L’Eurolega dopo due retrocessioni? Perché Procida può esplodere all’Alba

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Settembre 2019. Trofeo Lombardia, Desio.

“Vedi quel ragazzo lì? Ha appena compiuto 17 anni. Ma dicono che abbia potenziale da alta Eurolega. Lo terrei d’occhio”.

Una battuta di tre anni fa, scambiata con Alessandro Palermo, al tempo ufficio stampa di Cantù, che mi è rimasta stampata nel cervello. Sarà che, un paio di mesi prima, avevo già visto Gabriele Procida giocare con l’Under 18. Ero curioso, perché mi aveva impressionato per tutto: fisico, altezza, atletismo, capacità di tiro da fuori, personalità. E, tre anni dopo, ha portato queste stesse qualità tre gradini sopra. Salendo dal piano juniores a quello del massimo torneo continentale.

Nel mezzo, tre stagioni che definire strane è quasi riduttivo. Una prima soltanto assaggiata di sfuggita. E altre due chiuse con altrettante retrocessioni, nonostante il minutaggio e le responsabilità crescenti. Dal fondo della classifica di LBA all’Eurolega, con una porticina già socchiusa per un eventuale approdo in NBA. È un gran bel salto. Eppure, il campo dice altro. A questo livello, Procida ci può stare. Eccome.

Partizan e Olimpia al tappeto: che inizio per Procida e la sua Alba!

Due giornate sono un campione ristretto, è vero. Le statistiche possono essere fuorvianti. Però è difficile non notarle. 12 punti in altrettanti minuti all’esordio assoluto, contro il Partizan di coach Zeljko Obradovic. Altri 8 in quasi 21′ di gioco con due triple nella prima trasferta della carriera. E non di poco conto, sia sul piano qualitativo che emotivo, a poche decine di km da casa sua, contro l’Olimpia di Ettore Messina. Procida viaggia in doppia cifra di media, tira con il 40% dall’arco e non ha ancora sbagliato un tiro da due punti (4/4). E la sua Alba ha piazzato un 2-0 con cui svetta già nel gruppetto in testa alla classifica.

Gabriele Procida al tiro contro Zach LeDay nella partita tra Alba Berlino e Partizan Belgrado

Se i numeri hanno un valore relativo (facile dirlo quando sono opachi, meno quando sono così intriganti), quello che colpisce di Procida è l’atteggiamento. Perché è quello il substrato che determinerà il successo – o meno – in carriera. È l’atteggiamento di un ragazzo già pronto, nonostante i vent’anni e la totale mancanza di esperienza a questo livello.

Il body-language è quello di un giocatore consumato, consapevole delle sue qualità, voglioso di emergere e di esplodere. Quella personalità con cui si distingueva già ai tempi dell’Under 18 azzurra si riflette già oggi all’interno di una squadra strutturata per competere in Eurolega. Procida non manifesta dubbi o timori. Prende (e segna) tiri con una naturalezza estrema. Come se fosse quello che ha sempre fatto per tutta la vita. E quello che sarà destinato a fare per tanti altri anni.

Da Fontecchio a Procida: l’Alba è un laboratorio perfetto per i nostri talenti

Gabriele è un bravo ragazzo, un grande lavoratore. È ancora molto giovane, ma sta imparando velocemente. Possiede un talento fisico incredibile. Ora deve lottare per conquistare un posto in rotazione, deve migliorare giorno dopo giorno. È un prospetto con grande potenziale ma deve lavorare, lavorare e lavorare.

Israel Gonzalez, coach Alba Berlino
Una schiacciata di Gabriele Procida contro il Partizan Belgrado

L’Alba è il laboratorio perfetto per lui. Un club con un core ormai stabile ma votato alla scoperta e allo sviluppo dei giovani, senza pressioni e aspettative ma con il desiderio di costruire un’identità e un gioco coinvolgente e divertente, per i giocatori e per il pubblico. Lo faceva con Aito, continua a farlo anche oggi con il suo delfino, Israel Gonzalez. Un club che ha già dimostrato di poter essere un grande trampolino di lancio per il lavoro fatto due anni fa con Simone Fontecchio, trasformato da giocatore di media classifica LBA a potenziale uomo di rotazione in NBA. Un club che, in maniera molto curiosa, ha sviluppato un interesse particolare per quel poco che produce il nostro basket.

Fontecchio ieri, Procida oggi. Ma, nel mezzo, anche altri corteggiamenti, poi non concretizzati, nei confronti di Diego Flaccadori e Amedeo Della Valle. Singolare che sia l’Alba a sviluppare i nostri talenti, e non una squadra italiana. Ma questo è un altro argomento, che richiederebbe pagine e pagine di riflessioni. Per ora accontentiamoci di sorridere per i suoi canestri e tifare, da lontano, per lui.

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