Andrej Kirilenko: si è trattato di un’occasione mancata?

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kirilenko - card dead

C’è una statistica interessante nel basket: il cosiddetto Five-by-Five – tradotto graficamente spesso semplicemente in 5×5 – ovvero la capacità di un giocatore di effettuare in una singola partita almeno 5 punti, 5 assist, 5 rimbalzi, 5 palle recuperate e 5 stoppate, una dimostrazione di forza e versatilità tale che solo undici giocatori possono vantare di esserci riusciti dalla stagione 1986-1987 della NBA.

E se vi dicessimo che la 5×5 è stata non solo collezionata ma anche superata da una clamorosa Six-by-Five ci credereste? Beh, fareste bene a farlo perché finora solo due giocatori sono riusciti in questa impresa, con due carriere decisamente diverse: si tratta di Hakeem Olajuwon, primo assoluto a primeggiare sia nella 5×5 che nella 6×5 e tra i migliori cestisti di tutti i tempi – con l’inserimento nel 2016 nella FIBA Hall of Fame – e Andrej Gennad’evič Kirilenko, una tra le più grandi occasioni mancate tra chi poteva essere la next big thing degli ultimi 30 anni.

Chi è Andrej Kirilenko

Andrej Kirilenko è sicuramente il più pregiato frutto colto dal movimento cestistico russo negli ultimi 30 anni; nato il 18 febbraio 2018 nell’allora Unione Sovietica nella città di Iževsk, città che nel dopoguerra, precisamente nel 1948, verrà designata dall’allora governo come città chiusa, ossia una città con particolari limitazioni all’accesso e con un certo grado di segretezza sulla sua posizione e sulle attività svolte al suo interno.

Nello specifico, Iževsk, si meritò questo status particolare per essere la sede della più grande industria di produzione di fucili dello stato sovietico, in particolare il famosissimo AK-47, un curioso collegamento con quello che sarà durante la sua carriera il nickname di Andrej, per l’appunto: AK47.

Nato da una famiglia normale muove sin da giovanissimo i suoi primi passi nel mondo del basket subito dimostrando un talento fuori dal comune, confermato dal fatto che il suo esordio nella Russian SuperLeague avverrà quando AK47 ha solo 15 anni nella stagione 1996-1997 imponendosi dopo poche partite come titolarissimo nel quintetto della sua prima squadra di club, lo Spartak San Pietroburgo; il dirompente talento dell’ala grande non fatica ad attirare l’attenzione di un altro grande club della federazione russa: il CSKA di Mosca, team che sia negli anni di permanenza del giocatore che in quelli successivi si rivelerà come il grandissimo mattatore della Super League.

Dal Draft 1999 alla finale di Eurolega del 2012

Per quanto in patria fosse già considerato un astro nascente, al suo approdo in NBA per il pubblico americano non era molto di più che un giovane europeo di buone speranze, dimostrato anche dal fatto che si trattava della ventiquattresima scelta, una buona posizione ma non sicuramente tra i nomi che infiammavano il movimento americano dell’epoca, tanto più che gli Utah Jazz – la franchigia a ottenere il diritto sulle sue prestazioni sportive – lo lasceranno altri due anni al CSKA, per continuare il suo percorso di crescita.

La stagione 2001-2002 è la prima del russo in NBA, i suoi primi passi a Salt Lake City sono travolgenti, Kirilenko si rivela il vero tuttofare della squadra, dimostrando per almeno quattro anni di essere uno dei giocatori più entusiasmanti dell’intera lega.

È stato con gli Utah Jazz fino al 2011, con un ruolo molto accettabile nella squadra, con una media di 15 punti a partita nel 2003, 2004 e 2005 con gli Utah Jazz, dove è rimasto fino al 2010. Nel 2011, il russo è tornato in Europa, approfittando del lockout NBA, firmando un contratto con il Cska (con una clausola di uscita verso l’NBA che non ha utilizzato) dove per una stagione è stato nuovamente protagonista, vincendo il premio di MVP dell’Eurolega e arrivando addirittura a un passo dal trofeo, strappatogli da sotto il naso da un incredibile canestro di Printezis che ha permesso all’Olympiakos di battere il CSKA 62-61 all’ultimo secondo.

Cosa si può dire dunque della carriera di Kirilenko?

Mutuando un termine dal poker si può dire che l’intera carriera di AK47 sia stata un lunghissimo periodo di Card Deaddove la mediocrità delle prestazioni non è stata dovuta tanto a mancanze sue quanto a contesti dove gli è stato impedito di esprimersi al meglio, oltre che a una certa sfortuna. Il carattere non facile, unito all’impressione di essere stato in un certo senso avanti coi tempi in una NBA non completamente pronta a un talento eclettico come il suo danno l’idea di come Kirilenko sia in realtà una grandissima occasione mancata per l’intero movimento cestistico mondiale.

Oggi Kirilenko, dopo un incolore ritorno in NBA e il ritiro nel 2015, è l’attuale presidente della Federazione Cestistica della Russia, alle prese con la difficile situazione del ban delle squadre del suo paese dalle competizioni internazionali, ultima gatta da pelare in una carriera decisamente non semplice e lineare.

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