L’Olimpia è solo il suo orgoglio, lo Zalgiris identità e compattezza

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Un altro desolante insuccesso casalingo dell’Olimpia sa tanto di condanna per l’Eurolega biancorossa

Il film dell’orrore targato Olimpia Milano 22/23 offre il suo milionesimo atto, con la vittoria per 66-61 dello Zalgiris corsaro al Forum. A nulla serve il sussulto biancorosso di fine ultimo quarto, Ulanovas e il suo giudizio salomonico decretano il meritato trionfo dei greens.

Olimpia vince- Eurodevotion

Mettere insieme riflessioni di un qualche valore tecnico, o più semplicemente presentare orizzonti credibili in questo momento è è particolarmente arduo, tra l’altro in uno scenario che stenta a evolvere nel tempo e porta sempre a simili discussioni. Ci proviamo tramite la nostra solita analisi per punti.

30′ di abulia

La pallacanestro giocata per i primi tre quarti dell’Olimpia sarebbe uno dei punti più bassi della stagione biancorossa se i momenti di scarsa qualità non fossero già innumerevoli da ottobre a oggi.

Le scarpette rosse iniziano nelle primissime battute con un atteggiamento timidamente incoraggiante, come già era stato con Oly e Alba, ma in un attimo si trovano subito in totale balia dell’avversario e risultano annichiliti su entrambe le metà campo.

I lituani giocano la loro partita, Milano subisce la maggiore intraprendenza e concretezza lituana, e semplicemente si perde. Sintomo evidente sono stati i ripetuti tentativi di arrembaggio in contropiede, cui l’Olimpia ha avuto più di un’occasione per aggrapparsi pure nel momento peggiore, e che vengono sprecati a ripetizione senza nessuna convinzione e buon senso.

L’EA7 si segnala per l’abituale quarto in singola cifra (9 nel primo quarto), tira il 16% da tre, il 33% da due alla metà, dimostrandosi veramente abulica. Senza riferimenti (che sembra aver nuovamente smarrito in toto, anche i pochi che aveva guadagnato dieci giorni fa), senza la minima capacità di mordere nei momenti in cui servirebbe farlo. Una dote che è mancata nei recenti pesantissimi insuccessi e che sta mancando in quello che è (probabilmente è stato) un turning point della stagione.

Dopo l’intervallo, l’Olimpia rientra in campo e non c’è azione che io ricordi dei primi 5′ del secondo tempo in cui la sua manovra non abbia visto il pallone essere sporcato, toccato, rubato, in una sintesi di imprecisione, disattenzione, mancanza di cura e di cattiveria nella gestione della palla. Insomma, un chiaro esempio che ben rappresenta il modo preoccupante in cui sia scesa in campo la truppa meneghina nel più ampio spaccato della gara.

L’identità dello Zalgiris

I greens vincono con grande merito e carattere una prova che hanno dominato per la quasi totalità, senza nemmeno dover eccellere. Una squadra ordinata e consapevole, più che brillante, che si sta costruendo un percorso di tutto rispetto.

Nel fu “gelo di Kaunas“, la quarta sconfitta consecutiva della prima serie negativa dell’Olimpia, si era evidenziata proprio la differenza di identità e autocoscienza tra le due squadre. A tre mesi di distanza è rimasta la stessa marcatissima discrepanza.

I lituani sono squadra normalissima, a livello di tasso tecnico medio e di individualità, ma con idee chiare e spirito d’appartenenza hanno messo le basi di un sistema tra i più solidi e meno altalenanti della competizione, tant’è che la traumatica perdita di una punta di diamante come Keenan Evans è stata assorbita con grande flessibilità.

I lituani hanno saputo imporre molto bene la loro fisicità sugli esterni portando, nel primo quarto soprattutto, spalle a canestro i pariruolo dell’Olimpia e originando da lì con disciplina e determinazione importanti risorse offensive.

Un ottimo avvio di Smits, arma sempre preziosa nello scacchiere di Maksvitys, ha preceduto una progressiva affermazione di Kevarrius Hayes che ha banchettato sotto canestro, specialmente sotto il proprio ferro dove si è rivelato una vera piovra a rimbalzo offensivo. Fondamentale in cui l’EA7 ha sofferto ancora tantissimo nei momenti chiave, sebbene le statistiche non facciano trasparire questo elemento chiaramente (12-11 per i greens in tema di carambole offensive).

Lo Zalgiris è una delle squadre élite nel fondamentale nella competizione – prima con il Maccabi per offensive rebound percentage, con il 35% di rimbalzi catturati sotto il proprio canestro sul totale disponibile – e ha fatto sfoggio di questa sua qualità, sebbene più nel percepito che nel semplice tabellino.

A tirare le fila di tutto è stato però Ulanovas, leader e anima nazionale, che ha guidato i suoi con mano salda e che è stato anche capace di eroismo e senso del drama non scontati, con la freddezza sul tiro che ha ricacciato i milanesi a -5 e messo al sicuro lo Zalgiris.

Gli ultimi minuti, il mercato e il bisogno di risposte

Ad alleviare la pesantezza del ko sembra doverci essere l’ennesima reazione da ultimo quarto biancorossa, che ha accompagnato una buona parte delle vittorie biancorosse di quest’Eurolega (ASVEL, Bayern, Monaco). Stavolta, però, mi sembra che ci sia ben poco di propositivo e costruttivo in questa disperata rimonta.

Oltre alla sensazione di dejavù, il 21-7 dei 10′ finali di questo a tratti deprimente Olimpia-Zalgiris ci lascia semplicemente la consapevolezza dell’orgoglio di alcuni giocatori, nulla di più. E ci mancherebbe, verrebbe da dire, conoscendo bene il valore tecnico, umano che a molti di questi va riconosciuto.

Se è sempre la disperazione e la dignità a sobillare il fuoco di questa squadra, significa che c’è troppo poco di tutto il resto. E così mi sembra una tentata che non non dice molto, neanche se effettivamente ci fosse qualche barlume tecnico, da una discreta condivisione del pallone ad una buona intensità e riuscita difensiva. Il moto d’amor proprio può salvare la coscienza, non sollevare una stagione.

Infatti, dopo la prodezza del solito Baron valsa il -2, i meneghini si sono inchinati sulla tripla lituana di risposta e non hanno saputo mettere insieme un attacco decente nelle ultime azioni a disposizione, quando il momento imponeva razionalità e responsabilità, non più follia e speranza.

E allora ben venga Hines, che ha provato, e non solo una volta, a destare i compagni, grazie alle sue giocate che sanno essere scossa – una stoppata spettacolare, una schiacciata a rimbalzo offensivo -, ben venga Tonut ed una delle migliori prestazioni per impatto della sua carriera in Olimpia, in cui ha difeso come un dannato sul portatore avversario, ha portato carattere e freschezza, si è lanciato alla conquista del ferro in uno slancio solitario. Ben venga pure l’assunzione di responsabilità di Hall nel finale, ben vengano le sciabolate di Baron, le spizzate di Ricci a rimbalzo in attacco. Ben venga tutto ciò, davvero.

Ma una volta può capitare che il carattere imprime fiducia, il sussulto nelle asperità. Quando diventa unica risorsa davanti alle reiterate spalle al muro, mi sembra possa esserci poco di strutturale da trarne per il futuro, se non la consapevolezza di un gruppo che, pur disperso, non rinuncerà a lottare.

La sensazione è che per battere questa Olimpia ci voglia davvero poco, l’impressione è di trovarsi davanti ad una squadra che non ha costruito nulla negli ultimi quattro mesi. O meglio, che ha dilapidato in poco più di una settimana il poco che da questi mesi si era riuscito a mettere insieme.

E’ per questo che le risposte che arrivano da Messina non sembrano trovare esatta coincidenza con la gravità del momento, in nome di una stagione che volge ormai i suoi orizzonti, tanto nell’ineluttabilità dei fatti, quanto nelle prospettive che filtrano dalle parole del coach catanese, sempre più verso i confini nazionali.

Se la fredda realtà ridimensiona le ambizioni, d’altro canto sembra essersi riaperta prepotentemente la porta al mercato. Le condizioni di Pangos, oggi aggravatesi, erano però evidentemente compromettenti per la stagione europea sin dall’inizio e, a mio parere, anche nelle modalità descritte a novembre. Chi scrive aveva convintamente avallato l’acquisto di un profilo quale TLC, ma oggi riconosce per onestà intellettuale l’errore fatto, nella consapevolezza di una vulnerabilità estrema del reparto playmaker, che completa il quadro gestionale dubbio e si riflette nell’ulteriore confusione evidenziata dal ricorso al mercato oggi, a buoi sostanzialmente scappati.

Nel frattempo, al punto in cui servirebbero qualcosa come 11 vittorie nelle restanti 15 gare per i playoff, sull’Eurolega dell’Olimpia stanno scorrendo già i titoli di coda.

Photo credit: olimpiamilano.com, euroleaguebasketball.net, Olimpia Milano Facebook

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