Il diario delle Final 4 tra passione pura, legami forti e scoperte piacevolissime

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DAY 1

Marshall Glickman fa gli onori di casa alla conferenza di presentazione dell’evento, dispensando sorrisi che fanno un po’ a cazzotti con il grande fantasma che aleggia su queste Final 4: «E se vincesse il Real?» La domanda è abbastanza bastarda, la risposta di quasi tutti, soprattutto “off the records” è tra l’impaurito ed il divertito: «Ci manca solo quello…»

Arrivano alla spicciolata i protagonisti ed una prima valutazione è solo ed esclusivamente a livello di stile e moda. Promosso Mike James, addirittura impeccabile Sasha Vezenkov, ci sarebbe da fare una chiacchierata con chi ha vestito Papanikolaou e Bartozkas. Bene Saras e Sato, come sempre, non ci convincerà mai l’abito dei blancos, che ironicamente ricorda molto il concettò di “grobari”. E qui si potrebbe organizzare un mondiale di ironia…

Joe Arlauckas introduce tutto e tutti ed annuncia sorprese. Di lì a poco ecco la prima ed è… incredibile. Vezenkov MVP! Ma dai, chi l’avrebbe mai detto…

La vera sorpresa, ammettendo la colpa di non conoscerla, è Sofia del Prado, co-presentatrice dell’evento ed assoluta protagonista del weekend. Mamma mia che bella! Poi quando si scopre che è stata Miss Universo Spagna si capisce meglio.

Tante domande, poca fantasia. Cosa mai volete che vi risponda un protagonista a cui si chiede «cosa provi ad essere alle Final 4?». A – avrei preferito essere eliminato prima, B – era meglio giocare i quarti di finale dei Playoff nazionali, C – peccato, avevo judo. Suvvia, si può far meglio.

Saras, all’ennesima domanda sul fatto di essere nella città natale, la fa breve: «E’ la F4 migliore perchè non devo pagare i biglietti aerei alla mia famiglia che è già a casa».

In lontananza, neanche tanto, si ode già l’urlo del popolo “red”, la domanda a Mike James è quasi sovrastata da quei cori, dopodiché il fenomeno del Monaco, sollecitato, sorride e risponde «Bello avere tifosi…». Scherza, molto, soprattutto con Jasi.

Scorrono i video dei messaggi VIP, tra i quali spiccano quelli di Doncic, premonitore col suo #halamadrid, e di Kyle Hines, uno che basta che apra bocca per catturare l’attenzione di chiunque. “Sir Kyle” si nasce.

Final 4 | Eurodevotion

L’attesa cresce, dal pomeriggio sarà ora di campo coi primi allenamenti. Mentre ci si trasferisce verso la Zalgirio Arena, ci si domanda quando sarà in programma la conferenza stampa del duo Glickman-Bodiroga. Ad un anno dall’allontanamento di Bertomeu, con tanti temi (problemi) sul tavolo, da Gran Canaria che tutti danno come certa rinuncia alle varie voci su Dubai, dalle sanzioni post rissa all’allargamento possibile nei prossimi anni, avere un resoconto di quanto si sta facendo per cambiare è ritenuto il minimo da parte di molti. Siamo tra questi.

Per la serie “conosci la Lituania”, si scarica l’accendino, la scorta di Toscanelli Gialli merita rispetto, un’anziana edicolante indica i due modelli che ha a disposizione: «This cheaper, this not cheaper» (testuale). Ma non ci avevano raccontato che qui parlano tutti benissimo inglese? Balla. Vada per il “not cheaper”, prezzo segnato € 1,15. Le dò 2 €, mi dà il resto di 50 centesimi. Ma non costava 1,15? «My friend, one fifty is like one fifteen…». Ok, non muoio per 35 centesimi, ma è una zanzata spettacolare e con inglese stranamente migliore. Non siamo “friends”.

Atmosfera molto rilassata a bordo parquet durante la “media availability” del Monaco. Tutti gli occhi sono su Mike James, mentre i giornalisti locali ovviamente assediano Donatas Motiejunas.

Le movenze del talento di Portland farebbero innamorare di questo gioco chiunque, c’è musicalità mista a poesia in ogni suo palleggio o tiro, sembra danzare con un ritmo che puoi aver solo nel sangue.

Gli chiediamo se serviranno adeguamenti contro la pallacanestro dell’Oly, lui chiaro: «No, dovremo solo essere noi stessi». Ed a Vezenkov, chi ci pensa? «Di certo non io, tocca a John Brown, uno che può cambiare e stare con tutti. E’ incredibile come sia stato escluso da ogni discorso sul difensore dell’anno, l’avrà presa sul personale… Io “big brother” della squadra? Parole grosse!»

Com’è Mike? Simpatico e disponibile, sorridente ed ironico. Ben diverso da quanto possa apparire in pubblico.

E John Brown? Meriterebbe il premio di MVP solo per gli occhiali indossati a bordo campo.

Sloukas fiuta il pericolo Monaco: «Siamo dove meritiamo ma non contiamo troppo sulla maggior esperienza, dovremo giocarcela fino in fondo».

Finalmente si può rubare Coach Bartzokas ai greci (a quelli delle televisione andrebbe ricordato che se ci sono 15 minuti di disponibilità globale, è buona norma non prendersene 12…): la serie col Fener vi ha resi più forti?

«Certo, è stata durissima, abbiamo sperimentato il massimo ed il minimo. Peccato aver avuto pochi giorni per preparare la Final 4. A volte può dipendere dalla fortuna, da un possesso».

Visione premonitrice di Georgios, quella sul possesso da cui dipende un risultato? Crudele. Piccola annotazione. Durante l’intervista suona la sirena che dice stop ai media, il Coach ripete il concetto espresso dopo che torna il silenzio. Piccole attenzioni che dimostrano disponibilità e classe, non è da tutti.

Altra cosa, chiarissima, quel riferimento ai pochi giorni tra gara 5 ed i Playoff. A noi pareva assurdo, anche per la logistica dei tifosi, ci conforta che la pensino così anche i Coach, sebbene per altre ragioni.

Tocca a quelli del “clàsico” e raggiungere Saras è pressochè impossibile vista la muraglia lituano-catalana che lo circonda. Se c’è un uomo sotto pressione, eccolo.

A proposito di pressione, c’è un uomo che oltre ad essere sottoposto a quella è anche solo.

Chus Mateo passeggia solitario a centro campo, cosa assai inusuale per l’allenatore del Real Madrid. Ma si sa, la stampa della capitale non ha mai mostrato troppo amore e stima verso il Coach sin dal primo quarto della Supercopa di Siviglia. Sfrutto il buon rapporto e lo avvicino, accolto da un sorriso e da una disponibilità che spiega per la prima volta (saranno tante in questi giorni) il valore umano prima che professionale. Come per Bartzokas.

«Abbiamo cuore, ci porterà lontano. Giochiamo contro una squadra che arriva qui in gas totale, servirà una partita perfetta».

E su Mirotic, cosa farai? «Credo sia meglio spiegarlo ai miei giocatori prima che qui a te…»

Ci riprovo: Satoransky, che tanto male vi ha fatto soprattutto in post in stagione? «Serviranno accorgimenti particolari, ma lui ha tante altre armi, così come tante sono le soluzioni per Saras. Dovremo scarificarci e diventare più grossi di quello che siamo senza Yabusele, Gaby e Poirier».

Mi dirigo dal Chacho che. oltre al solito sincero saluto a Milano, ha un sorriso sornione: «Io, Rudy e Sergi ne abbiamo vissute tante… Siamo cambiati molto, non è il Real di sempre, ma gli alti e bassi stagionali ci hanno aiutato a crescere».

L’impressione? Questi hanno idee chiarissime ed il pronostico che vede il Barça favorito inizia seriamente a vacillare. Il timore di chi non li vuole sul trono europeo cresce.

Tocca a Kuric. «Sono nel mio miglior momento e, sì, Saras è migliorato come allenatore anche perchè oggi ci ascolta di più».

E’ tutto vero, non basterà.

La notte scorre lenta come ogni cosa in Lituania, il RePUBlic è già casa, il piacere di discorrere di basket sino alle prime ore del mattino è impareggiabile mentre le vie (la via…) di Kaunas sono sempre più popolate di “rosso Pireo”.

Pochi italiani presenti a livello di media, altra occasione persa a testimonianza di un movimento sempre troppo provinciale. Ci sono però giovanissimi ragazzi che sanno il fatto loro cestisticamente: sarebbe bello che questo talento fosse realmente gratificato come un vero lavoro. Un consiglio da chi ha già perso quel treno anni fa per scelte idiote? Andate all’estero, lavorate con l’estero. Triste verità, è tempo di riprovare il “futon”.

(2/6, scorri in fondo per cambiare pagina e proseguire la lettura)

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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