La lavagnetta di ED #3: l’elevator screen del Partizan

Andrea Ranieri
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Settimana di doppio turno in Eurolega e occasione per la lavagnetta di Eurodevotion di buttarsi finalmente nel mondo del Partizan Belgrado, avversario dell’Olimpia Milano stasera e della Virtus Bologna nella seconda parte della settimana. Parleremo di elevator screen, beninteso, ma prima non si può evitare qualche doveroso preambolo. Questo doppio turno italiano dei serbi crea infatti incroci tra superstar della panchina: Zelimir Obradovic, Ettore Messina e Sergio Scariolo.

Due partite a scacchi non rese scontate dal bruttissimo inizio europeo dei belgradesi, pericolosi appunto perché hanno sulla propria panchina il migliore di tutti. Dal canto loro Milano e Bologna contano una vittoria a testa nei primi due turni e un basket non certo scintillante, con un grosso cartello di lavori in corso stampato in entrambe le metà campo per ambedue le squadre. Insomma, si tratta di un’occasione preziosa per incamerare punti importanti, ma nulla è scontato con una mente cestistica come Obradovic come avversario. Detto ciò, con l’aiuto di BasketHead, ci addentriamo nell’argomento dell’elevator screen.

Come funziona: l’elevator screen del Partizan

L’elevator screen del Partizan per Kevin Punter

Innanzitutto, trattandosi di argomento mai toccato, bisogna spiegare cosa sia un elevator screen. Partiamo da un presupposto: abbastanza diffuso in NBA, si vede più raramente sui parquet europei, essendo un tipo di blocco molto difficile ed estremo a livello regolamentare.

Il nome deriva dal fatto che il movimento dei due bloccanti ricorda quello delle porte di un ascensore che si chiudono. Infatti i due giocatori che settano il blocco partano allineati ma staccati, in modo da permettere al compagno che riceverà il blocco di passare in mezzo, per poi chiudersi e far stampare il difensore di chi sfrutta il blocco. Ovviamente ci devono essere spazi e tempi tali per cui il rischio di fallo in attacco (qui altissimo potenzialmente) sia il più basso possibile.

Il video è tratto dalla scorsa stagione, ma l’elevator screen è giocato per Kevin Punter, ex di entrambe le partite e star assoluta del Partizan anche in questa stagione. La palla è condotta centralmente, con i due lunghi che partono sui prolungamenti verticali dei due gomiti. Il playmaker passa al lungo sul lato destro e poi va a giocare dai e blocca (passo e vado a bloccare sul lato opposto) per quello a sinistra.

La palla torna alla pointguard che si è aperta in punta. Intanto l’esterno che si trovava in ala destra attraversa la linea del tiro libero e cambia lato. I due lunghi si predispongono quindi per l’elevator screen, con Punter che all’improvviso parte dal lato debole. La collaborazione riesce perfettamente e il numero zero spara sul ferro un eccellente tiro da tre punti.

Come si batte: l’elevator screen del Partizan

Onestamente questa non è tra le situazioni più complesse da difendere considerando quelle propostevi negli ultimi tre anni, ma richiede grande attenzione da parte di chi marca il bersaglio dell’elevator screen.

Andiamo, come sempre, con ordine. Il primo blocco del playmaker per uno dei due lunghi può tranquillamente essere difeso passando in mezzo, esattamente come avviene nel video, dato che la palla gli verrebbe recapitata solo in caso di morte biologica istantanea della difesa intera. Ovviamente, scegliendo di passare in mezzo, abbiamo il difensore del playmaker staccato e non possiamo negare la ricezione in punta.

Abbiamo comunque ancora una maniera di prevenire l’elevator screen, che necessita, come si diceva poco fa, di attitudine difensiva massima da parte di chi difende su Punter. Possiamo infatti optare per mettere il corpo tra Punter e l’elevator e negarglielo, costringendolo a rimanere sul lato di origine e a trovare un altro modo per farsi recapitare la palla. Se questo non accadesse? Il piano B più funzionale è quello di fare cambio utilizzando il difensore che marca il bloccante più vicino alla palla per togliere la ricezione all’ex Milano e Bologna, perché prima di tutto non vogliamo un suo tiro piedi per terra.

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