La breve era Mike James, una fine inevitabile ma un boccone amaro difficile da digerire

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Si è chiusa ufficialmente con la rescissione l’avventura di Mike James con l’Olimpia Milano. Una storia complicata, fatta di emozioni e giocate pazzesche, ma anche di amarezza e uscite fuori luogo.

Dall’arrivo di Messina il suo ruolo è sempre stato in discussione, ma sembrava poter rimanere in virtù di un talento spaventoso, eppure con la firma di Shelvin Mack ecco i commenti “poco eleganti” di James e il conseguente comunicato riguardo il suo futuro.

Una cosa va detta chiaramente e senza alcun dubbio: si tratta di una scelta puramente legittima, che rientra perfettamente nei poteri di Presidente di Ettore Messina, il quale fin dal primo minuto ha fatto capire di essere a Milano anche, se non soprattutto, per questo potere gestionale.

Quindi nel momento in cui ti affidi completamente a una persona come Ettore Messina devi essere pronto alle scelte forti, ma soprattutto ad accettarle. Il messaggio è chiaro: è un nuovo corso, non si guarda in faccia nessuno. Neanche Mike James.

Scelta legittima e probabilmente diventata obbligatoria dopo le esternazioni in cui si alludeva a una promessa non mantenuta del coach. Qui si entra però nelle zone grigie, e quello che si sono detti James e Messina lo sanno solo James e Messina ed è difficile giudicare senza sapere la versione dell’ex Spurs (sarà interessante chiederlo alla prima conferenza stampa stagionale) ma è evidente che il rapporto fosse rotto in maniera irrimediabile.

Va anche detto che le uscite social del giocatore nativo di Portland non hanno affatto aiutato, e questi atteggiamenti Messina li sopporta poco, e probabilmente li ha presi anche come una provocazione di un giocatore dall’ego tanto grande quanto il suo talento. Da li un decisione che a posteriori mi sento di definire corretta.

Una decisione corretta però non vuol dire che non faccia male, anzi, il retrogusto amaro è di quelli forti. Forse il più forte mai vissuto prima nell’era Armani.
Parliamoci chiaro, Mike James è dominante. Il talento è pazzesco e le qualità viste in campo sono di altissima fascia Euroleague. Difficile dimenticare i cori “MVP MVP”, il Buzzer contro l’Efes, i passaggi tra le gambe per Gudaitis o le alzate per Tarczewski. Genio e sregolatezza, come quasi tutti i grandi fenomeni, difficili da controllare.

E forse il problema sta proprio qui, il controllare un giocatore del genere anziché lasciarlo alla deriva in una onnipotenza fine a se stessa. È facile dire “gioca poco di squadra” (però gli assist erano tanti) o “è egoista vuole risolverla da solo” (i De Colo e compagnia non sono così?), ma una grande verità l’ha detta Andrea Cinciarini al raduno della nazionale ai microfoni di Fabio Cavagnera:

“Mike è una persona che va capita, gli sono state richieste determinate cose e lui ha fatto quelle determinate cose”.
Come dire, gli è stato detto di prendersi quelle iniziative, gli è stata data carta bianca e lui ha obbedito, “vittima” (tra tantissime virgolette, perchè le responsabilità vanno sempre condivise) di una situazione tecnica che è andata peggiorando nella fallimentare gestione di Simone Pianigiani, la quale probabilmente non ha fatto altro che esaltare i difetti facendo scemare gli immensi pregi.

Non c’è che dire, un boccone amarissimo, perchè l’idea di vedere un talento del genere nelle mani di un allenatore del genere è una di quelle cose che ti fa salire i brividi lungo la schiena. Ma i brividi quelli belli, che ti fanno dire “ma cosa stiamo vedendo?”. Una grande occasione persa, seppur perfettamente comprensibile. Un What If.

Ma Messina ha scelto chiaramente una squadra votata alla funzionalità e alla difesa, sulla quale le perplessità ci sono, come su ogni roster, ma per analizzare questo aspetto abbiamo davanti tante settimane.

Nel frattempo nonostante una chiusura amara, grazie Mike James, perchè le cose che ho viste quest’anno io (nato nel 1987, quindi ben lontano dal vivere la grande Olimpia) con questa maglia non le ho viste fare a nessuno.

About Post Author

Antonio Mariani

Laureando in Lettere presso La Sapienza di Roma e appassionato di Sport Business, viaggio ossessivamente per studiare le culture sportive nel mondo. Amante della narrazione, la studio, la ammiro e la pratico in ogni sua forma.
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