Eurobasket 2022 ed Eurolega: che differenza!

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Eurobasket ha concluso un’edizione veramente spettacolare che ha fornito dati statistici diametralmente opposti rispetto ad Eurolega. Perchè due mondi tecnici così apparentemente opposti?

Pallacanestro già godibilissima nei gironi, sebbene si qualificassero il 66% delle squadre, prestazioni individuali memorabili, record storici caduti ed una crescita esponenziale del livello di gioco nella fase decisiva.

Eurobasket 2022 chiude un’edizione meravigliosa in cui ha trionfato il gioco, quello vero, ricco di campioni e di squadre che lo hanno onorato al meglio, nel segno di una pallacanestro in grado di appassionare e di attrarre il pubblico attraverso i suoi valori più classici che si sono accompagnati a quelli della migliore modernità.

C’è un dato che è balzato all’occhio immediatamente sin dai gironi ovvero il puro concetto di spettacolo legato ad un gioco gradevolissimo. Il tutto si è tradotto in gare a punteggi alti che per nessun motivo hanno fatto pensare a leggerezza o a difese di basso livello.

Chi scrive, innamorato se non qualcosa di più di Eurolega, ha subito pensato ad un confronto che, visti i dati, ha fornito una visione di mondi apparentemente opposti.

Ma sono realmente mondi opposti? E se lo sono, perchè visti i tanti protagonisti comuni?

Proviamo a dare una breve occhiata ad alcuni numeri.

Eurobasket 2022 ha giocato 16 partite ad eliminazione diretta (ottavi, quarti, semifinali e le due finali) delle quali 5 sono state vinte agli 80, 8 ai 90 e 3 ai 100 (si parla del punteggio dei vincitori).

La media punti di chi ha prevalso è stata di 93,0, mentre quale degli sconfitti si è fermata a 82,8. Scarto media, quindi, di 10,2 punti.

Se guardiamo all’ultima stagione di Eurolega emerge qualcosa di ben differente.

Nelle 21 gare tra Playoff e Final 4, 6 sono state vinte agli 80, 3 ai 90 e nessuna squadra ha toccato quota 100.

79,42 la media di realizzazione di chi ha portato a casa la W, 69,47 quella di chi ha portato a casa il referto giallo. 9,95 lo scarto medio.

Ci sono quindi 13,5 punti segnati di differenza, a favore dei vincitori delle gare decisive di Eurobasket, rispetto a quelli di Eurolega.

Gli scarti medi si sono equivalsi (10,2 EL, 9,95 EB).

Eurolega

Se andiamo oltre, ovvero su quelli che sono i dati che stabiliscono più di altri la qualità del gioco, ci sono differenza ancor maggiori a favore del torneo per squadre nazionali.

Il Barça ha chiuso il 21/22 europeo (stagione intera) a 18,4 assist per partita, primo. Ottavo è stato lo Zalgiris a 16,6, sedicesimo lo Zenit a 15,1. I campioni dell’Efes si sono fermati a 16,8.

La Rep.Ceca, prima in questa statistica ad Eurobasket, ha registrato 25,2 assist per gara. L’ottava squadra è stata la Spagna campione a 21,1, mentre sedicesima su 24 è risultata la Bosnia a 18,2, dato simile a quello del Barça in EL. Quindi la sedicesima squadra di Eurobasket ha smazzato praticamente lo stesso numero di assist del Barça, migliore in EL nella statistica.

Legata agli assist c’è certamente la cosiddetta “ratio assist/perse”, altro canone qualitativo molto interessante.

L’Italia è stata la migliore nel recente torneo continentale, chiudendo a 2,5 assist per ogni palla persa. All’ottavo posto un terzetto composto da Rep.Ceca, Turchia ed Ungheria, con un 1,8. Sedicesime Francia, Estonia, Bosnia ed Olanda a 1,4. 2,4 il dato dei campioni iberici, secondi in assoluto dietro agli azzurri.

La stagione di Eurolega? L’Efes campione è stato primo con 1,5, il Barça ottavo a 1,4, il Pana sedicesimo ad 1,2.

Differenze abissali, quindi.

Ed allora ad Eurobasket si è giocato in un modo qualitativamente molto migliore rispetto alla massima manifestazione continentale per club? No, non si può affermare una cosa del genere senza una profonda riflessione.

La presenza di tanti giocatori NBA ha garantito maggior talento ad Eurobasket ed i tempi ristretti per la preparazione delle gare (l’avversario ad eliminazione diretta si conosce solo 48 prima della sfida) non permettono di limitare chi hai di fronte in profondità, come avviene in Eurolega, dove la lunga stagione permette “scouting” e studio generale dell’avversario nei minimi dettagli.

Se è quindi da tenere in considerazione che c’è maggior spazio per la tattica allora è vero che assume un valore ancor più grande il trionfo di Scariolo attraverso soluzioni proprio tattiche che hanno fatto la differenza e riguardo le quali c’è stato ben poco tempo per testarne l’efficacia.

Ovvio che in un’epoca in cui Eurolega stessa cambia i propri vertici e si interroga su cosa fare per rendere il proprio prodotto più competitivo ed accattivante sul mercato, ci sia spazio per una ulteriore, semplice considerazione.

Un 58-57 come la finale di Eurolega può essere appassionante, coinvolgente e spettacolare come il 96-91 della semifinale tra Spagna e Germania piuttosto che l’88-76 della finale? Certamente sarà stato graditissimo alla tifoseria dell’Efes, meno a quella del Real, meno per chi ha osservato in maniera distaccata e poco coinvolta dal punto di vista del tifo. Di certo, però, se prendiamo una persona che non si è mai avvicinata al basket o che lo ha fatto molto marginalmente, se ha visto la finale di Eurobasket avrà voglia di tornare a vedere un partita molto presto, se ha visto quella di Eurolega può essere che ci rifletta molto e vada quindi convinta dagli appassionati più caldi.

E qui sta un punto fondamentale. Sicuramente l’impatto degli allenatori sul basket di EL è notevolissimo e porta ad un serie di tatticismi basati sulla perfetta conoscenza reciproca con gli avversari. Quante volte sentiamo dire dagli stessi Coach dell’importanza dei “dettagli”, laddove si intendono una serie di piccole cose che in gare equilibratissime fanno la differenza? Tantissime, quasi sempre nella gare che contano.

Chi ama visceralmente questo gioco e cerca di comprenderne tutte le sfumature, provando a capire quale sia il credo di questo o quel Coach, probabilmente gode di questa situazione e soddisfa la propria sete di conoscenza cestistica.

Il problema si pone, come si diceva sopra, di fronte alla gente comune, agli appassionati non “malati”: come se ne possono attrarre di più? Come si può rendere questo prodotto maggiormente accattivante? In NBA lo hanno capito ed i risultati si vedono. Forse tenere tutto ciò in maggior considerazione da questa parte dell’oceano potrebbe dare il via ad un processo di sviluppo che alla fine farebbe bene a tutti, senza bisogno che i puristi ne abbiano a male.

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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