Efes vs Olympiacos #4 . La notte degli dei greci.

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Dire lo sapevamo è presuntuoso, dire lo pensavamo è però quasi logico. E’ da un decennio abbondante che quando i palloni pesano come macigni, sul gioco europeo (e mondiale, se chiediamo agli americani…) scende la benedizione della massima autorità cestistica, sotto forma di una conoscenza ed interpretazione del gioco che non ha eguali, soprattutto in rapporto ad una fisicità del tutto normale comparata a quel che si vede sui campi al giorno d’oggi. Ed allora entriamo nelle logiche di un successo che porta, giustamente, la serie più bella di questi Playoffs a gara 5. Cinque come i punti che andiamo ad analizzare.

  • Vassilis Spanoulis, appunto. Si è detto e scritto di tutto nella storia di questo giocatore, ma vi è una cosa che si erge sopra le altre mille caratteristiche uniche della sua interpretazione del gioco. Le scelte, una scelta. Sono quasi sempre quelle perfette, ma oltre ogni limite vi è la capacità di fare quelle giuste anche in presenza di una difficoltà individuale. Quindi se la situazione di gioco offre una linea di penetrazione, il #7 se la prende, pronto a concludere come a scaricare al compagno meglio piazzato. E se questo vuol dire affrontare un lungo che l’avrà vinta al ferro 8 volte su 10, chissenefrega, arrivi pure la stoppata, prendiamoci il rischio perché il gioco in quel momento offriva quello, così come accade anche spesso dall’arco. 24 stoppate subite in 30 partite di stagione regolare, 5 in quattro gare di Playoffs: numeri che dicono come il campione sia sempre e solo al servizio della squadra, attraverso la sua individualità che fa il meglio per i suoi compagni. La conoscenza che deriva dall’umiltà: e porta all grandezza, assoluta.
  • Ioannis Sfairopoulos. Basta il nome. In un mondo in cui la comunicazione gioca un ruolo fondamentale, il cinquantenne coach, ex di Paok, Kolossos e Panionios, allena con una tranquillità assoluta che è figlia delle certezze che derivano dal suo lavoro. Il miglior sistema difensivo europeo, già ereditato ad alto livello sulla panca del Pireo da Ivkovic e Bartzokas, è stato elevato ad organizzazione eccelsa. Non vi sono regole ferree, vi è flessibilità totale e capacità di scegliere in base ai propri principi adattati all’avversario. La gestione del “grosso” problema Granger di ieri è l’immagine: dai certezze e togli certezze, il che vuol dire mandare in confusione totale chi era partito da dominatore, soprattutto in territorio non suo (non è un realizzatore). Sfairopoulos oggi, ma già da ieri…, vale i top coach europei, anche se durante un’intervista non ti fa certo saltare sul divano. Ma per quel che ricordiamo, si allena in palestra, non coi microfoni.
  • 21-17-16-8. Non è quaterna per il Lotto ( ma se volete…) ma la semplice progressione dei punti realizzati dall’Efes nella notte che poteva dargli le Final 4. Ovvio che con 24 punti in un tempo non vinci, realistico pensare che lo sforzo messo in atto dai greci abbia sfiancato, minuto dopo minuto, i turchi. E l’eccezionalità del fatto è ingigantita dalle caratteristiche di atletismo delle due squadre, laddove gli uomini di Perasovic parrebbero assai avvantaggiati e quindi in grado di esprimersi al meglio nell’intervallo delle 48 ore tra un match e l’altro. Il lavoro mentale dello staff Olympiacos ha fatto la differenza, nel momento più difficile.
  • Velimir Perasovic è un ottimo allenatore e le ultime due stagioni, tra Vitoria ed Istanbul, lo attestano senza alcun dubbio. Il lavoro svolto sui suoi uomini, che oggi difendono sia individualmente che di squadra ad un livello dieci volte superiore a quanto facevano ad ottobre e novembre, è straordinario. Molto recentemente, a domanda precisa, un grande coach europeo ci ha confermato il valore assoluto di “Peras”, sottolineandone però ancora qualche difficoltà nel momento in cui alcune tatticità elevate intervengono nelle partite, richiedendo scelte precise. Essere 2-2 è un merito e non una colpa, sia chiaro: vincere la serie sarebbe un capolavoro, perderla in 5 gare non toglierebbe nulla ad un stagione splendida.
  • I tempi di esecuzione di quelli del Pireo sono una benedizione per il gioco. A parte la genialità di Spanoulis, se la mettiamo sul talento individuale, l’Oly potrebbe andare sotto con chiunque, ma qui interviene la perfetta miscela coach/giocatori. Perché ci vuole la disponibilità di questi ultimi per costruire un sistema in cui ognuno è al posto giusto nel momento giusto ed esegue quello che prevede il piano partita, che, guarda un po’, gli fa giocare il pallone che conta nel modo più consono alle proprie migliori capacità. Tagli, scarichi, difesa sul pallone, rotazioni e posizionamento a rimbalzo che deriva da spaziature perfette: non la squadra più forte di Eurolega, ma la migliore in questo senso. Così il valore della squadra è superiore alla somma di quello degli individui. Facile con Spanoulis e Printezis al comando? Sì, ma la loro dedizione e fiducia te la devi guadagnare.

Ora un ultimo episodio tutto da godere, con una certezza: ovvio vantaggio Olympiacos, per quel che si è detto, per il fattore “Pace ed Amicizia” e per l’abitudine a queste gare. Ma se il genio di “Peras” libererà la testa dei blu dall’incubo Playoffs e Final 4, sarà partita.

 

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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