Olimpia sulla terra

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Il Real Madrid passa a Milano dominando per tutta la partita, esclusi soltanto alcuni minuti che riportano Milano a contatto ad 8’06” dell’ultimo quarto: di lì alla fine i blancos ne mettono 24 e chiudono la pratica. Ma già sul 17-26 era KO tecnico.

Se qualche lombardo si fosse illuso dopo i primi due successi con Maccabi e Darussafaka è bene che si torni con i piedi ben saldi per terra: l’Olimpia era e resta una squadra che lotterà per i posti tra il sesto ed il decimo/undicesimo insieme a molte di quelle che incontrerà nelle prossime quattro partite (Bamberg fuori, poi Efes e Baskonia in casa prima di essere accolta al Pionir di Belgrado).

Madrid è di un’altra categoria, così come Fenerbahce e CSKA, quest’ultima su tutti. Lo scivolone casalingo contro Vitoria di 48 ore prima ha reso ancor più improbabile la possibilità di uscire sconfitti dal Forum. Una squadra che ritrova nel tabellino alcune primizie quali un bel DNP per Trey Thompkins, 4’20” per Luka Doncic, 6’11” di Andres Nocioni piuttosto che soli 13’43” di Gustavo Ayon credo sia facilmente annoverabile tra quelle fuori portata per l’Olimpia di oggi.

Analizzando le statistiche del match scopriamo un Real meglio da due (71,1% vs 61,4%) e da tre (33,3% vs 21,7%) su un numero di tentativi praticamente simile (38+30 vs 44+23 milanese): 40 a 33 la differenza a rimbalzo per chi ha vinto la partita. Milano che è andata in lunetta 30 volte col 70% mentre gli uomini di Laso a cronometro fermo hanno tirato 24 volte col 70,8%. Leggera prevalenza bianca negli assist (19 vs 18) mentre i furti dicono vantaggio biancorosso (6 a 3) così come le palle perse (10 contro 12).

Da inizio Eurolega vi è un dato chiaro ed inequivocabile: EA7 vincente quando prende più rimbalzi (34-33 col Maccabi, 42-26 col Darussafaka) e perdente quando soccombe sotto i tabelloni (29-42 al Pireo e 33-40 ieri sera). E’ tutta colpa di Raduljica? Manca un backup di stazza per il serbo? Non è così semplice.

Giocare con un centro vero oggi a qualsiasi livello è complicato per due ragioni: prima di tutto ce ne sono pochissimi, il che crea desuetudine all’utilizzo degli stessi, poi i sistemi di gioco sono inesorabilmente imperniati sui giocatori con la palla in mano. Qui si apre un mondo da cui non potremmo certo uscire con poche righe, quindi limitiamoci alla situazione emersa da ieri sera. C’è un problema Raduljica a Milano? No. Altrimenti dalla partita di ieri emergerebbe un grave problema Ayon a Madrid, già non brillantissimo in precedenza. C’è un problema condizione di Raduljica a Milano? Sì. La forma fisica è quella che è. C’è un problema di inserimento di Raduljica nell’Olimpia? Sì. Ahimè citare Rio è assai crudele: abbiamo idea di cosa voglia dire giocare con il playmaker che si chiama Milos Teodosic rispetto a chiunque altro, Ricky Hickman compreso? Ci vuole tempo ed è quel tempo che le sfide con le squadre di pari livello fanno scorrere più lentamente, mentre l’impatto con le tre superpotenze accelerano all’improvviso.

Detto questo vi sono altre due faccende milanesi sulle quali fare chiarezza:  Mantas Kalnietis  e le rotazioni ampie. Il lituano non sta bene, si vede da come corre, si vede da come manca di fiducia nella sua testa prima ancora che nella sua caviglia malandata: quanto a lungo questo problema durerà sarà inversamente proporzionale alla crescita di questa squadra perché inizia a vedersi con una certa chiarezza che Ricky Hickman, positivo nelle statistiche, non è il play da 30 minuti di alto livello, come la sua carriera indica chiaramente. La circolazione di palla, nei pochi minuti (9’14”) in cui il nativo di Kaunas è stato in campo è scorsa molto più veloce ed incisiva rispetto all’ex Fenerbahce (4 assist in poco tempo contro 5 in più del triplo dei minuti in campo): la condizione assai precaria non ha permesso allo stesso Kalnietis di capitalizzare questa migliore situazione. Le rotazioni sono, come ampiamente previsto, l’argomento della stagione: e come potrebbe essere diversamente visti i dodici giocatori potenzialmente utilizzabili sempre? Sostenere che Jasmin Repesa ami o detesti questa ampiezza mi parrebbe discorso da bar del tutto inutile. Ogni maledetta partita ci saranno due o tre “incazzati neri”, col loro seguito di fiancheggiatori, poiché volenti o nolenti i minuti sono 200, che diviso dodici mi pare faccia 16,66 . Sarebbe magari più interessante domandarsi se la struttura difensiva che prevede il cambio sistematico sempre e comunque sia valida contro una squadra che ha sempre in campo 5 attaccanti: Milano ha un piano B per queste situazioni in cui si devono affrontare mismatch potenzialmente devastanti in ogni possesso ed in cui , se le rotazioni dal lato debole non sono più che perfette, si fa notte fonda? Ad oggi mi pare che la risposta sia no, ma siamo al 28 ottobre, mancano 26 partite da affrontarsi sulla base di un record 2-2 che non è per nulla negativo visti i valori in campo.

La calma, la consapevolezza, il lavoro: chiedete al Laso devastato dopo le F4 2014 di cosa si tratta.

 

 

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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