Milano e le stelle

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L’Olimpia torna al successo dopo più di due mesi ed è un brodino assolutamente necessario per la fiducia che la squadra di Repesa deve ritrovare, a margine di un periodo in cui non si riusciva a mettere insieme un possesso cestistico decente nemmeno per sbaglio. Battere una squadra come il Galatasaray non può e non deve portare ad eccessivi entusiasmi, perché in fondo è avversario che non difende, gioca male ed utilizza i suoi giocatori migliori secondo logiche del tutto personali da parte di coach Ataman. Su tutti, Jon Diebler e Austin Daye. Non avere uno straccio di set offensivo dedicato al tiratore di Ohio State, così come limitare i possessi del figlio di Darren a qualche isolata conclusione dall’arco è delitto di lesa maestà del gioco: se poi a difendere non ci provi nemmeno, il disastro è servito.

Milano domina a rimbalzo, va avanti molto bene verso la fine del secondo quarto (47-31), con quel tipo di pallacanestro che era il progetto iniziale di Jasmin Repesa e che non può essere del tutto naufragato, viene graziata da avversari che fanno di tutto per non rientrare nel terzo periodo, naufraga (2-16) ad inizio dell’ultimo ma alla fine la porta  a casa in virtù di una maggiore lucidità e di un Kruno Simon che sfrutta le praterie nella metà campo turca. Nessun trionfo, ma di recente queste partite si sono perse, ed anche molto male.

Segnali di vita, abbastanza concreti ed in linea con quello che da lui ci si attendeva, da parte di Miro Raduljica: siamo lontani dal top, ma un po’ di ritrovata fiducia non può che far bene al giocatore ed alla squadra. Sotto canestro segna il passo Jamel McLean, negativo per una volta dopo aver tirato la carretta da solo per settimane, mentre la solidità di Milan Macvan non viene a mancare mai. Certo che l’opposizione di Tyus e Pleiss è a dir poco soft: magari mercoledì prossimo Birch, Young e Milutinov saranno pratica più complicata da sbrigare.

Il tipo di gioco che permette ai milanesi di vincere la partita è quello che si diceva essere il progetto “repesiano” di inizio anno: pressione alta, transizione primaria e secondaria, palla che si muove a ritmo elevato. Lo si è visto ancora  troppo a tratti: qui si deve lavorare. Questo può avvenire con un Kalnietis che ricomincia  metter insieme prove degne del suo talento ed un Cinciarini che eleva il suo gioco, facendolo nel modo che più gli è congeniale. Al Capitano milanese possono essere imputate pecche di ogni tipo, ma mai e poi mai si potrà dirgli di non provarci fino in fondo e di non cercare di guidare i suoi, dal campo come dalla panchina (troppa nelle ultime settimane). Tutto ciò non è invece possibile con Ricky Hickman, che rimane perfetto nel mettere insieme statistiche tutto sommato accettabili, pur in un’ennesima serata dall’impatto inutile quando non dannoso (una sola persa è già tanta roba ultimamente…). Molto bene Simone Fontecchio, che cresce e lo fa nella direzione giusta, in primis nella propria metà campo, dove le gambe piegate cominciano a sostituire con una certa continuità le inutili manate ed i cali di concentrazione di inizio stagione. Non era pronto per l’Eurolega, non lo è del tutto nemmeno oggi, ma talento e pulizia di gioco non mancano. Dada Pascolo dà un ottimo contributo iniziale, mentre soffre ancora troppo dietro in seguito: l’attitudine del ragazzo resta positiva e di buon auspicio, qualche buona prova in contesto italiano potrebbe accrescere la fiducia. Ora arriva Printezis, che deve essere il suo punto di riferimento, con tutto il rispetto ed i distinguo col “dio” del Pireo.

Appurato pressoché con certezza che la squadra è questa e che la società non pare al momento indirizzata verso alcun cambiamento, si alza un interessante sipario sulla sala stampa, dove si gioca una specie di “overtime” tutto nelle mani di Coach Repesa. Il quale ci ricorda che il suo record di Eurolega era positivo prima di questa stagione (sono numeri, non si contestano) in una sorta di sottolineatura “mourinhana” della propria carriera. Continua annotando, sempre con realismo e chiarezza, che «ci vuole tempo per costruire un sistema vincente laddove non si vince da tempo», prima di arrivare al nocciolo della questione: «Milano non ha stelle, quelli come De Colo, con cui puoi provare  a vincere questo trofeo».  A fine novembre 2015 una stella brillava eccome nel firmamento di Eurolega ed era quella di Alessandro Gentile, allora titolare di numeri che non si discostavano per nulla da quelli del citato Nando De Colo. Fregandosene assolutamente dei ridicoli discorsi su presunte facce ed atteggiamenti del giocatore, idiozie totali che forse non interesserebbero neanche ad una trasmissione per casalinghe, quel che è accaduto dopo è la chiave di tutto. Oggi Milano non ha stelle, è vero Coach: per volontà o per necessità?

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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