Final Four 2017. I numeri direbbero CSKA e Real, ma Obradovic e Spanoulis…

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CSKA, Olympiacos, Real Madrid e Fenerbahce. Il meglio d’Europa, qualcosina anche oltre.

Russi e spagnoli hanno dominato la stagione regolare, i greci dopo qualche difficoltà hanno infilato una serie di vittorie che ne ha attestato il valore di terza forza, mentre i turchi sono passati attraverso molti problemi di infortuni, Bogdanovic su tutti, che ne ha reso il cammino più impervio.

Alla fine, però, secondo pronostico, sono le quattro migliori a giocarsi  il trofeo più prestigioso: una Final 4 non può chieder di meglio.

La prima semifinale vedrà opposti CSKA ed OLYMPIACOS, probabilmente la rivalità più storica e cestisticamente cruenta dell’ultimo decennio. Le imprese di Spanoulis e soci contro i moscoviti sono ancora nella testa di tutti e giustificano la domanda: tolta la scimmia della vittoria, il CSKA si sarà contestualmente levato pure quella dei “reds”?         Legittimo dubbio, cui Itoudis oppone orgogliosamente il primo numero che conta: 2-0 stagionale per lui.

Si è trattato di due sfide terminate con un punteggio molto chiuso, tuttavia l’andamento ha detto CSKA sempre in controllo: +15 al Pireo a fine terzo quarto e +8 a Mosca al ritorno nello stesso momento.                                                                                                           Il dominio a rimbalzo dei greci nella gara casalinga (43-32) non ha dato frutti: il 18/10 nella ratio assist/perse di Milos e compagni ha detto qualità maggiore (14/17 il dato avversario), nonostante un Printezis d’annata, da 26+7, accompagnato però dalle 7 perse del “dio” Vassilis.                                                                                                                        Sull’altra sponda, ad un Teodosic silente, ha fatto da contraltare un Nando De Colo perfetto (23+9+3 assist). Qualità del gioco russo attestata anche dai cinque uomini in doppia cifra e da uno scintillante 47,6% dall’arco. In sostanza un 75-81 che ha determinato una superiorità oltre il livello dello scarto.

Il ritorno, quasi privo di significato per la classifica, ha detto 90-86 per i padroni di casa, sempre ottimi da tre (42%), con il duo delle meraviglie, Nando e Milos, da 46 punti con 10/15 da due, 5/12 da tre, 11/12 ai liberi, 10 assist e 5 recuperi. Altri cinque uomini in doppia cifra ma gestione del pallone un po’ meno oculata, con quella famosa ratio assist perse a 17/20 (17/17 i greci).

Meglio Birch e soci a rimbalzo, sotto solo 30-28 questa volta, ma in tale contesto si apre il discorso centri. In due gare i tre centri dell’Olympiacos hanno combinato per 25 punti e 16 rimbalzi (8+5 al ritorno): il solo Hines ha controbattuto con un solido 23+10. Quasi impalpabile il contributo di Augustine, ma effettiva supremazia russa. Tuttavia è chiaro che da tre armi quali sono Birch, Milutinov e Young ti attendi la differenza contro chi schiera un big man sottodimensionato come Kyle Hines. E qui sta la magìa di questo giocatore: stazza o non stazza, sotto ci vanno gli avversari e non necessariamente in territorio di atipicità, poiché la sfida la accetta e la vince nei pressi del ferro.

Nell’arco delle due gare Mosca ha varcato la soglia dei 20 punti in 6 quarti su 8, aggiungendone uno da 19 ed uno da 15. Che si sia giocato il basket di Itoudis piuttosto che quello di Sfairopoulos è abbastanza chiaro. Di contro, Printezis ha assunto le fattezze del rebus irrisolvibile per gli avversari: 13/19 da due, 2/4 da tre e 14 rimbalzi nelle due sfide.

In generale, durante tutta la stagione,  Olympiacos più solido a rimbalzo (37,40 contro 33,30), mentre CSKA dominante nei viaggi in lunetta per tentativi (22,58 contro 19,11) e percentuale (82,15% contro 73,69%). La superiorità statistica russa si conferma sul perimetro, dove da tre si tira col 40,20% (su 21,64 tentativi) a fronte del 34,39% greco (su 23,43 tiri): da due è sempre CSKA col 55,48% (38,73 tiri) piuttosto che l’Oly da 51,38% (38,31 tiri).

Da una parte c’è Spanoulis e gli assist di squadra sono 15,20, ma di là ci sono i due fenomeni che portano la statistica totale ad un eclatante 20,24, secondo solo al Real di pochi centesimi percentuali. A fronte di tutto ciò è naturale che i russi perdano qualche palla in più (14,55) rispetto ai greci (12,74).

Tanti numeri che portano in una direzione precisa: li guardi e dici che non ci può essere partita, sulla carta. Ma può essere così? Si parla sulla carta, appunto, perché siamo tutti perfettamente consci del peso specifico in queste gare di Spanoulis, Printezis e dello stesso Mantzaris.

Ed allora nulla di chiuso ma alcuni punti chiarissimi che potranno definire la sfida.

I centri di Sfairopoulos devono mettere in difficoltà Hines con la stazza ed una continua pressione offensiva, non concedendo, sull’altro lato, quei rimbalzi d’attacco che sono stati spesso sinonimo di vittoria per i russi.

Le guardie del coach greco devono cercare di limitare l’impatto di De Colo e Teodosic alle giocate individuali, senza che possano coinvolgere gli altri, tiratori come Vorontsevich su tutti. Forse, per l’Olympiacos più facile vincere con uno dei due fenomeni a 30 punti, piuttosto che contro cinque uomini in doppia cifra.

Da parte russa è necessario l’opposto, ovvero mettere in ritmo tutto il roster e sfruttare le giocate magiche dei due leader: questo si fa in un modo solo, ovvero muovendo uomini e palla, come la pallacanestro di Itoudis insegna.

Infine il ritmo. Presumibile che una sfida sopra i 75 punti sia di marca russa, non tanto per le percentuali quanto per il numero di possessi che, di contro, quelli del Pireo vorranno limitare, lasciando il contropiede come effetto unico delle rubate a seguito di clamorosa pressione difensiva.

 

Sarà poi la volta di FENERBAHCE e REAL MADRID.

1-1 in stagione regolare con due successi casalinghi per certi versi antitetici rispetto alle caratteristiche delle due formazioni. 78-77 ad Istanbul e 61-56 a Madrid.                           Ma come, il Real vince la gara più sporca ed il Fener quella a punteggio più alto? Madrileni che, nella vittoria, segnano 9 punti nel secondo quarto e 13 nell’ultimo? Certo, mancavano Sloukas e Datome, ma fa un certo effetto. Il 40-32 a rimbalzo dice dominio blancos al ferro, mentre la scarsa qualità degli attacchi, nella sfida, è testimoniata dalle poche assistenze (10 su 22 canestri per i padroni di casa e 12 su 21 per gli ospiti ) e dalla ratio assist/perse, rispettivamente 10/18 e 12/10. Ed è proprio questo ultimo dato che ha del clamoroso, se è vero che Laso ha condotto i suoi ad un surreale dato del 171,50%, quando la media stagionale di Eurolega è stata 136,79% ed il Fenerbahce si è attestato proprio su quei numeri medi (136,54).

All’andata furono Udoh (14+10) ed uno Sloukas perfetto (11+6 col 50% da due ed ilo 66% da tre) ad accompagnare il miglior Nunnally della stagione (18 in 32 minuti), in assenza di Bogdanovic. Ci fu un Doncic alla peggior gara di tutta l’Eurolega ed un incredibile numero di assist (24) su 29 canestri del Real, in grado di far impallidire il 23 su 31 già ottimo dei turchi. Anche sul Bosforo i rimbalzi registarrono la superiorità di Ayon e compagni, mentre l’alta qualità di gioco espressa scaturì da un 23/12 e 24/11, sempre in tema di assist/perse, rispettivamente per padroni di casa ed ospiti.

Bobby Dixon fu silente e fuori partita in entrambe le occasioni, con un pessimo 3/12 dall’arco: non mi stupirebbe il suo essere un fattore oggi.                                                           In due sfide comunque molto difensive, Il Real ha superato i 20 punti in soli 3 quarti su 8, mentre il Fenerbahce lo ha fatto solo due volte.

Sono due squadre completamente diverse, con i numeri, anche in questo caso, che direbbero netta supremazia dei vincitori della stagione regolare.                                        86,03 punti a gara contro i 76,24 avversari (subiti 78,56 e 73,88), 26,09 tiri da tre (37,54%) mentre i gialloblu tirano solo 22,09 volte col 39,64%. Netta differenza da due, con la “casa blanca” al 56,86% e gli avversari al 51,69%, così come a rimbalzo la differenza emersa nelle due sfide è stata costante stagionale: 36,32 e 32,52, ben bilanciata tra offensivi e difensivi. 20,53 assist a serata per i madrileni contro i 17,21 turchi, mentre in lunetta le differenze sono minime sia per tentativi che per percentuali.

Il roster più lungo di Laso deve fare la differenza e la deve fare sia sotto canestro, dove ha più carte a disposizione, anche in termini di falli da spendere (su Veselj in primis, alla caccia dei fantasmi del 2016), sia sul perimetro, dove Llull e Doncic valgono quasi, se non di più (lana caprina…), i due del CSKA.

L’ordine ed il rigore tattico di due grandi interpreti come Sloukas e Udoh deve portare la partita sui binari turchi, ovvero gestione del ritmo a piacimento, laddove sanno correre come attaccare a metà campo, senza cadere nella trappola delle accelerazioni ripetute madrilene. Soprattutto in caso di quel contropiede laterale che è marchio di fabbrica di Laso, con Llull al comando.

Il tiro da tre dirà molto: se Madrid ne abusa, perde, sicuro. Se le bocche da fuoco turche si attesteranno vicino al 38-40%, per gli spagnoli potrebbe essere dura.

Un po’ di zona può essere un’arma? Forse, ma occhio a quel che si è detto sopra. Nel caso, in fase offensiva, Datome potrebbe risultare decisivo dall’angolo, dopo esser partito in punta.

Infine, forse quello più importante, il fattore Bogdanovic, che sarebbe stato MVP se avesse giocato tutto l’anno. Qui le contromisure non esistono, a meno di non tagliarlo fuori dal resto della squadra, perché si tratta di campione i cui skills individuali esaltano gli altri. Come ogni campione.

Si potrebbe chiudere dicendo che Obradovic è il più grande, come è vero, e che ci si attende un suo dominio su Laso, tuttavia la crescita esponenziale del coach madrileno ci fa propendere per un grosso equilibrio sulle panchine.

Abbiamo goduto per otto mesi, attendendo l’evento finale più bello: non ci resta che goderci lo spettacolo.

Considerando questi numeri che parlano chiaro ma senza dimenticare il solito vecchio detto americano : “Ci sono bugìe, grandi bugìe e poi ci sono le statistiche”.

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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