamorare gli italiani dell’Italbasket, forse terminerà il percorso europeo senza lasciare traccia, ma il cuore degli atleti azzurri è smisurato e non sarebbe impossibile vedere questo gruppo proseguire la competizione con delle sorprese positive.

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