#F4 Belgrado- CSKA Mosca

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Il CSKA non poteva assolutamente mancare l’appuntamento con la Final Four, non poteva mancarlo con Belgrado e con la voglia di riscatto che l’armata rossa ha dalla scorsa stagione, quando alla Sinan Erdom Dome (la casa degli incubi per i russi) la squadra di Itoudis è stata eliminata dalla bestia nera Olympiakos. Teodosic saluta l’Europa per giocare nella NBA, mentre Rodriguez effettua il percorso inverso, tornando in Europa; questa volta con la maglia del CSKA.
STORIA

Parlando di basket europeo, il concetto di CSKA è pleonastico: un club nato nel 1923 e che ha iniziato a scrivere la storia delle competizioni europee sin dai loro albori. Eppure, facendo un rapporto tra storia vissuta e trofei europei vinti, ci si accorge che il CSKA non ha avuto un rapporto confidenziale con i trofei europei: dominato gli anni ’60, vincendo nel 1971 l’ultima Coppa Europea sotto la guida della leggenda moscovita Alexander Gomelskiy, poi il niente fino al 2006 a Praga, una città che storicamente non poteva non essere dominata dall’armata rossa.

Cattura

2006 FINAL FOUR PRAGA – FINALMENTE CSKA

35 anni dopo l’Armata Rossa trionfatrice su Varese, riecco Mosca sul tetto d’Europa.

La Saszka Arena di Praga fu teatro di un thriller cestistico tra i più indimenticabili ed incoronò Theo Papaloukas MVP grazie ai 18 punti e 7 assist che guidarono un CSKA che arrivava da quattro Final Four consecutive senza successi. Mosca eguagliò Varese e gli sconfitti israeliani tra i vincitori del trofeo per almeno cinque edizioni. Langdon e Smodis diedero il là al finale moscovita e furono decisivi per contrastare il dominio Maccabi a rimbalzo, con Maceo Baston da 15. Fondamentale il lavoro difensivo organizzato da Ettore Messina su Anthony Parker, limitato a 10 punti e soli 9 tiri senza alcun viaggio in lunetta. Le contrastanti immagini che attestarono le emozioni del coach italiano a fine gara diedero un ulteriore dimensione dell’uomo che fu premiato con il titolo di “Aleksander Gomelski Coach of the Year” che bisserà due anni dopo.

A detta di molti la finale che seguì nel 2007 ad Atene tra i padroni di casa del Panathinaikos e il Cska fu la miglior partita della storia, un 93-91 chiuso dai liberi di Vujanic che vide brillare la stella di Dimitris Diamantidis come MVP delle finali, al cospetto dell’MVP stagionale Papaloukas in un duello epocale. Il “diamante” successe così al “papa”, ed iniziò quello che sarà un vero e proprio dominio nella manifestazione continentale a partire dalla sua metà campo, dove ad oggi è il più grande di tutti i tempi: la palestra di Kastoria poteva cominciare il processo di cambiamento del proprio nome.

2008 FINAL FOUR MADRID – LA LEGGENDA DI ETTORE MESSINA

Ancora una volta mille emozioni a coinvolgere quello che con Cesare Rubini e Sandro Gamba è il miglior allenatore italiano di sempre. Da mesi si parlava del suo contratto, le voci si rincorrevano e si intensificava la teoria che voleva Ettore lontano da Mosca. La dirigenza CSKA attese le decisioni del coach in modo che lo stesso Messina definì: «Un grande onore». Il rinnovo arrivò prima della gara, ma fu decisione dello stesso coach non comunicare nulla ai giocatori in quello che lui ritenne: «Un eventuale grande stimolo per il Maccabi». La finale fu preceduta dalle celebrazioni per i 50 anni della competizione.

Le alternanze di quintetti del Maccabi del diabolico Zvi Sherf, con un efficacissimo small ball, non furono sufficienti contro una squadra che il coach israeliano definì: «La stessa dello scorso anno, ma migliorata in diverse posizioni. Stessa efficacia difensiva, stessa organizzazione offensiva». La mitica “motion offense” di stampo messiniano entrò di diritto nel ristretto gruppo delle organizzazioni offensive migliori di sempre. «We played sharing the ball without jealousy and playing defense together» (Messina): ricetta semplice a dirsi, efficace se guidata nel modo migliore. Langdon, Siskauskas, JR Holden, Papaloukas, Khryapa: il tavolo fu apparecchiato per chiarire a tutti che di lì in poi i conti per vincere l’Eurolega si sarebbero dovuti fare con Mosca.

IL 2009 E LA MALEDIZIONE DEI 7 ANNI

Pana-CSKA, ovvero Obradovic contro Messina, per il domino tra dominatori. 73-71, Spanoulis MVP in verde e tripla allo scadere di Siskauskas per la vittoria che rimane sul ferro, dopo una rimonta incredibile dal 48-28 Pana di metà partita. Settima Coppa per Obradovic. Un backcourt con Spanoulis, Diamantidis e Jasikevicius è l’eredità più grande che queste finali ci lasciarono.
Quella sconfitta e quel maledetto ferro condanneranno la squadra di Vatutin a 7 anni infernali, ricchi di rimpianti, rammarichi e tante delusioni; tra queste la più eclatante quella della Sinan Erdom Dome di Istanbul nel 2012 contro l’Olympiakos.

2016 FINAL FOUR BERLINO: MILOS TEODOSIC E IL RITORNO SUL TETTO D’EUROPA

Contro l’avversario più duro, sconfiggendo i fantasmi degli anni recenti che si ripresentarono nel modo più drammatico sotto forma di ennesimo vantaggio in doppia cifra svanito, contro il coach più imbattibile della storia della competizione, a Berlino è arrivata la redenzione per Milos Teodosic. Il Fenerbahce, forte dell’esperienza nella stagione precedente, si è presentato al meglio, dopo una stagione regolare dominata ed un Playoff in cui ha messo sotto senza mezzi termini i campioni del Real.

La semifinale con il Laboral è stata complicata, forse più dall’effetto e dalle tensioni delle F4 che tecnicamente, tuttavia non si può non sottolineare la partita e la stagione di quel Bourousis troppo presto dimenticato da tutti, mancato MVP solo per la presenza di un extraterrestre di nome Nando De Colo. I moscoviti hanno avuto ragione dell’ottimo Kuban di Bartzokas, da cui più di così non si poteva attendere, dopo il magico Playoff contro il Barcellona.

CSKA-Fenerbahce è stata una delle finali più belle di sempre, 101-96 ai supplementari dopo che la scimmia sulla spalla russa si era manifestata ancora una volta con il vantaggio di 21 punti nel terzo quarto regolarmente svanito. L’overtime da MVP di Nando De Colo ha detto finalmente CSKA ma ciò che resta indelebilmente scritto nella storia è la prova di Milos “Rag.” Teodosic: 34 minuti, 19 punti, 1/1 da due, 3/6 da tre, 5 rimbalzi, 7 assist, 2 recuperi, 7 falli subiti e solo 2 perse. «Questo successo che realizzerò solo nei prossimi giorni mi ripaga di tutte le pessime parole su di me in questi anni. Finora queste partite incredibili le avevo solo perse» le parole di Milos.

ISTANBUL 2017: LA CITTÀ’ INFERNALE E LA MALEDIZIONE OLYMPIAKOS

Nella semifinale della scorsa Final Four, gli uomini di Itoudis hanno giocato nell’arena della disfatta contro il rivale che ha fatto entrare i russi nel lato sbagliato della storia: l’Olympiakos. In un’atmosfera incandescente, totalmente surriscaldata dal pubblico greco e dai turchi del Fenerbahçe che aspettavano di sostenere la truppa di Obradovic alle ore 21.00, il CSKA soccombe a uno Spanoulis stellare e Itoudis viene deriso dalla stampa francesce in conferenza stampa, promettendo con nervosismo di non mancare l’appuntamento con Belgrado. 12 mesi dopo Itoudis può tornare sul tetto d’Europa, ma dovrà vedersela con la Madrid di Doncic e Llull che hanno qualche conto in sospeso con la competizione e con il Fenerbahçe.
LA STAGIONE

La stagione del CSKA è stata sensazionale, il suggellamento di una dinastia che da anni è al top del basket europeo. 24 vittorie, 6 sconfitte e 298 punti di differenza canestri. 89 punti per gara e 18 assist. Sono cifre che non riescono a descrivere la fluidità e la precisione del gioco della squadra di Itoudis. La fluidità è figlia di un’acribia del coach, attento alla cura di ogni singolo dettaglio del suo sistema e di come i giocatori possono inserisi al meglio nel gioco del CSKA; questo spiega la rapidità nell’integrazione dei nuovi giocatori, nonostante il processo sia facilitato dall’indubbia qualità. La stagione di Eurolega, per casualità del calendario, ha dato ai russi la possibilità di disputare il match contro la Stella Rossa nell’arena che ospiterà le Final Four, mentre le altre 3 squadre ancora in corsa per il titolo hanno giocato nell’Aleksander Nikolic Hall.
GIOCATORI CHIAVE

  • Sergio Rodriguez: reduce da una stagione negli States, lo spagnolo è stato l’elemento chiave per permettere al CSKA di compiere il salto di qualità. Se l’addio di Teodosic ha spaventato i tifosi russi per l’estate, il Chaco ha impiegato pochissimo tempo a conquistare i cuori dei sostenitori russi, conferendo consapevolezza e fiducia nel coach e nella squadra. Sergio è un regista dotato di una gran velocità, sia nel pensiero che nell’azione, finendo spesso per anticipare gli avversari. Una caratteristica che lo contraddistingue è la freddezza che, unita all’affidabilità, ha liberato De Colo di tante pressioni così da permettere al francese di far emergere il suo lato più da realizzatore che da regista.
  • Will Clyburn: il Darussafaka non poteva più permetterselo, visti i risultati della scorsa stagione e il valore che l’ala americana ha mostrato sul parquet di gioco. Itoudis non si è fatto di certo lasciato sfuggire l’occasione e Vatutin ha accontentato il coach greco. Se lo scorso anno Clyburn ha dimostrato di essere un grande giocatore, in questa stagione ha migliorato di gran lunga le sue cifre statistiche, migliorando sul piano del gioco la capacità di mettersi a disposizione dei compagni.
    https://youtu.be/AQ8OoqdFfSM
  • Nando De Colo: la play-guardia francese è alla sua terza stagione consecutiva a un livello di pallacanestro stellare, mostrando classe e determinazione a ogni possesso che tocco. Con la partenza di Teodosic e l’arrivo di Rodriguez, il play francese sembra aver più tranquillità e naturalezza nel gioco, nonostante la media punti si sia abbassata rispetto allo scorso anno (o forse è questo che rende migliore De Colo). Contro il Khimki, nella serie playoff, Nando si è infortunato e sta recuperando lentamente la confidenza sul campo, ma per Belgrado è necessario recuperare un gran giocatore per arrivare fino in fondo.
    https://youtu.be/hRBiCZPg6k4

STATO DI FORMA

Il CSKA si presenta a Belgrado in gran recupero: De Colo sta recuperando progressivamente la forma, mentre il resto della squadra sta acquistando morale con vittorie facili in VTB United League. L’obbiettivo è alzare il trofeo, il percorso è impervio ma l’armata russa può tutto. Soprattutto a Belgrado.
FORZA E DEBOLEZZA

La forza della squadra di Itoudis è da riscontrare in un gruppo solido di professionisti, nonché in un sistema di gioco tale da non avere grandi falle. Un campanello d’allarme è suonato contro il Khimki, quando la squadra non è riuscita a esprimersi nel migliore dei modi, complice anche l’assenza di De Colo, trovando più difficoltà a giocare secondo il sistema e cercando soluzioni personali, anche quando un po’ di pazienza in più avrebbe prodotto tiri migliori.

About Post Author

Antonio Mariani

Laureando in Lettere presso La Sapienza di Roma e appassionato di Sport Business, viaggio ossessivamente per studiare le culture sportive nel mondo. Amante della narrazione, la studio, la ammiro e la pratico in ogni sua forma.
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