Eurolega o Nba?

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Il dubbio era insistente da qualche giorno, le partite si susseguivano a ritmo incessante e l’evidenza di alcuni numeri si faceva certezza. Quanta l’incidenza del nuovo format sui risultati e sui numeri di Eurolega?

Le parole (fonte Sportando) di Bartzokas e Trinchieri dopo la vittoria “blaugrana” danno il la ad un ragionamento più ampio.

Bartzokas sostiene che il nuovo formato non sia adeguato per l’Europa poiché “a ritmo NBA senza essere l’NBA, dove se si perde non è un dramma, diversamente da qui” aggiungendo che “non si può migliorare perché non ci si allena” e che la soluzione, condivisa col coach di Bamberg, sarebbe “un roster a 15 giocatori”.

Trinchieri parla di “stanchezza mentale da fine maggio pur essendo solo ad ottobre”, elenca infortuni eccellenti che si sono susseguiti nelle ultime partite che sono “battaglie giocate al massimo ogni due giorni” ed infine aggiunge una considerazione sulle presunte  difficoltà del suo campionato ( nella settimana che porterà alla sfida con l’Olimpia, più o meno nella stessa situazione in patria) sciorinando un “facciamo tanta fatica a  vincere in campionato, come in Spagna”.

Il coach catalano parla di allenamenti, dimenticando il fatto che pure in NBA non ci si allena, anzi lo si fa decisamente meno (RS da 82 partite contro le circa 60 in Europa tra Eurolega e campionato). 15 giocatori è un’ipotesi da non scartare assolutamente, ma sarebbero disposti i coach europei ad adeguarsi ad un secondo quarto in stile NBA con sole riserve in campo? Oggi è difficile. Pensiamo all’intensità sui 40 minuti di un Obradovic e la risposta è automatica.

Il coach italiano del Brose dice di fare fatica in un campionato, che paragona in modo assai bizzarro a quello spagnolo:  in Germania dopo 8 partite ha 8 vittorie con 682 punti segnati (85,25 a sera) e 504 subiti (63 di media). Uno scarto medio di 22,25 punti, due sole partite vinte con meno di dieci punti di scarto stesso (+6 con Oldenburg e Bremerhaven), due sotto i venti  (+11 con Gottingen e +12 con Ludwigsburg), una vinta di 26 ( Wurzburg) e tre  oltre 30  (+39 con Skyliners, +40 con Tubingen e + 48 con Braunschweig). Milano dopo 5 gare segna 86,8 punti in Italia, subendone 75,4  per un differenziale medio di 11,4. Il campionato tedesco non solo non ha nulla a che vedere con quello spagnolo, ma è ben inferiore anche a quello, seppur non eccellente, italiano. La Bundesliga è molto probabilmente il campionato più semplice d’Europa. Difficile trovare un riscontro nei numeri alle parole del coach dei tedeschi.

Tornando ai numeri di questa stagione europea, era palese che la nuova formula creasse degli scompensi a livello di intensità che non si riescono ad evitare completamente con rotazioni più ampie del passato. La testa resta la testa, puoi allenarla quanto vuoi ma giocare 4 volte in 8 giorni è sforzo che non tutti, e non sempre, possono sostenere ad alto livello. Cosa ne emerge? Soffre la difesa, salgono i punteggi e talvolta si registrano prestazioni dall’intensità almeno discutibile. Gli attacchi, di conseguenza, ne beneficiano non poco.

La squadra che segna di più è lo CSKA (95,25 di media) mentre chi subisce meno, dopo quattro giornate, è il Barcellona (71,5). In Regular Season 2015 il Laboral eccelleva con i suoi 92,75 punti mentre il Khimki ne subiva, migliore tra tutte, solo 63,5. In TOP 16 2015-16 primeggiavano il Fenerbahce (90,25) e Malaga (71).

Ad oggi, in stagione, la media punti per partita è di 164,59, contro i 152,02 della scorsa Regular Season ed i 157,03 della passata TOP 16, sempre tutto dopo 4 partite.

Ancor più nel dettaglio, una “powerhouse” come l’Olympiacos , storicamente nota per il suo sistema difensivo, ormai da anni il migliore attraverso diversi coach, ci regala i seguenti dati. 85,25 segnati contro 80 subiti quest’anno. 77,75 contro 68 in Regular Season 2015 e 70,75 contro 72,5 nell’ultima TOP 16.

Da non sottovalutare il fatto che con sole 16 squadre, il livello di talento sia maggiormente concentrato e chi magari sarebbe potuto essere prima punta in un team di livello inferiore, oggi si ritrovi come terzo cambio in uno squadrone. E’ il contrario di quel che ha cambiato in peggio il gioco NBA: 23 squadre erano talento puro, 30 si avvicinano più al circo, ognuno con un solo regale leone sotto il proprio tendone.

La direzione delle statistiche è chiara, seppur solo dopo 4 gare: ciò che accadrà di qui a Natale ci confermerà o meno la tendenza. Da inizio 2017 le cose potrebbero cambiare poiché potrebbe verificarsi esattamente quanto accade oltre oceano dopo la pausa per l’All Star Game: intensità che sale in previsione dei posti Playoff. Inevitabile che possa succedere anche nel vecchio continente poiché le sconfitte di oggi contano eccome, tuttavia a 12-15 partite dal termine le gerarchie saranno molto più chiare  e le W in palio peseranno il doppio, soprattutto quando contro dirette avversarie. Di contro, chi sarà al vertice, è probabile che si conceda qualche distrazione in previsione della volta finale, magari lavorando duramente in quei giorni su principi atletici necessari all’ottenimento della miglior forma Playoff.

Un’ultima considerazione è puramente tecnica e non credo la si possa sottovalutare. I profeti del solo “pick and roll” sono fortunatamente pochi, sempre meno,  in Eurolega, dove si vede chiaramente un ritorno ad una pallacanestro più complessa e meglio organizzata. Molti tagli, parecchie uscite da blocchi non solo per i palleggiatori, backdoor sistematici e tanto altro: il gioco, quello vero, in pratica. Che le difese, sino a ieri solo preoccupate di “cambiare o passare” non siano più abituate ad affrontare sistemi migliori è chiarissimo. Ne beneficiano il gioco, assai più completo,  e lo spettacolo. Per ora si alzano gli score e non è singolare che talune percentuali, anche dall’arco, raggiungano livelli notevoli: si gioca meglio a pallacanestro.

 

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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