Kevin Pangos, il nuovo chauffeur dell’Olimpia Milano

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DATI E CARRIERA

Kevin Pangos, nato nel Sud dell’Ontario a pochi chilometri da Toronto, classe ’93, è un playmaker, una perla di talento in una conchiglia di 188cm per quasi 84 kg. La sua è una fisicità che non sembra la più vantaggiosa per un giocatore di pallacanestro, ma che al contrario cela un giocatore davvero speciale .

da Sports Illustrated

La sua storia è, infatti, particolare sin dalle vicende di famiglia. Stanziatasi in Canada dopo che i nonni sloveni di Kevin emigrarono dalla Jugoslavia, i Pangos vivono di sport, con pochissime eccezioni tra i loro componenti.

Ovviamente nella terra della foglia d’acero lo sport dominante è l’hockey, che anche il piccolo Kevin praticherà in giovane età, ma non in casa Pangos non è la sola risorsa. Il padre Bill è stato giocatore all’Università di Toronto, per poi dedicarsi ad una carriera più che ventennale da allenatore di college basketball, in particolare per la divisione femminile della York University. La madre è stata anche lei giocatrice al college, così come la sorella Kalya ha giocato sotto la guida del padre a York.

Il giovane Kevin nasce quindi in un ambiente, familiare e non, che lo spingerà progressivamente verso un amore incondizionato per la pallacanestro. Gli anni in cui quel ragazzetto canadese muove i suoi primi passi nel mondo della palla a spicchi sono quelli che vedono esplodere il fenomeno Raptors, quelli di T-Mac e Vincredible, in NBA, oltre ad essere stati gli anni di massimo splendore del più grande cestista canadese di tutti i tempi, sua maestà Steve Nash.

Nash visita il centro sportivo del Barcellona, accolto dal club e da Pangos (fcbarcelona.com)

Proprio la figura del due volte MVP con i Phoenix Suns sarà imprescindibile nello sviluppo e nei sogni del nostro giovincello, che, da aspirante playmaker, non poteva che rivedersi nel fenomeno di Johannesburg.

Per fare un esempio, si diceva che Nash tentasse circa 500 tiri al giorno in allenamento, così il piccolo KP decise di imitarlo e si sforzò di pareggiare l’impegno quotidiano del suo idolo. Idolo di una nazione, indimenticabile simbolo di un’era di basket, l’attuale coach di Brooklyn ha impattato tantissimo sui giovani canadesi del tempo.

Someone would say, ‘Steve Nash would make 500 shots a day’. I figured I had to make 500 shots a day.

Kevin Pangos, 18/03/2013 da Vault, Sports Illustrated

Pangos si inserisce infatti in una lunga schiera di talenti che in questo periodo il Canada ha lanciato ad alto livello, cominciando a imporsi con competitività nella pallacanestro. Da Bennett, a Wiggins, fino a Olynyk, per non citare le leve ancor più giovani come Barrett e Gilgeus-Alexander.

Sebbene questo movimento fosse (e tutt’ora è) in fortissima crescita, non lo era ancora abbastanza per consentire ad un prospetto dell’high school canadese di attirare le giuste attenzioni degli osservatori a stelle e strisce e di essere lanciato nel giro che conta.

Una sfida con Wiggins ai tempi dell’High School

Per questo, come testimoniato in più occasioni dall’interessato, il periodo alla Dr. J.M. Denison Secondary School, dove il giovane Kevin mosse i suoi primi passi nella pallacanestro, non fu un grandissimo viatico per il professionismo, malgrado fosse già ai tempi considerato uno dei top prospetti nell’area di York.

Ciò che lo fece conoscere, anche al di fuori dell’Ontario, fu la sua militanza nelle nazionali giovanili canadesi, con tantissime esperienze in tornei internazionali, anche in Europa. Uno su tutti, il camponato mondiale U-17 di Amburgo, dove si conquistò un bronzo, realizzando 15,8 punti di media e accaparrandosi anche un posto nell’All-Tournament Team.

Premiato nell’All-Tournament Team, con Beal e Pontika tra gli altri (da fiba.basketball)

Negli stessi anni, arriverà l’esordio in nazionale maggiore come più giovane di sempre, a soli sedici anni.

Anni, quelli dell’high school, in cui Pangos avrà tramite il padre un importantissimo contatto, che si rivelerà fondamentale per lo sbocciare europeo della sua carriera. Niente di meno che da Maurizio Gherardini, all’epoca dirigente dei Raptors, in una chiacchiera con Bill Pangos arriva infatti la dritta di attivarsi per il conseguimento della cittadinanza slovena, che avrebbe moltiplicato le possibilità di un eventuale ingaggio futuro in Europa.

Un piccolo mattoncino, tra i tanti di quel periodo, che costruirà le solide basi della magia del viaggio di KP.

Come si nota nell’eloquente video-intervista qua sotto, Pangos arriva quindi al momento del college nel pieno rigoglio della sua infatuazione per il basket. “La palla è una parte di me“, afferma con la luce che gli impreziosisce gli occhi.

Quello sbarbato ragazzo del Nord vive il pieno della sua passione cestistica dopo aver fatto una delle più importanti scelte della sua vita. Con la necessità di trasferirsi negli Stati Uniti per il college, le proposte erano infatti tante e da atenei prestigiosi della Division I di NCAA.

UNLV, Portland, Cincinnati, Temple, Michigan, Gonzaga bussano tutte alla sua porta. Celebre è l’avvicendamento accaduto con i Wolverines, la compagine universitaria a pochissimi passi dal confine con l’Ontario: il temporeggiare di Kevin sulla risposta alla scolarship offerta da Michigan ha aperto le porte del college al futuro Nba Trey Burke, più convinto nel cogliere quell’opportunità.

Pangos riflette, perché è ambizioso. Mette in attesa Michigan, vuole giocarsi tutte le sue carte, vuole la scelta migliore possibile.

I want to be the next one ricorda di aver pensato – lo dice in un’intervista al format di Euroleague ‘The Crossover’ – pensando alla tradizione immensa delle point-guard di Gonzaga, uno dei college che più insistentemente lo insegue. E’ un posto dove sanno valorizzare i giocatori come lui, Pangos lo capisce e non può dire di no.

I Bulldogs, che hanno cominciato la loro enorme tradizione con il migliore di tutti, John Stockton, hanno lanciato e plasmato, tra i tanti, gente com Dan Dickeau, Matt Santangelo, Jeremy Pargo e decine di altri che hanno scritto la storia del college dello stato di Washington.

Pangos si inserirà di diritto sulla lunga scia di questi nomi illustri.

Se questo è stato l’elemento principale e decisivo della scelta dell’ateneo cattolico di Spokane, c’è si è presentato però anche un altro fattore positivo, che certamente non sarà stato spiacevole per un figlio del Canada trapiantato qualche chilometro più a Sud: a Gonzaga, Pangos potrà far coppia con Kelly Olynyk, altro rampante talento canadese.

I due, importantissima spina dorsale di quegli Zags, si conoscono bene, così come sono vicine le loro famiglie, provenendo dallo stesso bacino cestistico della Toronto Area.

da USA Today

Il play canadese ci impiega pochissimo a prendersi in mano l’ambiente e il backcourt di Gonzaga. Sorprendendo subito con un’incredibile gara da 33 punti al secondo match giocato, Pangos si impone come leader tecnico della compagine dell’ultra-ventennale condottiero dei Bulldogs, Mark Few.

The assistant coach come to me and said: “Kev, we’re gonna start you for this game. – we played a rival, Washington State, – and they are gonna play a zone. We’re starting you because you shoot the ball. You’re in there to shoot the ball!”. So I took it literally… […] I shot 9/13 from three that game, it was actually life changing.

Kevin Pangos sui 33 punti da freshman, The Crossover

Pangos frantuma la zona di Washington State (14/11/2011)

Il futuro biancorosso guida la squadra in numerose categorie statistiche e si conquista il premio di WCC Newcomer of the Year (2012), oltre che la prima di quattro apparizioni consecutive nel First Team All-WCC.

L’annata finisce in modo agrodolce, con un grande prestazione (30 punti) in semifinale di Conference contro la BYU di Brandon Davies e una performance molto più scadente nell’atto finale (3/18 al tiro) contro Saint Mary’s.

da Alchetron

La stagione da sophomore vede il contributo di KP diminuire in termini di volume, pur restando riferimento imprescindibile di squadra, a causa dell’esplosione di Elias Harris e, soprattutto, dell’amico Olynyk che viaggia spedito verso la Nba, dove andrà in estate.

Il terzo anno, nuovamente principale fonte realizzativa della squadra, il canadese ha prodotto la sua migliore stagione al college dal punto di vista statistico, grazie ai suoi 14,4 punti, 3,3 rimbalzi, 3,6 assist con il 41% da tre e l’87% dalla lunetta.

Numeri importanti, che torneranno però a calare nel suo ultimo anno da Bulldog, quando la potenza di fuoco di uno sniper come Kyle Witjer e l’emergere progressivo di un diamante grezzo come Domantas Sabonis gli tolgono responsabilità da finalizzatore. Non varia, anzi cresce, la sua capacità di servire i compagni e di gestire la squadra.

da The Spokesman-Review

Sarà l’anno di riconoscimenti importantissimi, tra cui il WCC Player of the Year (2015), l’inclusione nel Third Team All-American, e anche la palma conquistata di miglior realizzatore all-time dall’arco della storia degli Zags, con il record di 313 triple segnate in canotta Gonzaga.

Arrivato così a completamento naturale il ciclo universitario, il sogno, come per tutti i giovani collegiali, non può che essere l’Nba.

Su DraftExpress, però, già nel 2013 si legge che… ‘despite his many accolades, he is by no means a surefire NBA prospect‘. I dubbi sul suo fisico, sul suo atletismo, che lo renderebbero inadatto al vorticoso gioco della lega di Silver, prevalgono e Pangos, nonostante tutto il suo impegno, rimane undrafted al Draft del 2015.

Non c’è molto da perdersi d’animo, però, perché le qualità di Pangos sono evidenti a molti e il ragazzo ha sicuramente tutto il potenziale per fiorire in un contesto più consono alle sue caratteristiche della Nba.

Della possibilità di tentare la carta europea si era già ventilato in passato, quindi, dopo la rincorsa conclusa per l’ottenimento del passaporto sloveno, si apre un portone sul basket del Vecchio Continente, il biglietto dell’aereo c’è scritto Gran Canaria.

Kevin, uomo cresciuto al freddo di Toronto, si ritrova così nell’estatico, paradisiaco clima delle Canarie, catapultato in una pallacanestro di cui non conosce per nulla il linguaggio, la mentalità, la cultura.

da eurocupbasketball.com

Il talento, però, è universale, è cosa risaputa. Sotto la guida di una leggenda come Aito e in coppia con un veteranissimo come Albert Oliver, gioca una stagione interessantissima, in un Eurocup in cui la squadra amarilla sfiora la finale, perdendo di uno nel computo complessivo contro il Galatasaray al penultimo atto della competizione.

Sarà così inserito nell’All-Eurocup Second Team, come uno dei migliori playmaker della competizione, vista la sua annata impreziosita da 11,9 punti, 4,8 assist di media, con uno strepitoso 51% dall’arco.

Pangos non è, però, uno a cui piace stare fermo. Adora cambiare, sperimentarsi a livelli superiori.

Nonostante l’accordo biennale con il Granca, il canadese decide di uscire dal contratto e coglie al volo l’occasione Euroleague che gli presenta nelle vesti dello Zalgiris Kaunas di un tecnico emergente, appena promosso a primo coach della squadra. Quello con Saras Jasikevicius sarà uno degli incontri più importanti della sua carriera.

da Piratas del Basket

Dopo un primo anno vissuto in sordina, con qualche interessante picco e con i gradi di regista titolare, la seconda stagione in Lituania sarà per Pangos quella della rivelazione. Una rivelazione che non arriva dall’alto, niente Mosè nè tavole divine, ma dalla forza di volontà di un atleta che ha approcciato la stagione con il chiaro intento di di imporsi, di essere più leader, più vocale, più pronto fisicamente e tecnicamente.

Tutto questo, riconosciuto anche dallo stesso Jasi, è il prodromo di una stagione fantastica, quella delle storiche Final Four e dello Zalgiris elettrizzante che ha fatto innamorare mezza Europa, quelle di una Kaunas più verde che mai e di un intero paese alle spalle di 12 giocatori, quella della più grande esplosione della solita debordante passione lituana. Emozioni che hanno trafitto e insieme trasportato il cuore di Pangos.

Lo scorso anno eravamo 10 giocatori di squadra, ma ora sappiamo chi è il nostro leader. E’ Kevin Pangos. E’ pronto per guidare qualsiasi squadra di Euroleague. Siamo contenti di avere in squadra giocatori come Jankunas e Ulanovas, ma Kevin è quello che ci sta portando in alto.

Saras Jasikevicius su Pangos (6/03/2018)

Capitanati dall’All-Euroleague Second Team ex Gonzaga, i greens hanno centrato il sesto posto in stagione regolare, per poi sbarazzarsi in quattro gare dell’Olympiacos ai playoff e strappare il terzo posto alle finali di Belgrado.

Tutto magnifico, stupendo, staordinario. Ma Jasi aveva già avvertito, Kevin è pronto per guidare un grandissimo team di Euroleague, perciò è il momento dello step successivo e la fermata del treno del canadese porta verso la frizzante aria della Catalogna.

da fcbarcelona.com

Il Barcellona è in cerca del rilancio europeo – l’anno dopo firmerà Mirotic – e vuole proprio l’eroe di Kaunas a tenere le redini dell’attacco di Pesic.

Purtroppo KP in blaugrana vivrà forse la sua peggiore esperienza in carriera. Il primo anno sarà poco brillante, condividendo la cabina di regia con Huertel non sarà mai centrale in tutto e per tutto nel progetto tecnico e non riuscirà ad esprimersi sui livelli precedenti.

La seconda stagione sarà ancora più demoralizzante. Gravato da un fastidiosissimo infortunio all’alluce del piede sinistro, il canadese salterà praticamente tutta l’annata, chiusa tra l’altro anzitempo per la pandemia.

Nell’estate del 2021 approda Saras sul pino catalano, ma Pangos ha bisogno di tornare a sentirsi importante, di rilanciarsi in un ambiente che sappia credere in lui e ricucirgli addosso un ruolo da leader. A Barcellona questo non è più possibile, ma la chiamata di un’ambiziosissima esordiente come lo Zenit, con la possibilità di giocare agli ordini di un maestro come Xavi Pascual si rivela la via d’uscita giusta per risollevare la carriera dell’ex Kaunas.

Il 20/21 della point-guard di Holland Landing ce lo ricordiamo tutti benissimo. Un’Eurolega clamorosa di un giocatore stupendo, al massimo della sua maturità cestistica.

Alla guida di una squadra rocciosissima, che sapeva fare ottimo uso della fisicità, magistralmente allenata, gioca da migliore playmaker della competizione, trascinando i russi ai loro primi playoff della storia, con tanto di sguardo sulle Final Four visto l’aver costretto il Barça a Gara 5 per conquistare la rassegna di Colonia.

Sarà All-Euroleague First Team (2021) nella sua miglior annata statistica della carriera, dimostrando anche grandissima solidità fisica e costanza di rendimento.

L’abbiamo capito, però, ormai, che Pangos è uno a cui accettare sempre nuove sfide pare inevitabile. Allora nell’estate in cui si discute di una sua permanenza a San Pietroburgo o, ancor più insistentemente, di un approdo al CSKA, il canadese ha come primo obiettivo l’ingresso in Nba.

Every single day it’s what I thought about. It’s been a dream of mine since I was a kid. I just wanted to play with the best players in the world. I was overseas for six years, and that wasn’t necessarily a fluke. I obviously ideally would have liked to be in the NBA from Day 1 out of college, or Year 2, Year 3, Year 4 – every single year, I would have liked to be in the NBA, ideally.

Kevin Pangos sull’NBA, The Globe and Mail

E’ tempo di capitalizzare anni di grandi sforzi e miglioramenti, Pangos coglie al volo la chiamata di Cleveland e si trasferisce in Ohio, a due passi dal confine del suo paese natale, per vivere la sua nuova vita da rookie Nba.

Se le premesse sono idilliache, la concreta realtà lo è molto meno, anzi il periodo ai Cavs è alquanto avaro di soddisfazioni.

Chiuso da Garland e Rubio, non vede il campo praticamente mai, se non nelle sparutissime occasioni in cui, anche causa infortuni, parte in quintetto, senza lasciare particolarmente il segno. Questa situazione, con la parziale consolazione di qualche apparizione con i Cleveland Charge in G-League, si trascina fino a febbraio, quando la franchigia dell’Ohio decide di tagliarlo.

Il resto è storia, fin troppo conosciuta. Il ritorno in EL, con la firma ufficiale al CSKA dopo un inseguimento di mesi, poi lo scoppio del conflitto ucraino e la canotta di Mosca che mai è stata indossata, quindi l’accordo con l’Olimpia e il contenzioso sul contratto, che ha avuto il suo culmine dopo l’ufficialità in biancorosso.

Pangos all'Olimpia - Eurodevotion
da olimpiamilano.com

Ora, non rimane che scrivere il capitolo più importante. Tornare alle Final Four da giocatore affermato e tentare tutto il possibile per portare al trionfo l’ambiziosissima compagine di Messina.

Fonti: https://en.wikipedia.org/wiki/Kevin_Pangos; https://www.youtube.com/watch?v=E40IhELupvo

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