La reazione dura poco, l’EA7 è ancora vittima delle sue incertezze e si inchina al Fener

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Un ulteriore insuccesso grava sull’EA7, il Fener è inarrestabile e vince ancora

La reazione del primo quarto e mezzo sembrava promettere decisamente di più, ma, non appena si sono concretizzate le spallate del Fener, sono tornate a riemergere le consuete incertezze dell’EA7, che solo due giorni fa si erano mostrate in tutta la loro drammatica forza.

I gialloblù attingono a tutte le frecce che hanno in faretra e trovano tutte le risposte che desiderano, per puntellare con un altro succulento successo la loro splendida classifica. Cinismo, calma e fiducia, caratteristiche di cui i ragazzi di Itoudis dispongono a volontà e di cui, di converso, la truppa di Messina è totalmente sprovvista.

L'EA7 alla sesta sconfitta consecutiva - Eurodevotion

Nella puntuale analisi tipica del format di Eurodevotion, i passaggi fondamentali del match vinto dal Fenerbahce per 82-72.

L’illusione

Perchè l’Olimpia l’aveva data una parvenza, un’illusione di provare a tornare sé stessa. Anzi di esser sé stessa per la prima volta.

Solo una parvenza però. Non si è trattato comunque di un’Olimpia scintillante, ma almeno una squadra di buon senso, con approccio combattivo e una discreta razionalità nelle scelte.

Nel 35-19 che ha rappresentato soltanto una chimera qualche contributo positivo c’era stato, seppure a volte con la connivenza di un Fener poco lucido. Messina ha varato il quintetto con Voigtmann e Melli in campo insieme, relegando a ruolo marginale la coppia di centri (Hines gioca 12′, Davies 0′), con una mossa decisionista che in questo momento poteva certamente rappresentare una necessità, ma anche una ricerca di novità e una responsabilizzazione.

Le fortune della mossa tattica non hanno esiti impressionanti, tuttavia l’EA7 cerca di servire palla in area, di pescare qualche mismatch, con qualche imprecisione nel concludere, ma anche trovando un buon bilanciamento offensivo, diversamente dal solito. Luwawu-Cabarrot è una scarica di adrenalina, Mitrou Long continua le sue fantasie anarchiche, difensivamente la riuscita è tutto sommato positiva.

La doccia fredda, però, è dietro l’angolo e il 13-2 di fine secondo quarto dei turchi si rivelerà già una prima condanna. L’Olimpia smarrirà progressivamente la presa sulla gara, che lentamente diventerà appannaggio dei gialloblù.

La fase offensiva perde ogni consistenza e profondità, con un blocco realizzativo, un balbettare confuso nella gestione del pallone, con palle perse davvero scellerate e una retroguardia che si scopre profondamente vulnerabile e inerme. L’unica risorsa sembra puntare Wilbekin in post, soluzione che da un po’ di ossigeno in attacco con le giocate di Luwawu e Hall spalle a canestro contro l’ex Maccabi, ma da lì c’è pochissimo altro.

E’ 63-37 negli ultimi 25′ di gara dal fatidico +16.

Il Fenerbahce, Davis, e l’ennesima vittoria

Quarta vittoria di fila per la squadra che si è imposta come regina solitaria di questo primo terzo di Eurolega. Si è palesata ancora la fiducia e l’auto consapevolezza di un team che è già molto avanti nella costruzione di sé, nonostante tutte le novità della struttura di squadra di quest’estate.

Un lavoro egregio di Itoudis che ha portato ad avere una compagine già così ben oliata neanche a dicembre.

La prima parte di gara è stata caratterizzata da un cattivo decision making dei portatori di palla e anche, come ha raccontato il coach greco nel post-gara, da un utilizzo dello spacing rivedibile. Entrambi elementi cui i turchi hanno fatto presto fronte, facendo passi avanti concreti nel seguito della gara.

Il secondo tempo del Fener svolta insieme ad un attacco dal livello di cinismo altissimo, con una serie infinita di penetrazioni centrali che martoriano la difesa biancorossa. I gialloblù attaccano gli 1vs1 più sensibili, ma, soprattutto, piegano l’EA7 nella freddezza con cui battono i cambi biancorossi.

Il tecnico ex CSKA ottiene contributi da tanti, anche chiamati dalla panchina molto in là nella gara, come Hazer e Birsen, giova poi delle bombe glaciali di Guduric e trova ancora un punto di riferimento imprescindibile in Nigel Hayes-Davis.

L’ex Zalgiris sta giocando una prima parte di stagione da riferimento primario per i turchi, contribuendo in modo molto stabile e risultando un preziosissimo uomo chiave del nuovo Fener. Quello che non a caso al Barcellona era chiamato “soldado de Saras“, gioca una gara incredibilmente sostanziosa e completa.

22 punti, 5 rimbalzi, 3 palle rubate. Segna in tantissimi modi, in avvicinamento al ferro e da fuori, gioca il secondo tempo in marcatura fissa sul portatore di palla milanese, confeziona un recupero che di fatto chiude la gara. Versatile, fisico, anche realizzatore. Chapeau.

Le cose che non puoi cambiare

L’abbiamo detto, l’EA7 è ripiombata nei soliti problemi e, evidentemente, sarebbe stato utopico aspettarsi una svolta rilevante, se non emotiva, due giorni dopo il punto più basso toccato contro l’Efes.

La squadra è crollata alla prima vera spallata turca, dato non nuovo, ha sofferto le consuete pause offensive e ha manifestato ancora la sua fragilità mentale e la sua mancata identità tecnica.

Oggi a salvarsi chi c’è? Come al solito pochi, Melli e Hall, più che altro per volontà in momenti diversi, un lodevole Alviti, Mitrou-Long, unico faro per attendersi un canestro nella grande siccità, ma al contempo epitome della confusione di squadra, con 7 palle perse e due in fila sanguinosissime nel finale, infine Luwawu-Cabarrot da tenere d’occhio, che mette in luce grandissime potenzialità, energia, difesa e anche spunti offensivi, seppur con un ball handling a volte difettoso.

Chi scrive ha sostenuto che l’Olimpia ha ancora tutti gli elementi per risollevarsi e lo crede ancora, mi sembra che l’ambiente stia avendo troppa fretta a gettare tutto al vento, pur in una crisi la cui gravità e profondità è incontestabile.

Anche per questa ragione la parte della conferenza post-gara di Messina che mi è parsa più preoccupante per il futuro dell’EA7 è quando Messina, dopo aver elencato i problemi ormai arcinoti della squadra, ha affermato che alcuni di questi sono “cose che non so se puoi cambiare”. L’impressione di chi scrive rimane che, se non tutto, molto ancora potrebbe essere invertito, ma mi rendo conto di peccare forse di ottimismo, è indubbio che il coach catanese abbia ben più concretamente in mano il polso dell’attuale situazione.

Certo il ko che si teme pesante di Pangos non aiuta e, in generale, le difficoltà alla sesta sconfitta di fila sembrano moltiplicarsi, ma su una cosa ha ragionissima il presidente-allenatore: da questo momento si può uscire solo in silenzio, a piccoli passi, costruendo lentamente le più piccole certezze.

Photo credit: euroleaguebasketball.net, olimpiamilano.com, Olimpia Milano Facebook

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