Euroleague Man of the week: Marko Gudurić e la rinascita del Fenerbahçe

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I riflettori di Eurodevotion per la corrente uscita del Man of the week si rivolgono questa settimana sul versante asiatico dello stretto del Bosforo, ovvero sul Fenerbahçe e su uno dei giocatori più rappresentativi del team gialloblu, Marko Gudurić.

I ragazzi di Djordjevic infatti stanno attraversando in questa fase un periodo particolarmente positivo, dopo un inizio che definire traballante sarebbe quantomeno eufemistico.

Guduric and Fenerbaçhe celebrating - Eurodevotion

Nonostante il record ancora insufficiente per l’ottavo posto e tutti i problemi di infortuni occorsi alla polisportiva turca, la playoff push del Fener si sta facendo sempre più incessante e serrata. Il team di Djordjevic ha infatti trionfato in ben 8 delle ultime 9 gare, con una media, nelle vittorie, di 83,75 punti segnati, a fronte di soli 72,63 subiti.

L’impressione è che il team stia trovando una sua identità e soprattutto una maggiore sintonia con le richieste del proprio allenatore, tutto ciò si sta evidenziando in un rendimento decisamente più in linea con le aspettative iniziali della powerhouse anatolica. Il doppio successo settimanale, con l’Asvel in casa e con l’Armani Exchange in trasferta, ne è solida conferma.

Dalla sempre più acquisita consapevolezza di Hazer, al crescente adattamento e coinvolgimento di Polonara, dall’affermazione progressiva di Devin Booker anche dal punto di vista della shooting consistency (è 9/17 dall’arco durante la serie positiva) agli importanti segnali di leadership che lo stesso Gudurić sta dimostrando… Segnali confortanti per Ali Koç e il management turco ce ne sono, insomma, in quantità.

La guardia serba, in particolare, dopo le terribili notizie dei forfait di Vesely e De Colo, sembra stia prendendosi sulle spalle la squadra. Gudurić è stato infatti capace di registrare performances in doppia cifra in ognuna delle ultime 5 gare, oltre ad essere risultato determinante in entrambe le tappe del doppio successo settimanale gialloblù.

Il martedì, contro l’Asvel, i suoi 15 punti sono risultati cruciali, con un insieme di giocate particolarmente decisive per piegare la resistenza dei francesi, sia dal punto di vista emotivo che tecnico.

La statistica soprastante, riferita proprio al match della Ülker Arena, rende chiaramente tangibile l’impatto di Gudurić, in questo caso analizzato in comunione con quello del nostro Polonair, sulla produzione e sul profitto della squadra.

Ancor più corposa è stata la prestazione dell’uomo di Priboj al Mediolanum Forum, nella vittoria conseguita su Milano.

I suoi 17 punti, conditi da 6 assist e 4 rimbalzi, sono specchio della sua grande capacità di leggere le vulnerabilità di una Milano stranamente poco solida difensivamente. Quest’ottima interpretazione della partita lo ha visto così punire in modo chirurgico i cambi milanesi, attaccandoli con decisione e intelligenza, ed è risultata altrettanto evidente nella precisione nel servire i compagni, laddove erano favoriti dalle incertezze della retroguardia meneghina.

Ci ricordiamo quanto Gudurić sia stato fondamentale nella rincorsa del Fener di Kokoskov lo scorso anno, e di conseguenza, poco ci sorprende quanto da un suo miglioramento possano passare le fortune di Djordjevic e del club tutto.

Questo inizio di stagione ce ne aveva mostrato invece una versione sbiadita e poco incisiva, che necessariamente avrebbe dovuto tornare a tingersi di colore se la squadra allestita da Maurizio Gherardini avesse voluto imprimere alla stagione un passo consono alla propria storia recente.

E’ anche da notare come, secondo me, nonostante abbia messo in mostra, e con forza, in questi anni le sue valorose doti tecniche e fisiche, Gudurić non abbia finora trovato un compiuto assestamento di livello. Dopo il biennio passato in Turchia sotto l’ala protettiva di Obradovic e la comparsata Nba ai Grizzlies, questa seconda vita in gialloblù deve rappresentare quel momento.

Per il ragazzo che è stato bambino nella difficile realtà della Jugoslavia degli anni ’90, e che ha raccontato tutti i disagi di un’infanzia vissuta nel terrore delle bombe, quando la Nato bersagliava la Serbia di Milošević a seguito della contesa sul Kosovo, ma che ha anche assorbito tutto l’orgoglio e la cultura cestistica che quel contesto così complesso ha espresso, può essere ora la situazione propizia per spiegare definitivamente le ali nell’élite della pallacanestro continentale.

Il suo amore per il basket d’altronde è nato con la vittoria storica della Jugoslavia di Divac e Stojaković, la rappresentativa che si laureò campione del mondo nel 2002, quando trionfò ad Indianapolis, in un’edizione in cui fu capace di sconfiggere persino l’imbattibile selezione a stelle e strisce. 20 anni dopo l’incredibile gioia di tutto un popolo, il momento che lo ha convinto a prendere in mano la palla da basket e affidarvi la sua vita, Gudurić può oggi trovare una consacrazione risolutiva della sua passione.

Passione al momento pienamente al servizio di un Fenerbahçe che cerca di riscoprirsi ambizioso e che la prossima settimana misurerà le proprie possibilità di successo e la pasta dei propri interpreti con un assai arduo banco di prova: il delicato test che porta il nome di Real Madrid.

Photo credit: Fenerbahçe Beko Facebook

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