La Virtus non ci prova nemmeno a Tel Aviv: il Maccabi vola, le vu nere sprofondano in un baratro

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Alla Menora Mivtachim Arena è un monologo gialloblu senza interruzioni: il Maccabi trionfa e travolge la Virtus Bologna 111-80 al termine di una sfida mai stata veramente tale.

Da una parte una squadra nel miglior momento della stagione; dall’altra parte una squadra che ha tirato i remi in barca. Facciamo qualche riflessione.

La gara

Dopo poco più di un minuto è già 8-0 Maccabi con le due triple consecutive di Colson; la Virtus è tutta sulle spalle di Ojeleye, l’unico che sembra volerci provare – sono tutti suoi i primi 7 punti ospiti. Ma la difesa bianconera non è pervenuta: sono 21 punti subiti in metà quarto. Intanto si ferma l’attacco di casa ma quello ospite lo fa ancora di più collezionando palle perse e confusione. Dopo 10′ è 28-13.

A inizio secondo quarto c’è una prima piccola reazione virtussina che porta per la prima volta dopo tempo a scendere sotto le 10 lunghezze di disavanzo. Ma in difesa si torna presto a brancolare nel buio e in attacco a deragliare: a metà quarto il risultato dice 49-31, una punizione già quantomai severa. Gli israeliani cavalcano un parziale da 18-2 e l’abulia Virtus è nell’immagine di Shengelia che appena recupera un pallone commette una ingenua violazione di passi che riconsegna il possesso agli avversari. Si arriva all’intervallo su un perentorio e desolante (dipende dal punto di vista da cui lo si guarda) 62-33.

La soglia intorno a cui si galleggia è quella dei 30 punti di distanza; il secondo tempo, quindi, non può che prendere le dimensioni di un grande garbage time, come purtroppo è accaduto troppo spesso nella stagione virtussina. Agli israeliani sono lasciati metri di spazio dall’arco e allora le triple scoccano con estrema facilità infuocando l’arena in un roboante 77-40. Da qui il passo fino al 111-80 finale è molto breve.

Come succede spesso nelle partite dall’ampio garbage time le percentuali al tiro non raccontano molto di quello che ha detto il parquet. Lo fa però il dato degli assist: un impressionante 39 degli israeliani a fronte di sole 6 palle perse. E, di conseguenza, uno sbalorditivo 153-87 di PIR. Ma ora andiamo a commentare questi dati nudi e crudi che riflettono poco della disfatta bianconera e del trionfo gialloblu.

Un Maccabi che è pronto per i playoffs

Grande prova di forza degli uomini di Kattash che confermano l’ottimo percorso fatto negli ultimi mesi e il fatto che questo Maccabi, non senza sorprese, sia una squadra pronta per affrontare i playoffs di Eurolega.

Probabilmente in pochi lo avrebbero detto a inizio anno: molti si aspettavano che gli israeliani avrebbero dato fastidio alle grandi e sarebbero stati fra quelli che lottavano per uno degli ultimi posti per la post-season. Effettivamente, però, nessuno se li aspettava dentro le magnifiche otto. Eppure, ad oggi, con 18 vittorie già in saccoccia e con altre due gare casalinghe delle tre rimaste da giocare, si può dire che la squadra di Tel Aviv torna con merito a giocarsi uno spareggio per le Final Four di Eurolega.

I progressi fatti da inizio anno, poi, sono palesi. Nei primi mesi dell’Eurolega il Maccabi era una squadra fatta di grandi atleti e fatta per vivere di folate sulle ali dei vari Baldwin e Nebo. Una squadra fatta per esaltarsi davanti al proprio pubblico e molto più in difficoltà quando quella spinta emotiva veniva meno.

Poi qualcosa è cambiato, la squadra è maturata e la natura razionalizzatrice e sistematica incarnata da Lorenzo Brown ha investito tutto il resto del gruppo. Col passare del tempo il Maccabi ha aggiunto solidità e consapevolezza a quelle caratteristiche di cui sopra: il mese di febbraio in cui sono arrivate tre vittorie esterne sono la cartina al tornasole di questa evoluzione. Un’evoluzione che è stato il salto necessario per diventare squadra da playoffs da squadra che poteva lottare per quelli senza arrivarci.

E la crescita si vede dalla maturazione di due giocatori spesso a briglia sciolta come Baldwin e Nebo, e dalla crescita di Colson e Martin, diventati due collanti fondamentali e decisivi tra i reparti.

I 38 assist di questa sera testimoniano la bontà di una pallacanestro che funziona. E che, oltre a essere frizzante ed esuberante, trova la sua forza nella coralità. Perché sì, Lorenzo Brown è il leader indiscusso del gruppo, ma è un leader che sa far esaltare gli altri senza il bisogno di snaturarsi eccessivamente. Un leader spesso silenzioso, ma vincente.

Da qui si arriva facilmente ai 111 punti, ai 38 assist e alla grande prestazione tecnica ed energica degli uomini di Kattash.

La Virtus e un finale di stagione europeo desolante

Era preventivabile perdere a Tel Aviv senza tre giocatori fondamentali, con le ambizioni europee finite contro una squadra che invece giocava per vincere per poter entrare tra le migliori otto? Sì, altamente preventivabile.

Tuttavia crediamo ci sia modo e modo di perdere. E forse quello scelto dalla Virtus Bologna non è il migliore né per i tifosi né per i giocatori stessi visto che subire in successione delle imbarcate di queste dimensioni potrebbe anche lasciare qualche scoria nella mente dei giocatori. Negarlo sarebbe poco credibile. Non siamo né automi né robot: nessuna mente è resettabile e si lascia cadere addosso le cose senza dare loro alcun peso. E queste sconfitte non sono cose che cadono addosso serenamente.

Che dopo la sconfitta perentoria contro il Real Madrid si fosse alzata bandiera bianca e si fosse rivolto lo sguardo tutto al campionato era cosa chiara. Però c’erano 4 partite europee da onorare e ne rimangono 3. Partite di quella competizione che la Virtus ha voluto fortemente riconquistare, facendolo tra l’altro al termine di una bellissima EuroCup. Per questo motivo non lottare in ogni singola partita in quella competizione che si è tanto cercata e agognata sarebbe un controsenso logico.

E sarebbe un peccato anche alla luce di quella che è stata la stagione virtussina in Eurolega. Una stagione sì con alti e bassi, ma che ha visto le vu nere essere squadra temibile per chiunque e squadra, in ogni caso, dalla buona compattezza e solidità. Una squadra comunque rognosa e ostica da affrontare. Infatti fino a fine febbraio si è galleggiati sulla soglia del 50% di vittorie e si era disputata un’ottima stagione a livello europeo.

Poi ancora i numerosi infortuni e il tracollo che ha portato a 5 sconfitte nelle ultime 6 uscite, di cui alcune veramente pesanti. Pesanti per non dire altro, perché certi KO sono stati veramente gravosi e indecorosi. In più si allunga ormai a dismisura quella lista di partite in cui le vu nere hanno subito una sconfitta di portata molto ampia, in cui di fatto non c’è mai stata contesa (Partizan, Olympiacos, Barcellona, Fenerbahce, Real Madrid, Baskonia e ora Maccabi).

Oggi è inutile valutare le prestazioni (o non-prestazioni) dei singoli. Lo sguardo è già al finale di stagione in territorio nazionale, ma ci chiediamo: non era possibile terminare meglio una stagione europea che fino a un mese fa aveva i contorni di una ottima stagione d’esordio nella massima competizione? Lasciare andare queste ultime partite era l’unica cosa da fare e siamo sicuri che ciò non possa avere effetti negativi sulla compattezza del gruppo?

Di certo, se poi non arrivasse quel fantomatico scudetto le dimensioni della stagione virtussina avrebbero dei contorni inevitabilmente cupi. Un peccato, sinceramente, per dei presupposti che fino a poco tempo fa erano più che buoni.

Maccabi Virtus Ojelye

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Laureato in Lettere moderne e laureando in Italianistica presso l'Università di Bologna. Nel giugno 2023 ha pubblicato il suo primo libro di poesie, "La cenere e l'oceano" (Edizioni Effetto). Letteratura, cinema e pallacanestro sono le sue grandi passioni che cerca costantemente di coniugare.
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