Obradovic ed il Fenerbahce: i perchè

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Chi l’avrebbe mai detto? Tre sconfitte consecutive una più brutta dell’altra contro avversari che non dovrebbero nemmeno poterci provare contro i vice campioni europei. Prima l’UNICS in casa, poi BASKONIA e MACCABI fuori e di colpo il Fenerbahce si trova nel pieno della bagarre a metà classifica: ora il derby con l’EFES, la trasferta di MILANO ed il big match con il REAL assumono connotati potenzialmente pesantissimi.

Gli uomini di Obradovic restano a pieno titolo tra le due squadre più accreditate per contrastare l’attuale leadership moscovita insieme ai “blancos” di Pablo Laso, tuttavia è evidente come, da inizio stagione, si siano ripetuti episodi inquietanti che hanno insinuato diverse crepe nelle granitica struttura della Ulker Sports Arena.

Il coach è stato chiaro in tre modi differenti. «Abbiamo preparato la partita sapendo cosa non dovevamo concedere a Langford e glielo abbiamo lasciato fare in libertà» dopo il rovescio interno con l’Unics. «Quello che avete visto stasera è una cosa mai vista nella mia carriera» a seguito dell’asfaltata subita alla Fernando Buesa di Vitoria. «Perdere di soli dieci punti è stato perfino positivo per come abbiamo giocato» alla fine del match di Tel Aviv, unitamente ad un ironico «Ci suicideremo tutti stanotte» che si poteva evitare.

I turchi stanno giocando male fin da inizio stagione: molta fatica in patria ed un sistema che non decolla ai livelli europei delle ultime due stagioni, coronate dall’approdo alle Final 4, conclusesi in semifinale nel 2015 ed in finale nel 2016.

Dopo l’esordio complicatissimo con quel  Bamberg che sta nelle parti basse della classifica, è arrivato un altro successo non eclatante contro un Barça rimaneggiatissimo: 67-66 e 73-72 gli scores. Abbassatosi ulteriormente il livello degli avversari, si è disposto dello Zalgiris (82-68 in casa) e poi del sinora disastroso Galatasaray (103-97), unica squadra in grado di far sembrare il sistema offensivo funzionale ed efficace.

In queste 4 W è parso evidente come la sola straordinaria percentuale da tre (39/75) avesse tenuto a galla un attacco che non riusciva ad andare al ferro con continuità nonostante le numerose armi a disposizione: Veselj, Udoh ed Antic su tutti. 72 su 157 da due non attesta perimetralità ma solo fatica a lavorare per buoni tiri. Il crollo dall’arco nelle successive tre gare (10/24, 4/26 e 7/17 rispettivamente) ha accorciato definitivamente la coperta per una squadra che ha continuato a litigare col canestro da due: 53 su 121 nelle tre sconfitte, in sequenza il 46,9%, il 36,6% ed il 47,9%.

A rimbalzo si è sempre, incredibilmente, sofferto ed i numeri lo dicono chiaramente. In sette gare il differenziale con gli avversari è stato come segue: 33 vs 35, 25 vs 31, 30 vs 30, 37 vs 27 (contro il Galatasaray..),28 vs 36, 35 vs 45 e 33 vs 33. Se hai Udoh, oggi miglior lungo in Europa, e Veselj, non puoi essere 221 a 237 sotto le plance. Ma allora perché gli stessi Udoh e Veselj giocano sempre meno insieme dando maggiore  spazio a quintetto con Datome da 4? Per di più un Datome ben lontano dai suoi livelli migliori e spesso in condizioni fisiche che ricordano sinistramente il pallore effettivo del Preolimpico. Se ci aggiungiamo che Antic circola sempre più lontano dal ferro, il quadro è lampante. Non può quindi stupire che, a statistiche aggiornate alla metà del settimo turno, si viaggi intorno tra l’11mo ed il 13mo posto nelle classifica delle carambole tirate giù (31,57 a sera). Tanto per essere chiari l’Efes leader ne prende 37,29 e  la Milano terza ne raccoglie 34,86. Stessa posizione conseguenza dei numeri di cui sopra  a livello di tiro da due: il 44,96% globale è ancor più grave se è vero che ben 13 squadre ad oggi viaggiano sopra il 50%. Meglio, grazie alle prime quattro straordinarie uscite, da tre: il 42,25% vale un terzo posto in una classifica in cui solo 5 squadre superano il 40%. Il numero che tuttavia dà meglio l’idea della crisi tecnica in corso riguarda i viaggi in lunetta: 119 totali, 17 ad alzata di contesa che valgono il penultimo posto. Solo Bamberg fa peggio tra chi ha già giocato sette gare.

La stessa difesa, che dopo quattro turni concedeva 293 punti, ovvero 73,25 a sera, dopo sette partite è scesa (o salita se preferite) ad un totale di 547 punti subiti per una media di 78,4. Limitandoci alle tre recenti sconfitte si arriva a 84,66 punti concessi agli avversari. Francamente difficile spiegarsi come un’organizzazione difensiva come quella di Obradovic possa di colpo concedere 11 punti in più a gara. Unics a 62,8% da due e 27,3% da tre, Baskonia a 55,6% e 45,5% ed infine Maccabi da 65,1% e 40%. Inutile giraci attorno, sono numeri impietosi ed impensabili sino a pochi giorni fa. Il 138,29% (130/94) nella cosiddetta ratio assist/palle perse che viene concessa agli avversari è dato da media classifica a questo punto della stagione: da uomini come quelli a disposizione di Obradovic ci si attenderebbe qualcosa di largamente inferiore.

L’ultimo dato assai preoccupante da prendere in considerazione riguarda i singoli quarti giocati sinora, un totale di 28: solo 10 volte il Fenerbahce ha messo a segno più di 20 punti, ma 4 volte è accaduto nello stesso incontro, quello contro la già citata pessima difesa del Galatasaray.

Numeri impietosi a testimoniare una difficoltà che esiste realmente, oltre ogni aspettativa. Nessuno meglio di Obradovic ha le capacità per gestirla sebbene sia una vera e propria unicità nella sua gloriosa carriera. Inutile dare giudizi definitivi dopo nemmeno un quarto di questa nuova formula, tuttavia due considerazioni si possono fare senza alcun dubbio. La prima riguarda la novità di calendario: giocare ogni due-tre giorni ha già creato diversi incontri ad alto punteggio e scarsa intensità che non sono esattamente consoni alle caratteristiche che il grandissimo coach serbo richiede normalmente ai suoi giocatori. Saprà adattarsi ad un utilizzo maggiore delle rotazioni ed al fatto che qualcosa debba lasciar  “passare” nell’arco di così tante partite consecutive, senza dover ricorrere alle sue ormai celeberrime sfuriate? E’ sfida non semplicissima, sebbene un fuoriclasse come lui la possa benissimo affrontare. Dal punto di vista tecnico vi è precisa esigenza di provare a correre e muovere la palla a ritmo superiore per arrivare a conclusioni a più alta percentuale perché, come ci hanno detto le statistiche, il tiro da tre non può risolvere ogni problema. A livello individuale poi non è possibile affidarsi così pesantemente alle “zingarate” lungo e oltre l’arco dei soli Dixon, spesso fuori controllo, e Sloukas, che non può essere boia ed impiccato troppo a lungo.

Misteri della nuova Eurolega: almeno fino ad inizio 2017 determinate gerarchie saranno ancora da definire completamente. Il Fenerbahce resta in ogni caso tra le maggiori indiziate per le Final Four, che poi sarebbero casalinghe.

 

 

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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