Billy Baron: “Al nono anno in Europa, sento urgenza di vittoria”

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Un altro degli importanti pezzi del mosaico meneghino, il temibile cecchino ex Zenit Billy Baron, ha incontrato i media insieme a Mitrou-Long e Davies

Baron, ex Zenit e Stella Rossa in EL, ci ha impiegato davvero poco ad ambientarsi in un paese nuovo e in una realtà cestistica ancora diversa, rispetto alle tante che ha già assaggiato in carriera, con una certezza su tutte ben in testa, al suo nono anno in Europa sente l’urgenza di vincere qualcosa d’importante.

“Apprezzo molto il club, che mi ha voluto. Sono arrivato da quasi un mese con la mia famiglia, finora abbiamo adorato tutto di qua, dalla città, alla cultura, al supporto della società. Oggi è stato il primo giorno con tutta la squadra a disposizione, abbiamo un grande gruppo, con grande esperienza.”

“Personalmente, questo è il mio nono anno da professionista e sento un senso di urgenza di vittoria che combacia con le aspettative del club. Con i veterani che abbiamo, abbiamo quello che serve per vincere molti trofei, anche se sarà difficile.”

Sull’Olimpia vista da fuori e sulla sua crescita negli ultimi anni…

“Mi ricordo una partita l’anno scorso, quella è stata probabilmente la partita più fisica che abbiamo giocato in tutto la stagione, forse simile solo ai playoff contro il Barcellona di Brandon (Davies, ndr). Sembrava una partita di playoff a novembre, dicembre. Questo è il primo ricordo che ho di Milano.”

“Abbiamo i corpi per essere estremamente fisici, giocatori che possono usare tutta l’energia che hanno per vincere più possessi difensivi possibili.

Su cosa ha spinto Baron a scegliere Milano

“E’ stata una conversazione con Messina, ha elogiato il mio gioco e mi ha spiegato cosa pensava del mio gioco e come intendeva usarmi. Non penso siano un segreto in giro per l’Europa le aspettative che Milano ha, il livello di professionalità del club. Essendo il mio nono anno, ho un alto livello d’urgenza di vincere e non c’è miglior posto che farlo che Milano. Ci tanti ragazzi incredibili, ho un po’ capito quale fosse il panorama del roster che andava delineandosi e ho sentito che avrei potuto davvero essere utile. In più Milano è una bellissima città e questo mi ha aiutato a portare mia moglie qui. Come si dice, happy wife, happy life! (ride, ndr)”

Jimmy Baron alla Virtus Roma

Sui suoi modelli come tiratore…

“Crescendo guadavo tanto mio fratello, che ha cinque anni più di me e ha giocato 11 anni in Europa. Non c’è nient’altro di meglio da piccoli che guardare il proprio fratello, così cercavo di imitarlo. Lui tirava molto in uscita dai blocchi, non molto dal palleggio.

Al college ho giocato da point-guard, anche alcuni anni in Europa, ora sono più riconosciuto come guardia. So fare un po’ entrambi. Giocando qua in Europa e uscendo tantissime volte dai blocchi, le tue letture diventano migliori, più pulite. E’ così che sono cresciuto negli anni, ma da piccolo ho sempre seguito mio fratello.”

Billy Baron - Eurodevotion

Su Pangos..

Non è un giocatore con cui sia difficile capire come giocare, è molto altruista, è aggressivo sul campo, ti trova sempre quando sei libero. Penso che quest’anno la nostra squadra sia molto diversa dal team che avevamo allo Zenit, abbiamo molta profondità in più, ci sono molti giocatori più esperti e versatili.”

Sulla profondità e sulla difficoltà di rotazioni lunghe…

La cosa più importante sarà essere pronti. E’ molto più facile dirlo, che farlo, però. Ci saranno alti bassi, individualmente e di squadra, ma abbiamo detto dei giocatori che ci sono in questa squadra… Penso che i ragazzi si metteranno in condizione di essere sempre pronti, così potremo usare la profondità a nostro vantaggio.”

Alla nostra domanda sul suo modo attuale di approcciare le gare, in relazione ad una sua intervista a CBS dei tempi di Cansius, al college, in cui raccontava di agire sistematicamente in modo da favorire i compagni nella prima parte di gara, per poi colpire in seguito quando gli spazi fossero più aperti per lui…

“Credo che quell’approccio sia cambiato molto. In quel momento giocavo in una squadra dove sostanzialmente dovevo fare tutto, giocare tantissimi minuti, mi serviva anche conservare le energie. Non direi che è completamente l’opposto, ma negli ultimi anni ho agito più da sesto uomo e davvero non puoi aspettare la partita se entri dalla panchina. Devi attaccare, essere aggressivo dal primo minuto, per cui ho imparato un approccio differente, rimane un’ottima domanda.”

Photo credit: Olimpia Milano ed euroleague.net

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