Blatt, Zizic e l’Eurolega di oggi

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David Blatt è un signor allenatore. Credo nessuno possa minimamente permettersi di contestare questa affermazione. Il suo palmares parla da solo, la sua esperienza, ivi compresa quella sul carrozzone NBA, racconta di un coach capace di adattarsi ad ogni possibile situazione, vincente in Israele, in Italia, in Russia e soprattutto autore di una fantastica impresa col Maccabi nell’Eurolega 2014.

Al ritorno nel vecchio continente dopo la difficile convivenza con Lebron James, si è seduto sulla panca dell’ambizioso Darussafaka, giovanissimo club forte di una sponsorizzazione come quella del gruppo Dogus, gente che nell’Europa cestistica di oggi fa (e farà, visto che si parla di budget stellare per la prossima edizione EL) la voce grossa.

Nessuno dava, ovviamente, per favorito il suo Darussafaka, ma fin da subito, sui campi di Eurolega, si è sparsa la voce in modo inequivocabile: occhio a quelli di Blatt, meglio giragli alla larga. Le vittorie contro CSKA, Real e Fenerbahce (due volte) hanno confermato l’impressione. Vero che sconfitte inopinate quali quelle con Milano (due volte), Maccabi e Galatasaray hanno fatto reso più leggero l’impatto di quelle grandi W, tuttavia nessuno gradisce rivaleggiare coi verdi di Istanbul.

Il 26 dicembre Ante Zizic, giovane star croata del Cibona, ha raggiunto l’accordo col Darussafaka per concludere la stagione in corso ad Istanbul, prima di volare in USA per giocare con i Celtics. Fratello di quell’ Andrija Zizic che vinse l’EL 2014 sotto coach Blatt, il prodotto del KK Split, passato anche per le giovanili del Cedevita, medaglia d’argento ai mondiali U19 in Grecia, si è presentato come dominatore dell’Adriatic League, a 20 punti, 9,2 rimbalzi, 69,5% da due ed un favoloso 28,2 di PIR. Come ci disse Dino Repesa più di un anno fa, il 19enne di 210cm è sicuramente uno dei prodotti più pregiati della scuola slava: risolti, forse definitivamente, alcuni problemi alle ginocchia, sapientemente curati dallo staff del Cibona, il limite per lui è versante il cielo: l’NBA attende a braccia aperte e Boston sogna un Radja bis, anche migliore.

Quindi il Darussafaka dominerà da subito, come sostengono moltissimi osservatori (mi unisco alla lista di chi lo pensò)? Naturale, in una squadra assai forte sul perimetro, con un coach tra i migliori in assoluto, cosa potrebbe accadere di diverso dal migliorare incredibilmente la performance generale?

Ante Zizic esordisce il 30 dicembre a Barcellona. Il record del suo Darussafaka, al momento, è 8-6, ad una sola gara dal secondo posto e solidamente all’interno del quadro Playoff. Il primo episodio è individualmente confortante, solo 4 punti ma già 6 rimbalzi, 2 stoppate  e 2 recuperi in 16’23”. Però è sconfitta 81-77, pesante perché contro un Barça che va malissimo, nonché decimato dagli infortuni sin da inizio stagione.

Sono passati poco meno di due mesi e nove gare e quanto accaduto fa riflettere non poco. 3-6 il record del periodo con una classifica che oggi dice niente Playoff (11-12), sconfitte veramente difficile da digerire come quelle con Maccabi, Milano e Zalgiris, tutte squadre abbondantemente fuori dal giro che conta, ed un calendario che ora richiede una grande impresa se si vuole provare a raggiungere quel famoso ottavo posto, che vuol dire postseason.

9 gare, 10,3 punti, il 63,8% da due, il 70,4% ai liberi, 7,9 rimbalzi (che vogliono dire leadership europea, Kuzmic è a 7,74), 3,1 falli subiti contro solo 2 fatti, 16,1 di PIR che rappresenta numero di eccellenza, appena inferiore al suo compagno Wanamaker, che primeggia nella categoria statistica. Come è possibile che un tale rendimento si accompagni al doppio delle sconfitte rispetto alle vittorie?

Il Darussafaka è squadra perimetrale se ne esiste una, il basket di Blatt è oggi perimetrale come lo fu nella vincente campagna europea del 2014 a Tel Aviv: senza dare giudizi definitivi, che non hanno mai senso, è tematica però importante. Durante le prime uscite, vittoriose o meno che fossero, avemmo modo di notare come il ricorso alle triple fosse quasi stucchevole da parte di tutti gli esterni: pareva fosse quasi un esigenza, poiché lo stesso Moermann, spesso schierato da 4, giostrava in realtà a sette metri dal ferro. Con poco o nulla sotto ci si adatta, si pensò, e si tira fuori il meglio. La pericolosità dall’arco obbligava le difese avversarie ad uscire forte, ed allora ecco diverse autostrade per le penetrazioni della banda di esterni guidata da un Wanamaker in grande spolvero. 564 triple (3a), di cui 216 a segno (3a), col 38,3% (6a) spiegano bene il concetto.

“E’ troppo”, criticavano i puristi del gioco, “è il basket moderno”, rispondevano per le rime quelli più favorevoli alla pallacanestro attuale (spesso meno giovani). Fatto sta che “quel” Darussafaka era lo spauracchio di tutti e si apprestava a lottare per le zone nobili della classifica.

Analizzando tanti numeri, nonostante il servizio statistico di Eurolega sia ancora assai lacunoso per certi versi tecnici, si evince come sia chiara la tendenza a concludere dall’arco, secondo quelli che sono i canoni di molti coach di oggi. Vi è quasi un ricorso semplicemente aritmetico che si accompagna ai concetti di spacing: tiro da tre perché se entra è un punto in più e perché, essendo pericoloso a sette metri dal ferro, costringo le difese ad aprire spazi importanti. Se mi so muovere bene (poco in realtà…) ed occupare gli spot giusti (di più ed  in angolo su tutti) , il resto viene da sé. Evitando ogni tipo di annosa polemica sul bene od il male di questo concetto, è chiaro che grandi percentuali da due non si accoppiano spesso ad una classifica rilevante (5 delle migliori 8 sono fuori dal quadro PO). E’ un tema su cui ritorneremo nell’analisi della stagione di alcune squadre, Milano su tutte.

E’ certamente stupido dire che Blatt non sia stato capace di gestire una nuova pericolosità in post con l’arrivo di Zizic, ma è certamente chiaro che tale novità abbia portato degli scompensi all’interno di un sistema che aveva regole precise e molto più adatte alle abitudini degli esterni di oggi. Tra i quali, trovare qualcuno, forse esclusi solo Teodosic ed Heurtel, che sappia dare la palla coi tempi giusti ad un lungo pericoloso vicino al ferro è veramente impresa ardua. Ragion per cui impazzano 5 verticali senza grandi movimenti, che pagano tuttavia grossi dividendi per le loro squadre (Othello Hunter, piuttosto che Dunston o Tyus come esempi principali). Ed il fatto che una guardia come lo stesso Wanamaker abbia ottimi numeri nel passaggio che manda a canestro, a 4,8 di media e con punte di 11, due volte 8 e 6 assist in questa serie negativa della sua squadra, è ulteriore testimonianza di come sia più tipico del gioco di oggi darla via sul perimetro piuttosto che su linee di passaggio verso il canestro.

La stagione di Blatt e del suo Darussafaka ora richiede uno sforzo extra e non dipende più solo dai propri risultati: Pana, Barcellona, Galatasaray e Stella Rossa sono sfide interne da vincere ed alla portata, mentre le tre trasferte al Pireo, a Mosca ed a Bamberg necessitano assolutamente di una W se si vuole andare avanti. Lo 0-2 con l’Efes pesa parecchio, così come il saldo negativo con Baskonia: in un eventuale arrivo a tre sarebbero ultimi proprio i turchi. Trovare un maggior equilibrio dentro-fuori e saper rendere numeri eccellenti, quali quelli di Zizic, un’arma senza effetto boomerang è la sfida.

 

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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One thought on “Blatt, Zizic e l’Eurolega di oggi

  1. Diciamo che, al momento, il Darussafaka è ancora in corsa sia in Eurolega che in TBSL, Al momento, ripeto, il Darussafaka è grosso modo dove era lecito attendersi che fosse. Comunque le tue analisi sono interessanti.

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