La Copa del Rey è del Barça grazie ad un grande Jokubaitis

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Copa del Rey 2022: è il Barça a sollevare il prestigioso trofeo per la ventisettesima volta. Ambiente straordinario, gara non indimenticabile, organizzazione perfetta in stile ACB.

La resa dei conti per il primo trofeo stagionale è arrivata. Dopo 40 minuti di battaglia a trionfare è il Barça a trionfare, completando una rimonta non scontata dopo la prima metà gara.

64-59 lo score finale.

Jasi aveva previsto una gara a punteggio basso e noi infedeli ad ascoltarlo senza troppa convinzione. Come può essere dopo quanto visto in questi giorni? Ecco, magari in quella previsione il Coach lituano non intravedeva un primo quarto da 5 punti dei suoi con un solo tiro segnato dal campo. In fondo i 19 del Real non sono tanti ma nemmeno pochissimi.

L’avvio del Real è clamoroso. Tutti gli uomini schierati da Laso difendono come gente posseduta: nessuno ha la benché minima intenzione di farsi battere dal proprio uomo, il Barça resta paralizzato, incapace di qualunque cosa possa essere simile ad un attacco. La clamorosa stoppata di Poirier su un incredulo Exum è l’immagine più significativa del primo tempo.

Jeffery Taylor, ancora lui! 2 punti a referto a metà gara ma un dominio totale. Difende almeno su tre avversari differenti riservando a tutti lo stesso trattamento. Quando Calathes lo trova sulle sue tracce probabilmente ha incubi che risalgono ad un playoff di Eurolega in cui l’allora play del una fu cancellato dal campo dallo stesso svedese.

29-18 è punteggio più da Eurolega (e non è un complimento quest’anno…) che da Liga. E’ però frutto di una prestazione difensivamente straordinaria a cui si oppone, senza costrutto, un attacco del tutto insufficiente.

La scelta di Saras ad inizio ripresa è chiarissima: pressione totale sul portatore di palla, oltretutto Abalde, “ball handler” buono ma non eccelso. Sembra un altro Barça, ma dopo 5′ è sempre +10 “merengue”. Entra in partita anche Gabriel Deck con un paio di incursioni delle sue, mentre i rivali sono sulle spalle di Mirotic che commette, però il suo terzo fallo. E’ una sua fiammata a portare i catalani a meno 4, prima che Rudy metta una tripla dal peso specifico notevole per il momento.

A fine terzo quarto il punteggio dice 46-41, lo spettro di Limoges-Benetton agita i nostri pensieri, già turbati a lungo in stagione da tante sfide non proprio appassionanti. Ma qui la passione c’è tutta, la rivalità va oltre i singoli punteggi.

Si vede poi da subito che ciò che il Barça ha tolto al Real nel secondo tempo è l’impatto di Poirier e Tavares.

Dopo uno scambio di possessi non esattamente da storia del gioco Hanga sbaglia due tiri liberi, ma recupera il rimbalzo d’attacco, segue un “airball” di Llull ed un intervento di Sanli col piede: il momento non è proprio memorabile.

46-46 a 5′ dal termine, inizia una sorta di supplementare in cui il dominatore è Rokas Jokubaitis: compresa la tripla tirata in precedenza siamo a 12 punti in 4 azioni. Due conclusioni dall’arco ed un paio di 2+1.

Il Real non attacca più, si sprecano le forzature a fine possesso, tutto si è ribaltato. Solo Heurtel sembra avere qualcosa a livello di creatività ed efficacia ma improvvisamente si bloccano anche i blaugrana. 4 punti di Llull danno la parità, rotta da un viaggio in lunetta perfetto di Mirotic.

E’ 61-59 con 33,5 secondi sul cronometro e possesso Madrid. Deck batte facilmente Mirotic ma lascia lì un layup semplicissimo: fallo immediato ed ancora Mirotic ai liberi dice +4. Finisce qui, con la solita giostra finale di falli sistematici che non cambia nulla.

Partita decisamente brutta, zeppa di errori da un parte e dall’altra, un “clàsico” da cui ci aspettavamo molto di più, un po’ come accaduto nell’ultima sfida di Eurolega.

La tre giorni di quarti e semifinali aveva fatto pensare a qualcosa di differente, con una pallacanestro più fluida, piacevole e comunque solida. Ma come sempre, le cose vanno viste, per quanto possibile, con gli occhi di chi questo prodotto cestistico lo confeziona quotidianamente ed allora sono le parole proprio dei due Coach a darci una visione meno critica di quanto accaduto.

«I 5 punti del primo quarto? Succede, ricordate gli 8 del Madrid nell’ultima partita contro di noi? E’ una finale, c’è tensione, all’invio eravamo disconnessi, non ci parlavamo. E’ quanto ho voluto far capire in spogliatoio. 46-30 contro il Real in 20′: è una gran cosa!»

«Saras è stato il nostro vero MVP per come ha cambiato le cose a metà gara». Così Mirotic.

«Sono contento del nostro sforzo ma ci è mancato sempre qualcosa. Un dettaglio, un tiro. 59 punti sono pochi, siamo in grado di fare meglio. Ottimista per il futuro? In settimana ho perso per la stagione Alocen, ora dobbiamo vedere come sta Hanga…». Laso aggiunge che «Tavares e Poirier hanno fatto un buon lavoro». La domanda era nostra e riguardava quegli 0 punti del duo nel secondo tempo.

Jasi se la sentiva così e l’ha vinta così. Laso ci ha provato ma è mancata lucidità nel momento, prevedibile, della rimonta catalana.

MVP Mirotic, ma per noi si chiama Rokas Jokubaitis. Questa moda di dare comunque il premio al giocatore più importante non la capiremo mai. Il ricordo va a Belgrado 2018, quando Causeur fu scippato di un riconoscimento meritatissimo. Ma era l’anno di Doncic…

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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