La Virtus vince una gara brutta: buio pesto per Milano, dall’altra parte c’è Re Milos

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Mercoledì atipico di Eurolega che significa derby d’Italia dopo tempo immemore nella massima competizione europea: al Mediolanum Forum di Assago è Olimpia Milano-Virtus Bologna.

Entrambe le squadre arrivavano a questa gara in un momento delicatissimo: Milano dopo due sconfitte consecutive casalinghe in Eurolega e un periodo decisamente no; la Virtus dopo l‘amara sconfitta patita sempre tra le mura amiche contro l’Asvel.

Lo avevamo detto in fase di presentazione della sfida: chi avrebbe perso (e in questo sport, purtroppo o per fortuna, non esiste il pareggio) sarebbe scivolato in un punto molto basso. E’ vero che è ancora novembre, ma la sconfitta sarebbe stato risultato difficilissimo da digerire sia da una parte che dall’altra. Vincere, invece, era sinonimo di rilancio.

Rilancio che si tinge di bianconero: dopo il colpo a Madrid, arriva quello a Milano. Per l’Olimpia, invece, è notte fonda: terza sconfitta di fila in casa e una ancora più preoccupante sconfitta per quello che si è visto in campo. Una brutta prestazione che va oltre il campo e che tocca le sfere del carattere e dell’orgoglio.

Olimpia Virtus

In una partita tutt’altro che bella Bologna è più solida

Parliamo di quello che si è visto in campo. Un primo tempo di buon livello, al netto comunque di numerosi errori, e un secondo tempo che definire horror è sacrosanto per la scarsa qualità a cui si è assistito. Il risultato finale? Una partita dal senso estetico rivedibile che a tratti è stata molto vicina a trasformarsi in uno scontro di wrestling. Fisicità a livelli inauditi: sportellate a destra e sinistra. Quando si parla di Eurolega come competizione fisica questa partita potrebbe valere come esempio validissimo.

L’Olimpia, comunque, gioca un buon primo quarto: l’attacco sembra funzionare e trovare diverse soluzioni. La Virtus prova a rimanere nel punteggio, ma i biancorossi sono più freschi e vanno sul +11. Sono segnali positivi che durano poco però per la squadra di Messina: la Segafredo inizia a macinare punti e l’Olimpia diventa quella delle scorse uscite, se non peggio.

I bianconeri non fanno nulla di eccezionale, ma difendono molto forte e attaccano in modo ordinato cercando di attaccare costantemente i punti deboli della retroguardia milanese (Pangos e Mitrou-Long soprattutto con il post di Hackett e Pajola).

L’attacco di Milano si blocca completamente accumulando palle perse e stagnando continuamente con la creazione di tiri a bassa percentuale. Come se non bastasse l’Olimpia tira malissimo anche dalla lunetta, quando invece quella poteva essere la soluzione per rimanere in partita nonostante la pessima fase offensiva: il 14/24 è raccolto troppo magro.

Questo il copione della partita. Così la Virtus scava il vantaggio decisivo che la porterà a vincere la partita dominando nei quarti centrali e arrivando fino al +15. Nel quarto periodo si blocca completamente anche l’attacco della squadra di Scariolo, ma il gap guadagnato è sufficiente per vincere la contesa 59-64 al netto di qualche fiammata biancorossa nel finale.

Torniamo un attimo sul secondo tempo. Tremendo per lunghi tratti: gran parte del terzo quarto scorre con le squadre ferme sul 3-2 (l’Olimpia segnerà solo 6 punti in quei 10 minuti). Un secondo tempo che in toto finisce 25-24 per la Segafredo: pallacanestro a basso punteggio, ma forse qui si esagera. La qualità sta certamente altrove.

Qualche dato? La Virtus tira molto meglio dall’arco (grazie anche a diverse forzature “ispirate”): 37.5% v 25%. I bianconeri vincono di poco anche a rimbalzo (37-35) in una notte in cui i due reparti lunghi non hanno di certo brillato. Milano avrebbe anche un miglior rapporto assist/palle perse, ma tira molto meno di Bologna (49 tentativi totali contro 59). E, in una serata in cui entrambi gli attacchi non segnano mai, chi tira 10 volte in più banalmente vince.

La Virtus non brilla, ma è solida…poi c’è Milos

Non è una Virtus Bologna sfolgorante quella che vince al Mediolanum Forum, però la vittoria che porta a casa ha un peso specifico enorme per classifica e morale.

Gli uomini di Scariolo sono spesso imprecisi e non impeccabili: in attacco la palla si ferma troppo spesso e non si segna per tratti di tempo troppo lunghi. L’impressione è che davvero, a volte, si riesca ad avere una fase offensiva fluida solo quando Teodosic è in campo. Però, in generale, i bolognesi hanno giocato con estrema intelligenza e intensità.

Quell’intensità che hanno avuto in più rispetto a Milano. Un’intensità che vuol dire anche fame e cattiveria agonistica. La difesa virtussina, infatti, al netto di un attacco Olimpia ampiamente in difficoltà, è stata ruvida e compatta fin dalla palla a due, non concedendo praticamente nulla di regalato agli avversari. La fisicità messa in campo dagli uomini di Scariolo è stata rimarchevole.

In attacco, poi, si è stata furbi – dopottutto nei momenti difficili di creazione senza Teodosic – a sfruttare i mismatch favorevoli: quello sopracitati e quelli di Shengelia contro i rispettivi 4 avversari che non fossero Melli e quelli di Ojeleye contro i rispettivi pariruolo.

Poi i momenti di difficoltà ci sono stati e sono stati tanti, ma si è rimasti concentrati consapevoli che con la difesa e la durezza mentale le partite si possono vincere. Quella durezza mentale che era mancata per vincere in casa contro l’Asvel. E già questo aspetto dice quanto i virtussini abbiano imparato da quel KO e ne abbiano fatto tesoro: di fatto stasera la gara è stata vinta con quello che non c’era stato venerdì scorso.

Ed è stata vinta poi da un magico ed inaudito Milos Teodosic. Il fenomeno serbo, nei momenti più complicati, ha tirato fuori dal cilindro le sue solite giocate e soprattutto delle triple senza senso assoluto: un 5/6 stratosferico dall’arco con delle bombe che hanno spaccato la partita. Soprattutto quella di tabella prima della sirena dell’intervallo e quella a fine partita che ha messo la pietra tombale sul match. Fenomeno. Non ci sono altre parole per descriverlo.

Dietro di lui vengono Mickey e Shengelia (14 e 12 punti). Grande solidità di entrambi: spesso fanno il lavoro sporco, ma quando ci sono da fare giocate intelligenti e canestri pesanti ci pensano loro. Pajola e Hackett sono come al solito silenzioso ma fanno un lavoro decisivo da tuttocampisti e da fini conoscitori del gioco.

Scariolo e i tifosi bianconeri possono gioire. La Virtus c’è!

Milano, ora è davvero crisi

Poco da dire sulla prestazione milanese. Dopo un primo quarto che è stato specchietto per le allodole, il resto della gara è stato il solito copione, se non peggio.

Attacco inesistente con la palla che non riesce quasi mai a muoversi con rapidità e difesa che è lontanissima da quel totem di solidità che è stata l’Olimpia Milano targata Ettore Messina delle scorse stagioni. E’ vero che è novembre e che la squadra ha molti interpreti nuovi e che quindi va rodata con i tempi giusti, ma ora c’è qualcosa che non va oltre questi giusti presupposti.

Qualcosa sembra essere scollato e lo si vede dalle stesse espressioni e parole di un coach che, solitamente, ha sempre il completo controllo delle operazioni.

Il problema, da cui proviene quella mancata circolazione di palla in attacco, proviene da un playmaking che per ora è assente. Mitrou-Long non è un playmaker e questo si sapeva (giusto?), ma anche Pangos non sta per ora dando nulla da quel punto di vista. Il canadese per ora è stato solo un giocatore da fiammate estemporanee e stasera nemmeno quello se non il bersaglio preferito dalle guardie bianconere in fase offensiva. Problema di fiducia o c’è altro?

Il pacchetto lunghi di Milano a inizio stagione sembrava uno dei più “grossi” e forti di Eurolega. Stasera e nelle ultime uscite è sembrato tutto fuorché grosso e forte. Qual è il problema? Sicuramente risiede in un Brandon Davies che è fuori giri e che non riesce a incidere se non per brevissimi frammenti di partita: lontanissimo parente del giocatore che si è visto nelle scorse annate.

Voigtmann sembra ancora fuori dagli ingranaggi della squadra e Thomas non è ancora riuscito a garantire quel vantaggio in termini di fisicità e stazza rispetto ai pariruolo che ci si aspettava ad inizio stagione. Non a caso nel finale di partita non è quasi più stato utilizzato. Anche in questi è problema di fiducia o altro?

L’impressiona finale, poi, è che oltre alla mancanza di qualità nel gioco l’atteggiamento biancorosso in campo non è stato sufficiente. Le parole di Messina nel timeout lampo a inizio quarto quarto sono eloquenti: “Abbiamo paura di prenderci i tiri! Bisogna prendersi le proprie responsabilità“. Ecco, un roster qualitativo e di altissimo livello come quello di Milano non può aver paura di prendersi dei tiri.

Insomma, se fino ad oggi il problema era legato al campo, ora sembra anche più esteso. C’è qualcosa che non va anche dal punto di vista mentale: sono presenti una paura e una sfiducia di fondo che sembrano davvero imbrigliare le scarpette rosse.

Se prima era profondo allarme, ora suono l’allarme rosso. Che fare?

(Credits photos: Virtus Bologna, Olimpia Milano)

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frcata7

Laureato in Lettere moderne e laureando in Italianistica presso l'Università di Bologna. Nel giugno 2023 ha pubblicato il suo primo libro di poesie, "La cenere e l'oceano" (Edizioni Effetto). Letteratura e cinema sono le sue grandi passioni che cerca costantemente di coniugare. Vorrebbe avere l'eleganza di Anthony Hopkins.
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