La Reyer ritrova difesa e insieme, ora è una vera contender

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È stata una bella vittoria. Penso che sia un gran bel passo in avanti, specialmente dopo essere partiti con due sconfitte. Ora dobbiamo continuare così.

Jayson Granger nel dopo-partita tra Reyer Venezia e Lubiana

Continuare così. Continuare a giocare con solidità e collettivo. Continuare a vincere. Dopo il trionfo della Virtus, è lecito sognare una doppietta italiana inserendo la Reyer Venezia tra le grandi contender di questa stagione?

L’Eurocup è una terra di conquista, rimasta senza un vero padrone. La promozione di Bologna, per tre anni una fuoriserie per il livello generale del torneo, l’assorbimento al piano superiore di Valencia e Partizan, grandi piazze con ambizioni altrettanto importanti, e l’esclusione di squadre storiche russe (Lokomotiv Kuban e Unics Kazan su tutte) ha tagliato la testa all’élite del campionato. Il trono è vacante, pronto per essere occupato.

Il primo mese di competizione ha sottolineato quello che si poteva già intuire ai blocchi di partenza. Badalona e Hapoel Tel Aviv hanno forse qualcosa in più delle altre. Bourg-en-Bresse sta confermando la crescita delle ultime due stagioni. Buducnost e Gran Canaria sono sempre competitive. Ma nel gruppo delle pretendenti c’è posto, eccome, anche per la Reyer. Anche con il record attuale di 2-2, annacquato dalla partenza falsa di Ulm, sconfitta cocente.

Un grande mercato per un nuovo ciclo ancora più competitivo

Le ultime due vittorie, a Cluj e contro Lubiana, hanno contribuito a definire il nuovo volto europeo di un club che, dopo aver archiviato una pagina importante della sua storia recente, si appresta ad aprire un secondo ciclo ancor più competitivo. Il ritorno di due squadre italiane in Eurolega, l’emergere di una nuova realtà ambiziosa come Tortona, la rinascita di Brescia e la solidità mantenuta da Sassari stanno contribuendo ad alzare il livello del nostro basket dopo un lungo periodo di decadenza e mediocrità. E la Reyer Venezia, per proseguire quel periodo d’oro che l’ha vista vincere quattro trofei tra il 2017 e il 2020, ha dovuto adeguarsi.

Il mercato estivo ha portato alla costruzione della squadra più completa e profonda dell’era di coach Walter De Raffaele. Non inventiamo nulla. Sono parole espresse dallo stesso allenatore. Il back-court, con Marco Spissu, Allerik Freeman, Riccardo Moraschini e Jayson Granger, ha aggiunto giocatori con esperienza di Eurolega alle spalle. Il reparto ali, con Jordan Parks, Derek Willis e Matteo Chillo, ha aumentato notevolmente il tasso fisico e atletico, grande lacuna delle scorse stagioni.

L’huddle della Reyer Venezia con Jayson Granger e Jankuba Sima

Il front-court, con la conferma di Mitchell Watt al fianco di Amedeo Tessitori e Jankuba Sima, si è dato un chiaro taglio internazionale, con centimetri e stazza. Caratteristiche secondarie in molti sistemi di small-ball moderna, vero, ma ancora spesso decisive a livello europeo. E gli altri (pochi) reduci del vecchio ciclo, Jeff Brooks, Michael Bramos e Andrea De Nicolao, sono tutti elementi estremamente scafati, esperti e profondi conoscitori del nostro basket. Insomma, sulla carta, ci sono tutti i tasselli per essere una vera squadra europea.

Ma proviamo ad andare oltre la semplice raccolta di figurine, superando le trappole che può celare la prima impressione. Che cosa dice il campo? Che, trovata l’amalgama, questa Reyer ha grande potenziale. E le ultime due partite, come già anticipato, lo dimostrano.

Una Reyer fatta di difesa e d’insieme

Cambiano i giocatori, i tasselli, gli elementi, ma non la filosofia di fondo del sistema. Contro Cluj e Lubiana, si è vista la Reyer di stampo deraffaelliano. Fatta di difesa e grande coralità d’insieme. Nove giocatori a referto nella trasferta rumena. Altrettanti nella vittoria in casa sull’Olimpia. Soltanto 68 punti concessi contro Lubiana, in gran parte generati dalle invenzioni personali di Yogi Ferrell. 51 incassati nei primi trenta minuti a Cluj. Diventati poi 80 alla sirena, è vero, ma soltanto a causa di quel finale pazzo che non avrebbe trovato diritto d’esistenza nella stragrande maggioranza dei film hollywoodiani. 18 assist serviti in Romania. 20 al Taliercio contro Lubiana.

Yogi Ferrell marcato da Marco Spissu e Mitchell Watt

I numeri sono chiari. Così come lo sono anche il body-language e l’atteggiamento complessivo della squadra in campo. Ora si vede una Reyer che gioca con la voglia di vincere, di farlo insieme, sudando. Una squadra che, di fianco al ruolo di terzo incomodo nel campionato italiano tra Milano (già battuta) e Virtus, vuole aggiungere anche una chiara dimensione internazionale. È la direzione in cui sta procedendo il basket moderno, dove anche le Coppe si stanno trasformando in un nuovo business da esplorare. Chi ancora non lo comprende, è destinato a restare indietro nel prossimo futuro.

Vincere l’Eurocup, o quantomeno provarci in maniera seria e concreta, non è pensiero eretico. È nelle corde e nelle potenzialità di questa squadra. Che, ricordiamo, una volta deciso di abbandonare lo scenario della FIBA Champions League, ha solo una possibilità per tentare di entrare nel Paradiso semi-chiuso del basket europeo: occupare il trono vacante dell’Eurocup con annesso biglietto d’ingresso per la prossima Eurolega.

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