Difesa e condivisione: l’Olimpia mette sotto anche il Baskonia

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Serata piovosa, di quelle che ti ricordano che è novembre, un mese spesso associato alla tristezza finché… Finché Jordi Bertomeu ed il suo staff, unitamente ai club più importanti del continente,  si sono inventati l’Eurolega, una manifestazione che ha cambiato le prospettive del basket europeo stravincendo, sinora, il confronto con la burocrazia di quel che fu.

E la pioggia è caduta, impietosa e senza soluzione di continuità sul Baskonia di Velimir Perasovic, andato sotto di brutto nel duello delle panchine con Ettore Messina.

Milano vince la sesta di fila e lo fa con autorità e consapevolezza, facendo fruttare al massimo un calendario ad oggi normale e che, sin dal prossimo impegno, aumenterà di difficoltà non poco. 6-1 è un “tesoretto” notevole: il modo in cui è arrivato questo 6-1 lo è ancor di più.

I cinque punti di #eurodevotion, ormai una certezza per chi ama la Turkish Airlines Euroleague, per analizzare una gara che ha vissuto momenti di altissima pallacanestro.

 

  • Duello di difese, stravince l’Olimpia

Lo abbiamo pensato prima della gara, ne abbiamo avuta piena dimostrazione durante la fida di ieri sera. Che si vincesse dietro era scontatissimo, così come era prevedibile l’impossibilità, in questo contesto, di vedere una partita ad altissimo punteggio. 14 assist e 19 perse per un Baskonia che non ha mai trovato fluidità , nemmeno nei momenti dell’effimero vantaggio iniziale (8 punti di Micov rendono il divario indolore),  e non ha mai potuto nutrirsi delle sue forze, semplicemente perché sono state tutto totalmente neutralizzate da una retroguardia milanese chirurgica nella sua efficacia.

E’ evidente che se l’Olimpia continua ad avere un rendimento di tale livello anche da difensori assai “sospetti”, come ad esempio Della Valle, la faccenda biancorossa si fa estremamente interessante. In quest’ottica il test della prossima settimana diventa una sorta di esame di maturità ad altissimo livello, contro un Khimki da 87 punti a serata (nettamente la squadra più prolifica sinora) e titolare di un rating offensivo di  102,2 (punti ogni 100 possessi).

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  • Toko Shengelia e Sergio Rodriguez : essere campioni, sempre

Non è stata la loro serata migliore, soprattutto per il georgiano, mantenuto assai silente dalla pressione di costanti raddoppi che lo hanno estraniato dal gioco sino alle fasi finali, utili solo per ridurre lo scarto in un’eventuale ottica di doppio confronto (mai dimenticarla in una stagione dagli equilibri così complessi). 12 + 9 col 50% al tiro è statistica che farebbe gridare all’ottima prova per tutti, non per il fenomenale leader dei baschi. Tuttavia, quel poco che ha potuto raccogliere lo ha ottenuto, permettendo alla sua squadra di lottare nell’ultimo spicchio di gara per poter ridurre il gap e mantenersi “viva” evitando una punizione severa che avrebbe potuto lasciare strascichi, in un mese di novembre che a Vitoria non è mai esattamente tranquillo. I campioni fanno così.

Forma pressoché simile, per il Chacho. Numeri limitati rispetto al recente passato da MVP della manifestazione in ottobre (per noi di ED quel titolo lo condivide con Mike James e proprio Shengelia), ma leadership a volte silenziosa espressa comunque senza mancare di continuità. Anche mezza parola detta da lui è verbo per i compagni ed è normalissimo per un giocatore che a queste latitudini domina da un decennio.

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  • Perasovic, perché?

In una serata in cui i suoi trovano il canestro ogni volta che cambia l’inquilino del Vaticano, l’allenatore dà solo 19’41” ad un Nick Stauskas formato Michigan. L’ex “wolverine”, indimenticabile ad Ann Arbor, fa cose che lasciano il segno nella memoria degli amanti del gioco. Era uno dei colpi ad effetto del mercato, per la prima volta in stagione lo dimostra al 100%. In compenso il coach slavo regala 23’39” ad un Matt Janning che fa più danni della grandine. Vai a capire…

L’aggravante? Nessuna contromisura od aggiustamento ai quintetti di Messina e totale incapacità di creare qualcosa di diverso che potesse dare respiro alla manovra offensiva resa sterile dalla difesa milanese. La Turkish Airlines Euroleague è la lega degli allenatori: a volte anche no.

  • Sguardo ai singoli: Della Valle, Vildoza, Garino e Shields

Altra ottima prova di Amedeo Della Valle e sono già tre a livelli che contano. Serve equilibrio e cammino sotto traccia. Quando queste prove diventeranno continuità assoluta si parlerà, giustamente, di giocatore che appartiene ai piani alti. Intanto l’Olimpia si gode una possibilità di difendere che prima non c’era. Vuoi dire che qualcuno dopo anni gli ha detto che coi talloni ancorati al parquet non si difende nemmeno a livello UISP?

I due argentini Vildoza e Garino mancano completamente l’appuntamento del Forum e non è la prima volta che non forniscono prova adeguata. Rimbalzo tecnico post mondiale? Può essere. La certezza, se ne esiste una, è che con la cultura del lavoro e la “garra” che tutti i giocatori provenienti dalla terra di Manu dimostrano ovunque nel mondo ed a qualsiasi livello si tornerà ad essere fattori. Il futuro in questo torneo resta luminoso per entrambi.

L’ex Trento, sotto gli occhi del suo mentore Maurizio Buscaglia, l’uomo che lo ha preso da 4 e lo ha restituito al gioco da 2, dimostra ancora una volta che il suo maggior difetto oggi è la mancanza di continuità. Shavon Shields alterna prove fenomenali ad altre in totale anonimato. E’ il prossimo passo, assolutamente necessario, da fare.

 

  • Il valore di un 6-1: un passo alla volta, Milano cresce condividendo

Lo scorso anno i meneghini conclusero le prime 8 gare con un record di 6-2, cosa che potrebbe essere migliorata con una vittoria a Mosca ma che potrebbe anche normalmente confermarsi in caso di sconfitta contro una super avversaria come la banda Shved (occhio però, Messina-Kurtinaitis sarà altra sfida assai impari…). Allora le due L arrivarono solo contro Real e Cska, mica robetta, tuttavia era palese, scontato ed assai riconoscibile la mancanza di un sistema, sostituito  dalla totale responsabilità di un solo giocatore, per quanto straordinario come Mike James, che quelle responsabilità se le prese non certo per colpe sue ma bensì perché gli furono affidate. Giusto? Sbagliato? Non è il tema di oggi.

Oggi Milano, col suo 6-1, aggiunge un tassello alla volta al suo mosaico condividendo e coinvolgendo, ben conscia del fatto che a marzo ci arrivi se distribuisci minuti e proprio quelle responsabilità. E’ evidente come in un tale contesto si apprezzi maggiormente il valore della squadra rispetto al quello dell’individualità e proprio qui sta il grande lavoro di Messina. Il quale sa che ci sono 5-6 squadre con parecchio più talento, soprattutto in relazione al gioco di oggi, ma lima quel “gap” attraverso un vero e proprio sistema che sa esaltare quello che ha in termini di personalità e classe (vedi Micov, Scola e Rodriguez) senza tenere ai margini nessuno degli altri. 

 

 

 

 

 

 

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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