Virtus all’ultimo respiro contro Reggio, Milano “mata” Cantù

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La serata di ieri ci ha regalato due finali al cardiopalmo nella seconda giornata dei gironi A e B della Eurosport Supercoppa 2020. La Germani Brescia trova la rimonta nell’ultimo quarto per superare Varese 89-88, concedendo il bis dopo il successo su Cantù. La Virtus Segafredo Bologna, invece, non convince nel gioco e ha bisogno di un supplementare per avere ragione di una Pallacanestro Reggiana più che coriacea (79-75)

Milano dilaga a Desio dando 40 punti a Cantù (102-62) e proseguendo il suo cammino immacolato. Primo sorriso per la Fortitudo Bologna di Meo Sacchetti. Aggirato l’ostacolo Vanoli Cremona 96-77.

Andiamo ad analizzare le indicazioni lasciate dalle quattro sfide di giornata.

L’Olimpia Milano di Ettore Messina non risente minimamente della girandola del turnover, dimostrandosi la schiacciasassi di questa prima fase del Torneo. Le percentuali esagerate al tiro sono figlie di una costruzione del tiro certosina in grado di mettere di ritmo una batteria di tiratori impressionante. Il credo del coach catanese legato alla scelta da compiere in mezzo secondo e alla ricerca dell’extra-pass trova proseliti.

Altro elemento di discontinuità rispetto al passato è questo DNA di squadra da corsa che era presumibile osservando il mercato biancorosso. Tutte evidenze che andranno confermate nella probabilissima Final Four di Bologna. Sopratutto, al cospetto della fisicità delle difese di Turkish Airlines Euroleague.

Per questo, fa più notizia il fatto che, alla terza partita, per un momento Milano ha avuto in campo un quintetto meno produttivo. Tra la fine del primo quarto e l’inizio del secondo, Cinciarini-Moretti-Micov-Datome-LeDay hanno mosso meno il pallone e abbassato il ritmo della partita.

Inoltre, hanno concesso un minimo di respiro agli esterni di Cantù allentando le viti in difesa. La formazione brianzola ne ha approfittato per accorciare, anche virtù di un paio di triple forzate di Maarten Leunen.

Ben poco ha potuto la squadra di Cesare Pancotto. Il livello tecnico, fisico e di profondità del roster di Milano era semplicemente troppo ampio. Continua a lasciare buone sensazione Jazz Johnson, che ricorda al sottoscritto Andrew Albicy.

Gamba frizzantina e capacità balistiche interessanti in attacco. Fastidioso difensivamente quando si attacca all’uomo portando pressione sulla palla. Viceversa, da recuperare assolutamente Donte Thomas.

Per quanto siamo ancora in una fase di preparazione, 1/11 complessivo al tiro è aggregato che non può non preoccupare. L’ex Groningen è elemento fondamentale tra i lunghi per non chiedere uno sforzo eccessivo a Leunen.

Altra nota dolente è la difesa sul pick and roll. La qualità dei Sergio Rodriguez e Malcolm Delaney impone delle difficoltà oggettive. Tutto vero, ma se viene a mancare il desiderio di non farsi battere 1vs1, non c’è possibilità di organizzare alcun tipo di difesa. Le doti invidiabili di stoppatore di Sha’markus Kennedy non possono minimamente bastare.

La sfida del Palaleonessa ci ha mostrato una Openjobmetis Varese forse un filo più avanti in certi automatismi, avendo potuto già lavorare con il gruppo quasi al completo. Il problema sembra più di omogeneità nella condizione atletica del gruppo. Alcuni giocatori sembrano già pronti per dare il via alle danze, come Scola, Strautins, Andersson e Morse.

Altri, invece, sembrano delle vetture sportive con la power unit depotenziata della Ferrari SF1000. Si fa riferimento a Michele Ruzzier, ma anche a un Toney Douglas con ancora troppo poche sedute nelle gambe per incidere realmente. Ci si aspetta anche più sostanza da Capitan Ferrero e Nicolò De Vico nelle prossime partite.

Queste carenze impediscono alla compagine di Attilio Caja di tenere costante il livello di rendimento. Ieri, l’impressione è che la squadra sia arrivata con il fiato corto al quarto periodo, quando Brescia ha tentato il tutto per tutto alzando i toni dietro.

Complimenti che vanno inevitabilmente rivolti a Vincenzo Esposito e staff. Un roster ridotto ai minimi termini sotto canestro, per le assenze di Dusan Ristic e TJ Cline, non invitava all’ottimismo. Al contrario, questa squadra ha saputo tenere duro nei primi tre quarti di entrambe le sfide, riservandosi il meglio per il finale.

La manovra offensiva deve essere ancora oliata, con i nuovi a cercare i giusti automatismi. Kalinoski è stato match winner alla prima e promette bene, ma ha mostrato solamente dei lampi finora. Stessa cosa si potrebbe dire riguardo Kenny Chery. In questi momenti, avere un elemento risolutivo a giochi rotti come Andrew Crawford è risultato fondamentale. Specialmente nel primo tempo contro Varese, quando gli ospiti avrebbero potuto scavare un solco difficilmente arginabile.

E poi c’è l’uomo più convincente di queste prime due giornate. Il figliol prodigo Christian Burns. Nel protagonismo della provincia, con tanti minuti a disposizione e possibilità di sbagliare senza perdere fiducia, sembra avere la sua dimensione ideale. Quando si dice “fare reparto da solo”

Minori le note da segnalare dopo Fortitudo Bologna-Vanoli Cremona. Inutile negare che le aspettative siano alte intorno alla squadra di Meo Sacchetti. La delusione per il capitombolo contro Reggio Emilia era ancora viva. Il successo contro una squadra rimaneggiata come Cremona non lenisce le ferite in vista del derby di venerdì contro la Virtus.

Semmai è stata utile alle due giovani scommesse statunitensi, Tre’Shaun Fletcher e Todd Withers per mostrare maggiore energia e determinazione. Complessivamente, non si sono visti passi avanti particolarmente significativi. I biancoblu restano gruppo dal potenziale molto alto, ma ancora alla ricerca della fluidità offensiva e di un’aggressività difensiva ben diversa da quella vista finora.

Diciamo che bisogna rendere un’orchestra quella che ancora è una somma di talenti individuali. Alcuni di alto livello, come ben sappiamo.

Nulla può rimproverarsi Cremona, che per tre quarti ha sorpreso contro le bolognesi, prima di dover schierare il quintetto formato da Andrea Donda e i quattro ragazzi del Settore Giovanile. Il centro era arrivato accompagnato da un pizzico di scetticismo. Queste due partite hanno mostrato un giocatore in grado di battersi a questo livello e con un bagaglio pieno di ottimi insegnamenti da parte di Marco Sodini negli anni di Capo D’Orlando. In campo si sono visti bene.

Questa è squadra indiscutibilmente di Peppe Poeta. L’esperto play di Battipaglia ha messo l’elmetto ed è sceso sul campo di battaglia alla guida del suo giovane esercito e lo sta conducendo alla perfezione. Strepitoso il primo tempo contro la Virtus due giorni fa. Più in generale, molti dei meriti sono suoi se Cremona si passa bene il pallone e i tiri sono di buona qualità a tratti.

Il piatto forte è stato servito in coda. Con una Reggio Emilia che ha sfiorato il blitz al PalaDozza senza tre americani acquisiti sul mercato. Con un Tomas Kyzlink in grande spolvero e quasi sempre in controllo, senza commettere particolari forzature. Quelle che sono state fatali, invece, a Brandon Taylor.

Folgorante sensazione contro la Fortitudo, è andato nel pallone al cospetto della difesa di Sasha Djordjevic, organizzatissima nell’oscurare visione di gioco e linee di passaggio dopo il primo blocco in punta per il pick and roll. Ciò che è mancato all’altra sponda di Bologna 48 ore prima. Senza vantaggio immediato, si è spenta la luce nell’attacco ospite in un secondo quarto da 7 punti all’attivo.

Il folletto ex Bergamo è l’unico attaccante in grado di battere l’uomo direttamente dal palleggio. Se non si accende lui, serve una regia illuminata. L’ha fornita Leonardo Candi nel terzo quarto da 29-15 che ha girato il match, senza far mancare i suoi canestri peraltro.

La Virtus si è salvata lucrando sul mega mismatch Gamble-Cham, tirando 28 liberi alla sirena finale. L’impressione è quella di una squadra che sta incontrando qualche problema di chimica in più rispetto alle aspettative dopo un mercato legato alla continuità. Invece Josh Adams, Amar Alibegovic e Amedeo Tessitori sono sembrati ancora fuori spartito. E ieri sera è stato assente Milos Teodosic, ovvero colui che nasconde le magagne con le sue magie.

Le 16 perse, a fronte di 19 assist, raccontano tanto della serata della Virtus. Sulla falsariga del suo leader in pectore. Uno Stefan Markovic da 6 palle perse e 1/7 al tiro, semplicemente non è credibile. Nel senso che siamo sicuri di non rivederlo più, a partire da venerdì. La Fortitudo è avvisata. Noi non vediamo l’ora di metterci sul divano e goderci il primo dei derby di Basket City, che si preannunciano infuocati.

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One thought on “Virtus all’ultimo respiro contro Reggio, Milano “mata” Cantù

  1. Bellissima Milano.
    Fluida e potente, veloce, colpisce la capacità di creare tiri apertissimi, e la concentrazione tuttavia necessaria per realizzarli, che c’è. Come in difesa c’è determinazione e aggressività.

    Il Chacho è tornato, forse perché finalmente in condizione fisica – non che avesse giocato male nelle partite precedenti, ma non aveva mai giocato da Chacho.

    Ha bussato alla porta di casa anche Leday, ed è un sollievo.
    Brooks sembra prendere morale, vuole partecipare alla festa, ed è un sollievo anche questo.

    Tarczewski migliora ancora e in LBA è dominante. Non capisco perché un professionista di questo livello non prenda un coach privato che gli insegni almeno un po’ di post basso. Nel gioco di quest’anno a Kaleb la palla lì arriva, almeno tre volte ieri: imparasse a farsene qualcosa…
    Ne ha fatto, comunque, un mezzo assist a Rodriguez, che poi l’ha trasformato in un assist capolavoro, nell’azione più bella della partita, per velocità di realizzazione, visione, fantasia, eleganza.

    Moretti deve imparare un sacco di cose, ma quelle che sa fare sono di livello importante, secondo me, e avrà tempo e spazio per farlo – le cazziate che si becca da Messina sono identiche a quelle che subisce Moraschini, e s’è visto quanto stia crescendo il Morasca e quanto gli si affidi il nostro grande allenatore.

    Il quintetto che s’è fatto quasi riprendere, e che ha stentato in attacco, e anche dietro, ricordando a tratti la Milano degli anni passati, con angoscia del tifoso.
    Sono squadre, queste di EL, costruite sulle capacità del play.
    Non solo deve aprire i giochi, ma deve aprirli avendo già creato un movimento favorevole nelle difese avversarie, le grandi differenze si fanno così, e lo si è visto anche ieri nella Milano di Messina.
    Cinciarini, più per mentalità che per mancanza di capacità tecniche o fisiche, esegue il compitino: chiama il gioco, secondo me, lo avvia, senza preoccuparsi di creare il minimo disagio che poi renderà il gioco effettivo.
    Così i giochi proseguono senza vantaggi e sono sterili: il “gioco” è infatti un moltiplicatore di vantaggi, non il suo creatore, secondo me.
    Il creatore è il play, o l’esterno subito seguente.
    Anche in difesa il Cincia è sempre un passo indietro, a saltellare sui piedi da buon accademico, ma sempre in attesa di seguire la mossa dell’avversario – e s’è visto che limitarsi a seguire non va bene.
    Splendido Schields, come capacità difensiva di costringere l’avversario all’errore.
    Ripeto: per me quella di Cinciarini è questione di mentalità antica, di un basket antico, più che di altro. Speriamo che il Cincia cresca ancora.
    Poi ha aggiustato numeri e partita, ma nel secondo tempo, quando la partita era ormai andata e diventata scorrevole.

    Se Bologna è quella di ieri, 70 punti scarsi contro Cham e compagni, beh…

    Per me oggi ci godiamo alla grande il momento iniziale così bello, convincente e carico di promesse, poi vedremo sulle partite serie. Quelle di EL.

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