Efes-Olimpia (G4) – Milano è ancora commovente, ma il finale è amaro e incorona l’Efes

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Il verdetto del campo è crudele, quanto incontrovertibile. L’Efes piega l’Olimpia ed è la seconda invitata al gran ballo di Belgrado.

Al termine di una gara che ha visto per l’ennesima volta gli sforzi eroici della truppa di Messina, il copione si è rivelato simile a quello di 48 ore fa e i turchi hanno prevalso nel finale. Inevitabile è l’amarezza biancorossa per un’eliminazione che il percorso effettuato non avrebbe meritato e che costringe a rimandare le ambizioni di rivalsa di Colonia.

I padroni di casa conseguono la terza Final Four di fila dopo un’annata traballante, dimostrando nel finale maggiore lucidità, saldezza di nervi e facendosi forti del proprio vissuto vincente.

Olimpia perde - Eurodevotion

Ripercorriamo le chiavi della gara, conclusasi con punteggio di 75-70, nella consueta analisi per punti di Eurodevotion.

L’inseguimento, i parziali e il tiro da fuori

L’inizio di gara è stato uno shock, con grande evidenza di tutti i tratti distintivi dei peggiori momenti dell’Olimpia in questa serie. L’Efes prende subito il volo con un 8-0 iniziale, sulle ali del quale ha messo una forte impronta sul primo quarto.

Un handicap che l’Olimpia ha dovuto pagare per l’intera partita, essendo costretta, come in Gara 2, ad un continuo inseguimento.

Dall’arco non entra davvero mai – 0/6 è il risultato dei primi tentativi scoccati dai biancorossi – e ancora una volta sono numerose le buone conclusioni non capitalizzate, inoltre una vulnerabilità pesante è rappresentata dalla sofferenza immane su Tibor Pleiss, la vera chiave del doppio successo turco della settimana.

Il centro tedesco si è reso presenza capace di offrire una alternativa a Micic e Larkin ed ha devastato l’Olimpia, incidendo sia vicino che lontano da canestro. Dalla lunga ha spalancato il campo, punendo la difesa di Milano, per necessità molto flottata, con la costante possibilità di tirare in testa a qualsiasi avversario sul close-out e allo stesso modo è stato chiaramente utile bersaglio sui cambi difensivi, per una prova sostaziosa da 25 punti, con 6 rimbalzi e 8/9 dal campo.

L’Olimpia, però, è stata capace di una reazione importante e, risvegliata dall’arrembante ingresso del duo italico composto da Ricci e Datome, ha messo in piedi un secondo quarto di grande efficacia, soprattutto offensiva.

32 punti, quelli dei secondi 10′, sono un fatturato non consueto, garantito da un attacco corale, ma, soprattutto, dalla presenza del capitano azzurro. Gigione si è presentato in campo con notevole determinazione, ha palesato con grande personalità la pericolosità di cui è capace e si è dimostrato una spina nel fianco della retroguardia turca.

Come sia Messina che Ataman hanno sottolineato a metà gara, lo shooting era elemento determinante nell’andamento della produzione milanese e il poter schierare Datome da 4 ha sicuramente elevato a potenza le possibilità biancorosse.

E’ così arrivato il parziale positivo per l’Olimpia, propiziato anche dall’eroismo di Hines e dall’incidenza meneghina a rimbalzo in attacco (14 alla fine), che ha tante volte alimentato le speranze dei biancorossi. Il 43-42 ospite di metà gara sarà però purtroppo solo illusorio.

Il terzo quarto è un nuovo risveglio turco, con i ragazzi di Ataman che riescono a fermare l’attacco biancorosso e infilano canestri di talento per tornare nuovamente alla guida, con una forbice che si spalanca fino alla doppia cifra. La loro leadership sarà però ancora ribaltata con un break ancora più fulmineo nell’ultimo quarto, quel 14-0 che ha portato l’Olimpia a un passo da Gara 5.

Un simile copione e gli errori nel finale

Ci sono state diverse costanti in questa serie, e un finale che si era ripetuto sia in Gara 2, che in Gara 3 ha fatto la sua comparsa anche stasera. A poco più di tre minuti dalla fine, vigeva la parità, un 68-68 con un’inerzia leggermente pendente verso gli ospiti, esattamente come due giorni prima.

L’Olimpia ha appena conquistato il vantaggio, sulle ali di un momento commovente di protagonismo di tutti i propri campioni, ma è proprio lì che si realizza una sequela di errori fatali, causa della disfatta.

Milano getta via la palla, regala dei liberi con un’ingenuità di Ricci a rimbalzo, commette fallo in attacco sul post di Shields e conclude con un doppio errore di Hall, che interviene in modo sprovveduto su Singleton e sbaglia in penetrazione. Infine sul -3 finiscono sul ferro le triple scagliate da Shields e Datome, che sono epilogo di un’altra serata difettosa dai 6,75 (28,1%).

Sviste dovute a una mancanza di lucidità evidente, data da una condizione psico-fisica portata allo stremo. Emblema di questo discorso è la prestazione dell’ala danese che ha faticato tantissimo, ha subito la determinazione in difesa di chi l’Efes gli ha messo contro, ma soprattutto è parsa in estremo affanno fisico, elemento che ne ha compromesso la lucidità.

Se il debito d’ossigeno si è ripetuto nella serie, e questo fattore si è dimostrato oltremodo determinante, è evidente che bisogni innanzitutto celebrare l’incredibile forza di questo gruppo nelle avversità e la nobiltà dei suoi campioni. Una partita encomiabile di Datome (21 punti), ma anche di Hines (10+12 con 8 rimbalzi offensivi), il sacrificio di Rodriguez e contributi di importante supporto da Hall e Ricci.

La parola per loro è una soltanto, e l’ha usata Messina in conferenza. Orgoglio.

Tutto ciò considerato, dopo il sipario sulla stagione europea, è d’obbligo per l’Olimpia riflettere con la complessità d’analisi necessaria, quando ci si interroga sulle prospettive future in questa competizione, che è stata nei risultati più che ottima e si è fermatata principalmente dalle iniquie volontà della dea bendata.

Ci sono stati infatti dei vulnus che sono emersi durante l’anno e sono state acuite, esasperate e rese ora voragini insostenibili dalle innumerevoli avversità, da questi si potrà ripartire per portare il prossimo anno l’Olimpia dove questa squadra merita.

L’Efes, meriti e demeriti verso l’ennesima Final Four

Sono i campioni d’Europa in carica e, anche se la continuità della rosa non si è rivelata quest’anno fattore positivo per motivazioni, dati anagrafici e varietà tecnica, tale elemento conserva l’indubitabile vantaggio di permettere consapevolezza, gestione della tensione e possesso di un vissuto comune nei momenti che contano.

L’Efes ha vinto il braccio di ferro negli ultimi minuti, oggi come in gara 3, e lì ha costruito il suo successo.

Tuttavia, seppure è improprio sminuire e svalutare l’operato di una squadra premiata dal campo e protagonista del quarto anno consecutivo nelle più alte sfere della competizione, è doveroso sottolineare come il percorso turco verso Belgrado sia coinciso quest’anno con condizioni indubbiamente favorevoli, dall’esclusione delle russe fino alle disgrazie che hanno colpito Milano.

Una squadra caparbia che non ha mai abbassato la testa, quella italiana, ha messo comunque in difficoltà un team, quello oggi in casa, che ha comunque ripetuto sè stesso nei suoi pregi e nei suoi difetti tutta la serie, senza mai dare la sensazione di poter rendersi protagonista di un reale cambio di passo.

I ragazzi di Ataman hanno dalla loro parte quell’imprescindibile valore che è il talento degli interpreti a disposizione e, anche stasera, in parecchie occasioni le iniziative di singoli sono state salvifiche.

Allo stesso modo, conserva tutto il proprio pigro accomodamento a questo stato di cose, con una qualità difensiva altalenante, che si esprime più per determinazione del particolare difensore che in un’organizzazione strutturata, e un attacco frammentario ed estemporaneo. L’offensiva turca è lenta, macchinosa e non esplora mai il fronte offensivo se non nella dialettica handler-lunghi, e questo è problematico e non è dovuto solo alla caratteristica diabolica di Milano di distruggere le manovre difensive avversarie.

Le condizioni per un repeat passano indubbiamente per un’evoluzione di tutto questo.

Per ora c’è comunque un risultato che va assolutamente riconosciuto, un traguardo che evidenzia mentalità di squadra e valori mentali importanti, di un gruppo che, con tutte le sue difficoltà e contraddizioni, non ha proprio voglia di abdicare.

Photo credit: euroleague.net, Olimpia Milano Twitter

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