Senso di appartenenza, storia, orgoglio, passione, risorgimento: la Reyer in 5 parole
Sono 5 i concetti che – a mio parere – descrivono la Reyer. Senso di appartenenza, storia, orgoglio, passione, risorgimento. Indipendentemente da chi è entrato prima o dopo in palazzetto, indipendentemente da chi ha vissuto l’epopea di Misericordia, Arsenale, Gorghetto, Carraro, Dalipagic, Haywood, Bramos, De Raffaele, eccetera….
Dopotutto – scherzo del destino – la pallacanestro ti può entrare in casa in 1000 modi, anche attraverso un cugino…… trevigiano.
Per quel che si può interpretare, intuire e esplorare di questi 150 anni di storia i termini citati sopra sono – probabilmente – i più indicativi.
- SENSO DI APPARTENENZA: Non c’è troppo da dire, oggettivamente, per questo concetto. Chi ha vissuto un epoca più o meno vincente e sufficientemente lunga può riconoscersi in questo termine. Il senso di appartenenza del tifo storico, il senso di appartenenza ad una città che trasuda storia, ad un luogo storico come la Misericordia o l’Arsenale. Il senso di appartenenza – anche – di chi ha lasciato solchi imponenti nella storia come Dalipagic, Carraro, Gorghetto, Zorzi, Causin, De Raffaele, Stone, Bramos e tantissimi altri.
- STORIA: 150 Anni. Se questa non è storia, allora non c’è spazio per altre situazioni, oggettivamente. Tra successi, fallimenti, retrocessioni, rinascite e successi la Reyer ha vissuto i primi 150 anni di storia che non sono certo banali. 150 è un numero storico già di suo, se poi lo si affibia ad una città come Venezia che trasuda sport dal 1872 allora ancor di più, perché la città della laguna è Storia già di suo.
- ORGOGLIO: L’orgoglio di dire io c’ero, di esserci stati agli scudetti durante la guerra, di aver vissuto la magica Reyer della Misericordia e dell’Arsenale, l’orgoglio di esserci stati quando i tifosi oro-granata riempivano ogni domenica il palazzetto nemico (Palaverde) al ritorno in Serie A, l’orgoglio di aver vissuto la tripla di Bramos o il successo del 2019. Sono tanti, tantissimi i motivi di orgoglio del tifoso Reyer, ognuno per epoca, ognuno per tifoso più o meno storico.
- PASSIONE: Tifare Reyer non è – probabilmente – per tutti e non è una cosa che si può insegnare, o meglio, non si può spiegare. Per capire qualcosa in più bisogna aver vissuto un periodo storico, un successo, una delusione, qualcosa che abbia cambiato il corso degli eventi. Se non la ami quando perde, non amarla quando vince, per prendere in prestito una frase che si usa spesso. Il tifoso Reyer più o meno storico sa che questa è una parola fondamentale: per innamorarti di questa società serve qualcosa in più, la passione.
- RISORGIMENTO: Questa è un po’ la parola che racchiude 150 anni di storia. Tra alti e bassi. Ed è – anche – la frase che descrive gli anni della pallacanestro a Venezia (arrivata – come sappiamo – dopo). Successi, insuccessi, delusioni, sconfitte, gioie e dolori enormi. La Reyer ha abituato i suoi grandi appassionati al più classico risorgimento. Se l’esempio grande è quello dell’ultima rinascita, si può anche tranquillamente entrare nel decorso di una stagione ed individuare quel -13 contro Pistoia del Novembre 2016: da lì in poi una cavalcata meravigliosa che ha portato al tricolore del 20 giugno 2017. Perché – forse – gli oro-granata hanno questo nel cuore, in testa e cucito sul petto.
A proposito dei 150 anni l’allenatore della Reyer Walter De Raffaele si esprime con questi termini, ad Area 52: “Un anno bellissimo ed importantissimo, 150 anni per una società sportiva non è una cosa che succede spesso, esserne parte in maniera rilevante ed averne fatto parte con vittorie che rimarranno per sempre motivo di grande orgoglio, soddisfazione, onore e responsabilità. Questo è un altro degli elementi che personalmente aggiungo nella bacheca di quelle cose storiche che rimarranno sempre, quindi il fatto di esserci rimarrà nella memoria al di là di quello che sarà”.