Daniel Hackett, l’evoluzione di una superstar

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Daniel Hackett sta giocando il miglior basket della carriera a 34 anni di età. Dall’arrivo in sordina all’esplosione: il suo percorso al CSKA Mosca è stato una crescita continua

Milos Teodosic, Aaron Jackson, Theo Papaloukas, Nando De Colo, Sergio Rodriguez. Sono i cinque playmaker che il CSKA Mosca ha schierato da quando Daniel Hackett ha debuttato in Eurolega, dieci anni fa, fino a quando lo stesso DH è entrato a far parte dell’Armata Rossa nell’estate del 2018. Una leggenda già consacrata del basket europeo (Papaloukas), un’altra che meriterebbe presto un posto nella Hall of Fame (Jackson) e tre superstar ancora dominanti al giorno d’oggi, con in mano già il biglietto sicuro per entrare nella Sala della Gloria nel momento esatto in cui appenderanno le scarpette al chiodo (Teodosic, De Colo, Rodriguez). E se allunghiamo di un altro paio d’anni la parabola temporale, andando a toccare anche il vecchio CSKA di coach Ettore Messina nel pre-Teodosic, troviamo JR Holden. Insomma, tutto questo per dirvi che il CSKA, in regia, ha sempre avuto contemporaneamente almeno un paio di superstar. E non è certo un dettaglio secondario per spiegare le 17 partecipazioni alle Final Four nell’era dell’Eurolega moderna.

Guardare il roster di oggi dopo essersi rifatti gli occhi con quella serie stratosferica di nomi lascia quantomeno un po’ interdetti. Iffe Lundberg e Daniel Hackett. Con il giovane Alexander Khomenko a tappare eventuali buchi. C’è qualcosa che non quadra? Oppure c’è altro da grattare sotto la superficie?

Daniel Hackett, lo specimen perfetto del generale in campo

L’opzione giusta da barrare è la B. C’è molto altro sotto la superficie. Perché Daniel Hackett è da considerare ormai una superstar a tutti gli effetti. Chiaro, non un giocatore con l’estro e le qualità dei vari Teodosic, De Colo e Rodriguez, ma, piuttosto, lo specimen perfetto del generale in campo. Un giocatore di sostanza, che parla con i fatti, a partire dall’atteggiamento in campo. Anzi, su entrambe le metà del campo. Un giocatore capace di mettere le doti caratteriali al di sopra di quelle puramente tecniche, e risultare decisivo per agonismo, intensità, concentrazione e capacità di fare sempre la scelta giusta. Hackett non si esprime con giocate da highlights, ma con serie di letture perfette. Non gioca per cifre o momenti da cineteca individuale, ma per gestire e coinvolgere il gruppo.

Daniel Hackett in azione contro Maodo Lo nella sfida tra CSKA Mosca e Alba Berlino

Vero, è una superstar sui generis, con strane caratteristiche da gregario elevate alla massima potenza. Ma all’interno di una squadra che può schierare bocche da fuoco temibili in ogni posizione (Shved, Grigonis, Clyburn, Shengelia e Milutinov formerebbero, da soli, un quintetto di super-attaccanti), avere una point-guard equilibratrice come Hackett è pezzo-chiave del puzzle. Senza di lui non sarebbe lo stesso CSKA. Anzi, non sarebbe lo stesso CSKA di coach Dimitris Itoudis, uno che non lascia nulla al caso. Uno che Hackett lo ha voluto per portarlo alla massima maturazione e per affidargli poi le chiavi della squadra. E l’ultima settimana da record, con doppio premio di MVP di giornata nei successi su Panathinaikos e Asvel, certifica la bontà di una decisione ormai indiscutibile.

L’arrivo in sordina culminato con il titolo al primo anno

Quando Hackett sbarcò al CSKA quattro estati fa, lasciò l’impressione generale di una scelta strana. Veniva da una buona stagione al Bamberg, ma interlocutoria, una sorta di passo indietro dopo il biennio trascorso all’Olympiacos Pireo. Il CSKA sembrava un salto eccessivo per un giocatore che, nonostante sforzi e tentativi, non era riuscito a dimostrare di poter valere un posto in una serissima contender per il titolo. Invece quel titolo arrivò, immediatamente, al suo primo anno. Un anno in cui Hackett, calato in una sorta di comfort-zone alle spalle della coppia De Colo-Rodriguez, riuscì a ritagliarsi il suo spazio come giocatore fisico e di rottura, fondamentale per coprire le spalle a due attaccanti straordinari e geniali ma poco inclini a spremersi anche in difesa. Era, probabilmente, la prova del nove che coach Itoudis si aspettava. Conscio che il nucleo di quella squadra campione si sarebbe sfaldato a breve.

Daniel Hackett contro Vasilije Micic nella finale di Eurolega 2018-19

Un nuovo livello: super-equilibratore di fianco a Mike James

L’Hackett super-equilibratore fu l’ago della bilancia nelle due stagioni successive. L’uomo che, dopo gli addii di De Colo, Rodriguez e Hines, impedì al CSKA di implodere. In quella lista iniziale di superstar ne abbiamo, volutamente, omessa una. Mike James. Il giocatore più indecifrabile della storia recente dell’Eurolega. Quando MJ ereditò lo scettro di De Colo-Rodriguez era chiaro, sin da subito, che c’erano molte tessere sballate. Cosa avrebbe combinato un giocatore così umorale, sanguigno e istrionico all’interno del sistema ferreo di coach Itoudis?

Hackett ne fu il contraltare. L’uomo che ne riequilibrava gli eccessi con solidità e raziocinio. L’uomo che ne pareggiava gli sbalzi con quell’atteggiamento sempre esemplare cui abbiamo fatto riferimento qualche riga sopra. Con DH al fianco, James fu in grado di brillare per una stagione e mezza, un tempo smisuratamente lungo anche rispetto alle aspettative più rosee. Poi, quando la vera vena di James esplose condannandolo a un addio burrascoso, le cose seguirono il flusso naturale.

Daniel Hackett in azione contro il Panathinaikos, una delle sue migliori partite della stagione 2019-20

Oggi: Daniel Hackett vera superstar del CSKA

Per Hackett arrivò il momento di svestire i panni del super-gregario e indossare quelli della superstar. Fu chiaro sin da subito, dalla prima partita giocata senza MJ. Hackett aveva teminato il processo di crescita diventando un top-player a tutti gli effetti, l’uomo capace di portare un CSKA sfibrato dagli infortuni fino alle Final Four dello scorso maggio a Colonia. Furono i primi playoff da vero protagonista assoluto, partite in cui brillò per motivazione e leadership su entrambi i lati del campo, giocando la pallacanestro migliore della sua carriera. A 33 anni di età, vero (oggi 34 da qualche settimana), ma nell’Eurolega moderna l’esperienza è tutto. Il new old boy è la regola. E non è un caso se il CSKA, in questo mercato estivo, non abbia operato in cabina di regia alla ricerca di un nome di prestigio. Con Hackett aveva già in casa tutto quello che serviva.

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