Chi è James Nunnally, l’uomo da Playoff dell’Olimpia Milano? La nostra analisi coi pareri di chi lo ha seguito da molto vicino

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E’ una firma importante, è il classico movimento di mercato che può cambiare le cose di molto, è un investimento serio e ben eseguito che deve necessariamente pagare nel breve così come confermarsi nel più lungo periodo.

L’Olimpia Milano ora ha il roster migliore di Turkish Airlines Euroleague dopo le tre grandi. Esagerato? Direi proprio di no. Chi può schierare cinque giocatori come James, Nedovic, Micov, Bertans e lo stesso Nunnally sul perimetro ed anche in avvicinamento al ferro? Solo le migliori e non è detto che vi sia separazione così grande. Se poi pensiamo che oltre a questi vi è gente come Gudaitis, Kuzminskas, Brooks e Tarczewski, beh, allora direi che tanti coach vorrebbero gli ingredienti di Simone Pianigiani per cucinare un piatto che non può che chiamarsi Playoff. Soprattutto partendo da un situazione che oggi dice ottavo posto, quindi qualcosa da confermare e migliorare, non da cercare di raggiungere con miracoli vari.

Ma chi è James Nunnally, l’uomo che potrebbe voler dire svolta assoluta ed immediata per la squadra biancorossa?

Nato il 14 luglio del 1990 a San Jose (California), James William Nunnally frequenta la Weston Ranch High School di Stcokton (Ca), dove colleziona da subito diversi record scolastici. Il college, dal 2008 al 2012, sarà UC Santa Barbara. Anche coi “Gauchos” blu ed oro registra una serie di numeri nella Big West Conference che lo pongono all’attenzione del basket che conta. Chiuderà a 16 punti, 5,9 rimbalzi e 2,8 assist il suo anno da senior.

La delusione è dietro l’angolo però. Nonostante la nomina a secondo quintetto della succitata Big West, la NBA gli volta le spalle: “undrafted” è la parola che nessun collegiale vuol vedere associata al proprio nome a giugno. La carriera da giramondo inizia con Kavala, in Grecia, dove dura solo tre partite: la Summer League con Sacramento non ha lasciato eredità importanti. I Bakersfield Jam, oggi Northern Arizona Suns, sono la seconda tappa, questa volta biennale, in D-League attraverso diverse altre esperienze. Breve passaggio in Summer League,  estate 2013, questa volta con Miami, poi firma coi Suns che lo tagliano prima del via ed allora si materializza il ritorno a Bakersfield. Nemmeno due “10-day” con gli Hawks (gennaio 2014) aprono le porte della NBA. Arriva la trade ai Texas Legends (sempre D-League), poi altri due “10-day” coi Sixers, ma la conferma non ci sarà. A maggio 2014 si unisce ai leggendari Cangrejeros de Santurce portoricani, ma anche qui c’è il taglio dopo solo 6 gare. Curioso che i “cacciatori di granchi” della periferia di San Juan abbiano annoverato tra i propri giocatori gente del calibro di “Piculin” Ortiz, JJ Barea, Carlos Arroyo, Edgar Sosa e Robert “Tractor” Traylor. Oltre ad avere una media spettatori che fa invidia a tutta Europa.

Dopo l’ennesima Summer League, questa volta con Indiana ed ancora con Miami, si materializza l’approdo europeo, prima con l’Estudiantes e poi, dopo l’ennesimo trasferimento, con il Maccabi Ashdod. I 17,1 di media sfiorando il 38% dall’arco fanno rizzare le antenne di uno dei massimi conoscitori di giocatori che ci sia in circolazione, quel Nicola Alberani, forlivese GM di Avellino, che ci conferma come nacque il suo interesse : «Volevamo un go-to-guy, abbiamo visionato tanti video, abbiamo raccolto informazioni, era l’uomo giusto per noi». Continua Alberani: «Inizialmente non emerse come grande difensore, poi col progredire della stagione e dell’importanza delle gare James migliorò molto da quel punto di vista e divenne quello che poi dimostrò di essere anche al Fenerbahce. Con Gigi Datome è il miglior tiratore puro che io abbia mai avuto». Avellino è gloria personale (MVP della Lega) e rampa di lancio verso il grande mondo di Eurolega.

E’ ancora un forlivese doc come Maurizio Gherardini a raccontarci come avvenne l’approdo alla corte di Obradovic. «Seguiamo sempre tutti i campionati principali, poi ovviamente per me la lega italiana è quotidianità di osservazione. Lo cercammo per gli stessi motivi per cui oggi lui va a Milano: taglia importante, duttile 2-3, tiratore di livello che per il nostro gioco era fondamentale nell’aprire il campo e creare spazi per Udoh e Vesely. Giocavamo spesso con lui su un lato e Bogdanovic sull’altro, puoi capire che minaccia fosse per gli avversari. E’ cresciuto tanto col tempo, fino a diventare il difensore che avete tutti ammirato. Vuoi sapere una cosa? Spesso era lui a chiedere di occuparsi dell’attaccante più forte tra gli avversari». 

Sul periodo di adattamento al sistema Obradovic lo stesso Gherardini è molto chiaro: «Se ne parla tanto, ma in realtà è un non problema. Zeljko è il migliore a spiegare e coinvolgere nel proprio sistema. Se vai da un maestro sai che devi imparare e devi accettare le regole che il maestro insegna. James lo ha fatto, con un certo periodo di adattamento che è stato più al nuovo ruolo, in cui le responsabilità erano condivise e spesso capitava di giocare meno, toccare meno palloni, essere meno protagonisti individualmente. E’ capitato a tanti grandi giocatori che abbiamo firmato, né più né meno di ciò che è accaduto a lui. Ed appunto è arrivata la crescita non solo come percentuale ma a tutto tondo».

Istanbul vuol dire due stagioni con un surreale 57,1% seguito da un 48,8% dall’arco, oltre a quel rendimento difensivo eccellente. Un’Eurolega, due campionati turchi e due coppe del Presidente, nonché la finale di Belgrado: fatturato top, ora la NBA diventa realtà ed arriva Minnesota. Ma sono ancora solo 13 gare ed il taglio, prima del recente “10-day” a Houston, dove lascia il posto a Faried per le ragioni di roster che conosciamo.

Accostato anche al Pana, nei giorni della firma di Kilpatrick, così come a Vitoria, alla fine è Milano, con un ricco contratto sino al 2020.

«Sa attaccare in tutti i modi e soprattutto sa fare canestro sempre e comunque. Che abbia l’uomo addosso o che sia sugli scarichi, poco cambia. Sa fare anche le cose meno appariscenti, è lavoratore serio, in sostanza  una gran presa per Milano» la chiosa di Nicola Alberani la dice lunga sul nuovo arrivo milanese. E la conferma sull’etica lavorativa arriva anche da Gherardini, in una sorta di “Forlì connection” che pare destino per il californiano.

Ha detto bene il Presidente Proli: «E’ una firma anche in ottica stagione prossima». Certo, è situazione importante anche in quel senso, ma è altrettanto inutile nascondersi, perché  si tratta di addizione di qualità e quantità che rende Milano competitiva contro chiunque in Eurolega.

La cosa più importante sarà giocare bene a pallacanestro, cosa che Milano ha fatto ad inizio stagione per un lasso di tempo troppo breve. Il ruolo? Per ora aria fritta, è il “come” che conta e questo come viene dall’organizzazione di squadra.

Oneri ed onori, per Pianigiani come per tutti.  L’onore di un roster del genere deve andare di pari passo con l’onere dei Playoff: anche competitivi. Se Milano prima “poteva” permettersi di lottare per la postseason, ora quella postseason la “deve” raggiungere, semplicemente perché è meglio di tante, almeno una decina, rivali.

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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3 thoughts on “Chi è James Nunnally, l’uomo da Playoff dell’Olimpia Milano? La nostra analisi coi pareri di chi lo ha seguito da molto vicino

  1. Complimenti all’autore per avere raccolto due pareri così autorevoli, tuttavia mi pare evidente come l’articolo abbia il palese e malcelato tentativo di caricare di aspettative e pressioni l’Eurolega milanese per poi scaricare le colpe sul coach nel caso in cui le cose non andassero per il meglio. Mi chiedo come si faccia a definire il roster milanese quarto e neanche troppo lontano dalle migliori, quando recenti indagini di riviste specializzate hanno indicato che la spesa salariale milanese di quest’anno si avvicina a stento alla metà non solo delle prime tre ma anche del Barcellona, ed è grosso modo allineata a quella di molte altre squadre come Khimki, Efes e Maccabi, e certo non è Nunnally da solo a sconvolgere il quadro più di tanto. Parliamo peraltro di un giocatore che, dopo essere stato MVP di una Legabasket già in picchiata di competitività, in Eurolega ha dimostrato semplicemente di essere un buon giocatore di sistema e poco altro, peraltro messo in soffitta da Obradovic lo scorso anno quando le cose contavano davvero (vedi minutaggi a playoff e final four). Ridurre il giudizio dell’Eurolega milanese a successo-fallimento con questo metro di misura, e per un Nunnally (non LeBron) in più, mi sembra francamente ingeneroso.

    1. Innanzitutto grazie per il seguito. Posso garantirti una cosa: non vi è nessun tentativo di caricare di aspettative l’Eurolega milanese per poi caricare colpe sul coach. Non ve ne è ragione e mia sarà mia intenzione farlo, nei confronti dell’Olimpia come di nessun’altra squadra. Si tratta di un semplice parere, condivisibile o monte, su cui confrontarsi, e mi fa piacere farlo anche con chi la pensa diversamente come te. Mi permetto di aggiungere un dettaglio importante sui numeri dei budget che citi: sono molto incompleti poichè non vengono separati i costi di giocatori e staff e soprattutto non si chiarisce il senso di Lordo o Netto del costo, chiaramente riferibile ad imposizione fiscale differente per paese. Sono quindi numeri che vanno presi un po’ con le pinze. da tempo noi caldeggiamo trasparenza in stile NBA, sia per l’Italia che per l’Europa e continueremo a farlo, per evitare polemiche e strumentalizzazioni. Se poi fossero i club a farlo, sarebbe l’ideale… Resto dell’idea che solo le tre squadre superiori a tutte abbiano una batteria di esterni superiore a quella di Milano, e nemmeno di molto nel dettaglio. Per me questa è una squadra da Playoff e che può anche giocarseli con grande dignità, probabilmente perdendo, visto che i il miglior posto disponibile parrebbe oggi il settimo, nel caso, ma con grande competitività. James Nunnally, nelle parole stesse di chi abbiamo sentito, è una grande aggiunta, peraltro perfettamente adatto al gioco dell’allenatore senese. Sarò smentito? Spero dio no per tutti i tifosi milanesi, ma potrebbe benissimo accadere. Ed infine non dimentichiamo che nelle parole di Livio Proli, fin dallo scorso giugno, tutto il progetto era incentrato sulla competitività in ottica Playoff. Con una tale addizione, un passo avanti credo sia più che doveroso.

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